Salto rewind: Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi”

Il Salone del Libro dimostra sempre un’attenzione particolare alla scuola. Oltre ad un’area dedicata nei padiglioni della manifestazione, il Salone, in questi tempi di didattica a distanza ha creato la sezione virtuale #SalTo per la scuola, con contenuti on line di interesse per studenti e insegnanti.

Quando ti chiedono di recensire un libro e ti dicono che puoi farlo con un libro a tua scelta, tutti ma proprio tutti penserebbero di leggere la recensione dell’ultimo best seller di Johnn Grisham o dell’ultimo romanzo di Isabel Allende oppure dell’ultima fatica di Bruno Vespa. Invece ho scelto il classico dei classici, quel libro che quando eravamo studenti suscitava in noi paura e noia contemporaneamente, quel libro che non capivamo perché si doveva studiare e che trovavamo così distante da noi, così irreale a tratti incomprensibile. I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.

Si sì proprio I Promessi Sposi.

Un libro che non può mancare in nessuna libreria e in nessuna casa.

Il “classico” fuori dagli schemi

Quel libro che riletto in età adulta ci appare incredibilmente attuale. Non credo sia il caso riassumere la storia di Renzo e Lucia, di Don Abbondio dell’Innominato, di Don Rodrigo o di frate Cristoforo. Le loro gesta sono a tutti note.

Alessandro Manzoni iniziò a scriverlo nel 1821 disilluso dalle vicende politiche di allora che per un breve periodo avevano fatto sperare che si fosse vicini all’unità d’Italia speranza riposta in Carlo Alberto e spenta da Carlo Felice. Il titolo provvisorio fu Fermo e Lucia dal nome dei due protagonisti (poi Fermo muterà nelle stesure successive il nome in Renzo).

Appena pubblicato fu subito notato che rompeva alcune tradizioni.

Il Manzoni era riuscito a portare un genere letterario molto disprezzato, il romanzo (allora si considerava poesia, cioè opera riuscita in bellezza, quasi soltanto quella in versi) ai vertici del bello. Poi, meraviglia delle meraviglie, scandalosa novità, protagonisti della storia gli umili contro i grandi. Tempo perso, si diceva, scrivere storie di campagna e di problemi quotidiani.

L’edizione che noi leggiamo oggi è quella del 1840. Esprime la tenacia del poeta, incontentabile, alla continua ricerca di parole che raccontino chiaramente ciò che vuole raccontare e manifestare.

Un classico… “moderno”

Sono rimasto colpito rileggendo la parte della descrizione della peste e in questo momento di pandemia ho visto incredibili similitudini.

Il Manzoni, riassumendo i sentimenti del popolo e gli ondivaghi pensieri degli scienziati di allora, ci mostra una società tremendamente attuale, nonostante i quattro secoli di distanza (il romanzo è ambientato negli anni 1628 e seguenti). Si passa dalla negazione dell’epidemia, proibito anche proferire il vocabolo, alle prime ammissioni sottovoce “ma non vera peste ma una cosa alla quale non si sa trovare altro nome”.

Poi finalmente l’ammissione. È peste.

Ma ecco che già si cercano colpevoli, untori, complotti, spargitori di veleno. Tanto per confondere le idee.
Non vi ricorda quello che accade oggi con il coronavirus?
Chi sono gli umili e chi i potenti?

L’addio Monti è paragonabile ad un dipinto del seicento e attraverso questo si ha la pittura dell’umanità di ogni tempo.

Il libro è di una attualità incredibile perché ognuno di noi riconosce nei gesti e nelle parole dei protagonisti le proprie debolezze e la propria forza. Perché tutti abbiamo incontrato dei Don Abbondio e tutti ci siamo imbattuti nell’arroganza dei Don Rodrigo.

Rileggere i Promessi Sposi è stata una esperienza meravigliosa. Non fatevela mancare.

I Promessi Sposi Alessandro Manzoni la copertina originale del 1840
Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi”

#IlMaggiodeiLibri

Zetatielle promuove la cultura partecipando a Il Maggio dei libri, l’iniziativa dedicata alla lettura e alla cultura, che si pone con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale dei libri quale elemento chiave della crescita personale, culturale e civile.

il maggio dei libri
Avv. Luciano Zagarrigo
Avv. Luciano Zagarrigo
Avvocato dal 1997, Cassazionista dal 2016 Dice di sè :“Il coraggio è quello che ci vuole per alzarsi e parlare; il coraggio è anche quello che ci vuole per sedersi ed ascoltare” diceva Sir Winston Churchill… Nella vita come nel lavoro resta sempre un buon consiglio, e nella mia professione spesso ti salva la vita. In questo incredibile mestiere, si incrociano molte storie, coppie che si separano, bambini confusi, aziende che falliscono e lavoratori in difficoltà, ma anche famiglie che nascono così come imprese che si creano. Qualunque sia la divergenza da risolvere, la lite da sedare, non si deve mai dimenticare che al centro di ognuna di queste storie, ci sono persone, donne, uomini, bambini, imprenditori, persone che a volte hanno solo sbagliato il tempo, il tempo giusto per parlare o quello per ascoltare…Oltre 20 anni di professione con l’entusiasmo di chi vuole sempre immaginare, costruire ed osservare, cosa accadrà nei prossimi 20...”