Fiori di Bach, essenze di benessere

Quali sono le le proprietà dei fiori di Bach? Chi può trarre giovamento e come usarli?

La floriterapia è una disciplina che intende curare l’uomo con delle essenze floreali. In questa sede ci soffermeremo solo sui trentotto fiori scoperti da Edward Bach durante la sua breve ed intensa vita, non tenendo conto di tutto il vasto panorama attuale che comprende le più svariate gamme, da quelli californiani a quelli francesi, da quelli italiani a quelli australiani, da quelli indiani a quelli dell’Alaska.

La loro azione non si svolge a livello recettoriale, ma in un campo più alto, e cioè a livello energetico.

Edward Bach

Nasce il 24 settembre 1886, a Moseley, un paesino nelle vicinanze di Birmingham, nella contea dello Warwickshire, da una famiglia di origine gallese. Nel 1912 si laurea presso lo University Collage Hospital di Londra, e due anni dopo a Cambridge ottiene il diploma in Salute Pubblica.

La sua vocazione è quella di portare consolazione a chi sta male e di farlo con una medicina che non procuri sofferenze e che sia più possibile cura del corpo ma anche dell’anima, con una medicina che consideri l’uomo non la malattia, la quale non è altro, e sono sue parole “il risultato di un conflitto tra l’anima (spirito) e la mente (psiche) e non sarà mai estirpata senza uno sforzo spirituale e mentale”.

Nel 1917 mentre sta eseguendo un intervenne sviene a causa di una grave emorragia. Operato d’urgenza, gli viene diagnosticato un tumore alla milza. Prognosi: tre mesi di vita.

Verso l’idea

Ma Bach ha una Grande Progetto, un Grande Sogno: la ricerca di un sistema terapeutico nuovo, continua a credere che, e sono ancora sue parole “dietro ogni malattia ci sono le nostre paure, le nostre avidità, i nostri gusti e le nostre avversioni: cerchiamole, curiamole, e con la loro guarigione se ne andrà la malattia che ci fa soffrire”.

Non morirà dopo tre mesi, ma dopo circa diciannove anni, avendo portato a compimento la sua Idea. Nel 1918 abbandona l’ospedale dove lavora come batteriologo, si interessa di medicina omeopatica e nel 1919 viene assunto nell’ospedale omeopatico di Londra, dal quale si dimetterà nel 1922 per lavorare solo alla ricerca e visitare in uno studio ad Harley Street, strada nota per la presenza di medici qualificati, ed uno a Nottingham Place, dove i suoi pazienti sono essenzialmente poveri che visitata gratuitamente.

Nel 1930 chiude definitivamente gli studi ed abbandona ogni attività di ricerca (aveva intanto sperimentato alcuni nosodi) per trasferirsi in Galles dove nelle campagne, a contatto con la natura lavorerà alla sua Idea.

L’intestino

Ma Bach prima di tutti, con quasi un secolo di anticipo, comprende l’importanza dell’intestino. Basti pensare che solo nel 2005 si comincia a parlare ufficialmente di microbiota intestinale, invece lui aveva individuato dei batteri intestinali predominanti nei soggetti malati, da cui aveva dedotto i sette nosodi, e che aveva correlazionato anche con gli stati psichici.

Suggestivo è il suo intervento all’ International Homeopathic Congress di Londra del 1927, quando spiega che “Il problema della malattia cronica”, questo il titolo della relazione, è da mettere  in rapporto con il cibo.

Inoltre avendo evidenziato di come la fermentazione degli zuccheri ed altri errori dietetici fosse la causa di uno standard di salute più basso, si era spinto a consigliare di usare farina di avena e noci triturate per introdurre amidi che non si trasformassero in zucchero troppo presto.

L’idea

Il 27 novembre 1936, nella sua casa di Mount Vernon, nel Sussex, dove aveva vissuto gli ultimi due anni, Edward Bach muore dopo aver realizzato un modello terapeutico che prevede trentotto rimedi classificabili secondo alcuni tipi di sentimenti: per l’insufficiente interesse verso le circostanze presenti, per la solitudine, per chi è influenzabile e sensibile, per lo sconforto e lo scoraggiamento, per l’eccessiva cura del benessere degli altri, per la paura, per l’incertezza.

Tutta la sua esperienza ci è stata tramandata in numerosissimi testi, ma è imprescindibile per un buon operatore accostarsi alla sua figura senza aver letto i suoi libri: guarire con i fiori, l’unione di due trattati: Guarisci te stesso, e I dodici guaritori e altri rimedi, e poi Libera te stesso ed Essere se stessi.

I fiori

Esistono due tipi di procedimenti di preparazione dei rimedi: il metodo del sole e quello dell’ebollizione.

Metodo del sole: si riempie di acqua, possibilmente di sorgente, ma comunque pure una ciotola di vetro sottile. Si colgono i fiori al momento della massima fioritura e ripongono le corolle a galleggiare sull’acqua in quantità da coprirne la superficie. Si lascia il contenitore esposto al sole per circa tre o quattro ore per far sì che l’acqua acquisisca tutta l’energia del fiore, poi si eliminano i fiori e si filtra l’acqua in un contenitore differente. Come conservante si usa brandy in pari quantità.

Metodo dell’ebollizione: i fiori di bach vengono fatti bollire per circa trenta minuti in acqua pura. Dopo si lascia raffreddare il tutto e si filtra il liquido aggiungendo brandy in pari quantità A questo punto abbiamo delle essenze pure che vengono imbottigliate in flaconcini da 10 ml, i cosiddetti stock bottle distribuiti dal Bach Centre di Mount Vernon, Gran Bretagna.

La preparazione delle soluzioni che vengono prescritte ai pazienti si effettua prendendo boccettine da 30 ml in cui si mettono due gocce di ogni essenza selezionata (quattro per il Resce Remedy), 25 ml di acqua oligominerale naturale, preferibilmente di buona marca e con bottiglia di vetro e 5 ml di brandy o di aceto di mele. Si sconsiglia vivamente l’uso di acqua del rubinetto per la possibile presenza di cloro o di altre sostanze.

La posologia

Il paziente è solitamente invitato ad assumere quattro gocce di questa soluzione per quattro volte al giorno ad orari più o meno fissi: al risveglio, in tarda mattinata, nel pomeriggio e prima di andare a letto. Le gocce possono essere diluite in poca acqua, sempre oligominerale naturale, oppure assunte direttamente sotto la lingua, tenendole in bocca alcuni secondi prima di deglutire.

Si deve fare attenzione di prendere questo prodotto sempre lontano dai pasti, dal caffè, dall’alcool, dalle sigarette, dalla menta e dalla liquirizia, sotto qualunque forma anche quella di dentifricio. Non esistono casi di iperdosaggio, qualora invece di quattro gocce se ne assumessero di più, ma non ci sono nemmeno controindicazioni ne incompatibilità con altri farmaci o con rimedi omeopatici.

L’azione terapeutica dei fiori di Bach si esplica comunque e non in relazione alla quantità del dosaggio, ma in base alla ripetizione dello stimolo energetico. Se la cura non è prolungata si può anche preparare un bicchiere d’acqua, sempre oligominerale naturale e versare due gocce di essenza dalla stock bottle (quattro per il Rescue Remedy) ed assumerne piccoli sorsi durante la giornata.

Oggi i fiori di Bach oltre ad essere usati per tutte le problematiche psichiche che svariano dall’ansia, alla depressione, dagli attacchi di panico all’insonnia, vengono utilizzati con notevoli risultati anche per molteplici disturbi fisici che vanno dalla cefalea al colon irritabile, dai disturbi mestruali a quelli dermatologici, e tanti altri problemi funzionali.

Se avete domande, dubbi o volete saperne di più su un problema di salute, potete mandare una mail qui in redazione (clicca qui), scrivendo nell’oggetto “Post-it Salute“: vi risponderò personalmente. Potete anche seguirmi sui miei profili Facebook ed Instagram.

Dr. Rocco Berloco
Dr. Rocco Berloco
Rocco Berloco, medico chirurgo, specializzato in Medicina Generale, esperto in Omeopatia con iscrizione presso l’Albo dell’Ordine dei Medici di Bari. In quanto omeopata tratto i disturbi pediatrici, le allergie, le problematiche ginecologiche, tutte le patologie funzionali dell'intestino, ma in special modo mi occupo di ansia, di depressione, di attacchi di panico, ma anche di supportare il soggetto oncologico con medicinali omeopatici, per antagonizzare gli effetti collaterali della chemio e radioterapia. Da sempre mi piace pensare che basta poco per trasformare la sofferenza in un sorriso, che la Medicina sia Una e comprenda varie sfaccettature e che la sua Mission sia quella di aiutare le persone a Cambiare, a diventare migliori, a lasciarsi alle spalle sofferenze e traumi, perchè non si deve curare la Malattia, ma guarire l'Uomo. Cerco di avvicinarmi alle emozioni, di riuscire a parlare loro e farle fluire in modo da rendere le persone libere da quegli schemi e da quelle convinzioni limitanti che ne bloccano i comportamenti. Lavorare per il cambiamento significa scrollarsi di dosso pattern negativi ed abitudine non ecologiche. E tutto questo si può fare attraverso i medicinali omeopatici, attraverso i fiori di Bach (ma anche altre essenze floreali) e i fitoterapici. Ma non solo. A volte non basta, bisogna scendere in profondità, scrostare la rabbia, vivere diversamente il Tempo, il passato di cui non ci si riesce a liberare ed il futuro che è sempre un passo davanti. Bisogna imparare a restare nell'attimo, nel qui ed ora, nel hic et nunc, bisogna fermarsi semplicemente nel Presente. A volte è fondamentale il lavoro profondo con la pnl (programmazione neurolinguistica) per prendere finalmente consapevolezza dei propri Talenti, per far riaffiorare la propria autostima. Ma a volte c'è bisogno anche creare un percorso, trovare la strada, fissare gli obiettivi, identificare la propria Mission, attraverso una Vision personalizzata. Ecco perchè diventa fondamentale il coaching! Ma spesso il tassello decisivo è nel nostro intestino, perchè l'asse intestino-cervello muove tanti neurotrasmettitori, tante citochine, tante endorfine, e perchè andando a ritroso la stragrande maggioranza delle patologie si struttura su quella che gli anglosassoni chiamano "leaky gut syndrom" in Italia meglio conosciuta come permeabilità intestinale. E allora prendiamo coscienza del ruolo fondamentale del microbiota, e che i probiotici non sono tutti uguali, e che un intestino sano fa persone sane.