Il furto della Gioconda al Louvre di Parigi: una folle e romantica storia d’arte.

È lunedì 21 agosto 1911. Ad oggi esattamente 112 anni e sei mesi dall’incredibile furto della Gioconda di Leonardo al Louvre di Parigi. Compiuto tra le 7 e le 8 del mattino a museo chiuso. Un giorno e un “rapimento” che rimarranno per sempre nella storia dei più incredibili furti d’arte. In quella mattina di tarda estate a Parigi e specialmente al Louvre, chiuso per turno infrasettimanale, tutto scorre tranquillamente. O quasi. Fino al giorno dopo

a gioconda di leonardo

Il furto della Gioconda, a scoprirlo un pittore

Sono le dieci di martedì 22 agosto, Il pittore Louis Béroud, è entrato da poco nel Salon Carrè, il salone quadrato del padiglione Denon del Louvre. E cerca, come ormai è solito fare da tempo, come un rituale scaramantico, lo sguardo enigmatico della Gioconda di Leonardo a metà tra le opere di Tiziano e di Correggio. Ma il quadro che Leonardo aveva portato con sé in Francia nel 1516, quando accetta di trasferirsi alla corte di Francesco I, semplicemente non c’è.

Il pittore dà l’allarme al brigadiere Poupardin, in servizio al Louvre. Che in realtà non si allarma affatto. Ritiene che il quadro possa essere stato temporaneamente spostato per qualche fotografia. Homolle, il direttore non c’è. E’ in vacanza. Prima di andarsene, ironicamente aveva detto al suo sostituto Georges Bénédite «Chiamatemi solo se prende fuoco il museo o rubano la Gioconda». E, intorno a mezzogiorno, il telefono squilla ripetutamente. Sembra davvero una sciagurata profezia. Il Louvre è stato rivoltato come un calzino e la piccola Monna Lisa 77×53, numero di catalogo 779, non si trova. Da nessuna parte.

i posto vuoto al Louvre doo il furto della Gioconda
i posto vuoto al Louvred opo il furto della gioconda – immagine licenza CC

Le prime ipotesi sul furto della Gioconda

Partono i primi interrogatori. Un gruppo di operai dichiara che fino alle 7.15 il quadro era al suo posto. Un muratore giura che intorno alle 8, al massimo alle 8.15, la Gioconda non c’era già più. Ci sono due certezze a questo punto: nessuno si è allarmato e il furto è avvenuto tra le 7.15 e le 8. Si pensa di tutto. A una banda specializzata in furti di opere d’arte, a un furto su commissione, a un’operazione di spionaggio internazionale facente capo alla Germania. Fiumi e fiumi di inchiostro.

E’ stato Picasso!

Partono i sospetti. Il giudice istruttore incaricato del caso, Joseph-Marie Drioux, soprannominato dalla stampa il “marito della Gioconda”, arriva persino ad arrestare il poeta Guillaume Apollinaire. Merito di alcune dichiarazioni, sulla volontà di distruggere tutte le opere d’arte del passato. A dar man forte anche le rivelazioni del suo ex amante, Honoré Géri Pieret, su losche attività di ricettazione. Nel calderone dei sospettati ci entra pure Picasso. Entrambi sono poi scagionati da ogni accusa.

il sorriso enigmatico della Gioconda

Dopo due anni: la svolta

Il 29 novembre 1913, a più di due anni da quel maledetto 21 agosto, l’antiquario fiorentino Alfredo Geri riceve una lettera. Una risposta a una sua richiesta di prestiti di opere d’arte per una mostra “DESIDERANDO organizzare una mostra artistica, sono disponibile ad acquistare oggetti d’arte di qualsiasi genere a condizioni vantaggiose. -GERI ALFREDO, industriale, Firenze.

L’opera di Leonardo da Vinci è in mio possesso

Questa la risposta .“L’opera di Leonardo da Vinci è in mio possesso. Mi sembra che spetti all’Italia impossessarsi di quest’opera, poiché il suo autore è italiano. Restituire questo capolavoro alla terra da cui proviene, ai luoghi che lo hanno ispirato, questo è il mio sogno! Saremo molto grati se per opera vostra o di qualche vostro collega, questo tesoro d’arte ritornasse in patria e specialmente a Firenze dove Monna Lisa ebbe i suoi natali, e che saressimo in ispecial modo lieti se un giorno futuro e forse non lontano fosse esposta alla Galleria degli Uffizi al posto d’onore e per sempre. Sarebbe una bella rivincita al primo impero francese, che, scalando in Italia, fece man bassa su una grande quantità di opere d’arte per crearsi al Louvre un grande museo. Firmato Leonardo V. “

Insomma la Gioconda è viva! Il furto della Gioconda sta per essere svelato. Geri sulle prime pensa a un mitomane ma decide, comunque, di rendersi disponibile all’acquisto. L’incontro è fissato.con il signor Leonardo V. L’antiquario, con il direttore degli Uffizi Poggi, si presenta nella stanza dell’hotel Tripoli di Firenze, e che oggi, non casualmente, si chiama Hotel Gioconda.

immagine attuale della dtanza dell'hotel in cui fu ritrovata la gioconda

Come è stata ritrovata “La Monna Lisa”. La testimonianza dell’antiquario Geri

Un articolo pubblicato su Le Figaro del 14 dicembre 1913. racconta, nei particolari, quel giorno. “Il Giovedì pomeriggio, giorno decretato per l’incontro, il signor Geri ed il comandante Poggi si sono recati in albergo. Il ladro era lì. Occupava una stanza al secondo piano, li aspettava. Era iscritto nei registri degli alberghi con il nome di Léonard Vincent, pittore, originario di Parigi. Abbiamo scartato la Gioconda, dichiara il signor Geri. Si trovava in una scatola di legno bianco con doppio fondo, nella quale c’erano alcuni vestiti usati e vecchie scarpe.

Dopo aver rimosso tutti questi oggetti poco attraenti, il fantomatico pittore Leonardo sollevò il fondo della scatola, dove vedemmo il dipinto sistemato in modo tale che non potesse subire alcun deterioramento durante il viaggio. Del resto Leonardo aveva portato con sé questa scatola sul treno e l’aveva portata come un tesoro di cui essere geloso. Dobbiamo rendergli giustizia su questo punto. Non appena abbiamo visto il dipinto, abbiamo avuto l’impressione che si trattasse davvero dell’autentico dipinto di Leonardo da Vinci.

viso di monna lisa

La Gioconda è salva!

Il sorriso di Monna Lisa è tornato a rivivere a Firenze… Abbiamo provato un’emozione forte e Leonardo ci ha guardato fisso, sorridendo compiaciuto. Sembrava che fosse stato lui a dipingerlo! Per toglierci ogni dubbio che fosse rimasto nella nostra mente, Leonard capovolse il pannello e ci disse: Guarda, ecco il sigillo del Museo del Louvre e il numero di serie

La polizia, immediatamente avvisata, si è recata all’hotel Tripolitania e ha arrestato il fantomatico Vncent Leonardo. Dati del ladro: Vincenzo Peruggia, imbianchino, nato a Dumenza, provincia di Varese, l’8 ottobre 1881. Emigrato a Parigi con lo scopo preciso di Rubare la Gioconda. 

Il questore responsabile dell’arresto, sempre secondo quanto riportato dall’articolo di Le Figarò del 1913. ha trovato il ladro che, preoccupato, stava preparando la valigia e si preparava a partire. Non ha opposto resistenza. Sembrava stranamente sorpreso che un furto commesso in Francia e compiuto per quello che considerava uno scopo patriottico potesse essere punito in Italia. 

immagine scherosa della gioconda con un post it con su scritto torno subito

Vincenzo Peruggia le dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera subito dopo l’arresto

Ecco, secondo il Corriere della Sera, del 1913 le sorprendenti ed enfatiche dichiarazioni rilasciate da Vincenzo Peruggia.

Se l’opera di Leonardo da Vinci, è riconquistata dall’Italia, lo si deve a Vincenzo Perrugia, figlio di Giacomo, di ventidue anni, nato a Dumenza, provincia di Como, da lungo tempo all’estero e particolarmente in Francia. Dove sono stato diversi anni in momenti diversi. Sono un decoratore, vale a dire, in una certa misura, anche un artista

Nella mia qualità di decoratore, ero legato, insieme ad altri lavoratori francesi, al Museo del Louvre. Così più volte mi sono fermato davanti al dipinto di Leonardo da Vinci, nel quale è così vivida l’espressione della nostra arte, della bella arte italiana, che nessuno riuscirà mai a superare. Sono stato anche umiliato nel vedere lì, in terra straniera, quest’opera considerata come oggetto di conquista ed ero mortificato nel vederla ormai considerata una gloria francese.

vincenzo Peruggia durante il processo per il furto della Gioconda
vincenzo peruggia durante il prrocesso

La spiegazione del furto della Gioconda

Ho pensato che sarebbe stata una grande impresa restituire il grande capolavoro all’Italia. Fu allora che concepii l’idea del furto. In realtà non sarebbe molto difficile entrare in possesso del dipinto, dato che la sorveglianza non è molto alta per chi lavora nel museo. Dovevo solo scegliere il momento in cui la stanza sarebbe vuota.

Ero perfettamente consapevole di come il quadro fosse attaccato al muro. Per staccarlo è stato necessario un semplice movimento. Solo il telaio era ingombrante, ma era facile liberarsene. La tavola dipinta dal grande italiano, libera dalla cornice, non poteva che essere leggera per un italiano.

L’ho nascosta sotto la camicia

Una mattina andai dai miei amici decoratori, che lavoravano ancora al Louvre, e scambiai con loro qualche parola con la massima calma. Approfittai di un attimo di distrazione per allontanarmi da loro ed entrai nella stanza dove si trovava la Gioconda. La stanza era deserta e la Monna Lisa mi sorrideva. In un batter d’occhio ho staccato il dipinto dal muro. Ho tolto la cornice e sono subito passato sotto una scala che conoscevo e l’ho posizionato lì. Ho preso la Gioconda e l’ho nascosta sotto la camicia. Poi me ne sono andato senza destare alcun sospetto.

In effetti, nessuno mi aveva visto. Nessuno ha mai sospettato di me. Ma nessuno ha mai pensato all’ipotesi più semplice, che il furto potesse essere stato commesso da un povero diavolo come me, che certamente voleva trarne profitto, ma tuttavia animato da un grandissimo rispetto per l’opera immortale.

foto segnalitica di Vincenzo Peruggia
foto segnaletica di Peruggia licenza CC

Ho conservato la Gioconda in casa per due anni e mezzo

Ho conservato il dipinto a casa mia per due anni e mezzo, come una cosa sacra. Non osavo tirarla fuori dal suo nascondiglio, temendo da un momento all’altro di essere arrestato.

L’oblio in cui sono caduti il ​​furto e l’opera stessa mi hanno spinto ad agire. Fu allora che pensai di riportare alla luce il capolavoro del pittore italiano, non solo per trarne beneficio, ma anche per donare al mondo civile e artistico la gioia di ammirare il dipinto illustrato, e pensai con molta naturalezza alla mia terra natale.

Il processo per il furto della Gioconda: 1 anno e 15 quindici mesi

Il processo dura due giorni. Il 5 giugno 1914 il tribunale di Firenze emette una sentenza che fa discutere. Peruggia viene condannato a un anno e quindici giorni di detenzione, per parziale infermità mentale. Infermità confermata dalla perizia del noto psichiatra Paolo Amaldi, all’epoca dei fatti direttore del manicomio provinciale di Firenze. Peruggia sconta solo sette mesi e quattro giorni di carcere.

Prima de ritorno a Parigi l’opera di Leonardo vede lungo periodo di esposizione del dipinto in Italia. Prima agli Uffizi a Firenze, poi all’ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine alla Galleria Borghese in occasione del Natale.

il ritorno della Gioconda al Louvre
PARIS – JANUARY 4: People gather around the Mona Lisa painting on January 4, 1914 in Paris France, after it was stolen from the mus?e du Louvre by Vincenzo Peruggia in 1911. (Photo by Roger-Viollet/Getty Images) immagine licenza CC

I film ispirati al Furto della Gioconda

Il ratto di Monna Lisa, 1931 produzione tedesca diretto da Géza von Bolváry. ll ladro della Gioconda, 1966 produzione italo-francese diretto da Michel Deville.  Il furto della Gioconda, 1978, produzione Rai. L’uomo che rubò la Gioconda, 2006 produzione Canale 5. Lovers, Liars and Thieves, 2009 con Dustin Hoffman ed Antonio Banderas. The Art of the Steal, 2013 produzione americana con  Kurt Russel e Matt Dillon.

Può interessarti leggere anche

Il furto del secolo: Boston Stewart Gardner Museum .

Falsari d’ arte: i migliori al mondo e loro incredibili storie.

Michelangelo Buonarroti ? Iniziò come falsario.

Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".