Jean-Michel Jarre firma la colonna sonora di “Amazônia”

La mostra fotografica “Amazônia” di Sebastiao Salgado parte in tour con la straordinaria colonna sonora realizzata da Jean-Michel Jarre

Il precursore delle tastiere elettroniche, l’uomo che suonava con la luce, una sorta di entità cosmica, più che un umano. Non si spiega altrimenti il talento di Jean-Michel Jarre. A lui si deve la genesi del synth pop, della new age e della trance. E pensare che all’epoca, nessuna casa discografica l’ha voluto. Non erano pronti, quei poveri terrestri…

21 album in studio e vendite di oltre 85 milioni di album in tutto il mondo.

L’eccezionale pertecipazione di pubblico ai suoi concerti gli fa guadagnare il Guiness dei Primati. Un milione a Parigi in Place de la Concorde (1979), 1.3 milioni a Houston, Texas (1986), 2.5milioni a Parigi – La Défense (1990), 3,5 milioni a Mosca (1997). Location impossibili hanno fatto da cornice alla sua musica: le Grandi Piramidi d’Egitto, il deserto del Sahara, la Torre Eiffel e il Mar Morto.

Il primo musicista occidentale a suonare in Cina dopo la caduta di Mao Tze Thung.

Jean-Michelle Jarre in una foto in bianco e nero. Suona le tastiere con occhiali da sole neri, giubbotto di pelle nera e capelli corti bianchi
Jean-Michel Jarre

Jean-Michel Jarre non solo è sempre stato alla ricerca costante di nuove sonorità, ma anche di nuovi strumenti, uno per tutti, l’arpa laser, con la quale stupì e spopolò negli anni Ottanta.

Più che mai in forma, eccolo a scrivere la colonna sonora di un nuovo progetto: Amazônia.

Amazônia

‘Amazônia’ è una mostra composta da circa 200 opere di un nuovo progetto del pluripremiato fotografo e regista Sebastião Salgado per la Philharmonie De Paris. Tema centrale: l’Amazonia brasiliana.

Salgado, ha passato sei anni della sua vita fotografando la foresta, i fiumi, le montagne e le persone che popolano la zona. In tempo di Covid ha lanciato un appello, unitamente alla moglie Lélia Wanick, al governo, al congresso e alla corte suprema del Brasile per invitarli a proteggere gli indigeni dal contagio. Poichè vivono in riserve, quest’ultime sono invase da taglialegna, minatori e allevatori, che potrebbero portare il virus tra gli abitanti della foresta.

Le opere in mostra sono del tutto inedite. Sono un invito a vedere, ascoltare e riflettere sul futuro della biodiversità e sul posto che gli essere umani occupano all’interno del mondo degli esseri viventi. Un viaggio tra fotografie e film, che includono testimonianze di personalità indigene sulla necessità di salvare la loro cultura e il loro ambiente.

La mostra “Amazônia” verrà inaugurata il 20 maggio alla Philharmonie de Paris, per poi arrivare in tutto il mondo: da Parigi a San Paolo, passando per Rio de Janeiro, Londra e Roma. La mostra avrebbe dovuto partire in anteprima proprio in Italia, al Maxxi di Roma, il Museo delle Arti del XXI secolo.

La musica della foresta

Un uccello canta, il vento soffia attraverso le foglie, uomini di passaggio cantano e chiacchierano. Le donne si lavano, la tempesta rimbomba, un aereo vola, la pioggia cade sulla pietra. Tutti questi suoni casuali, ignari di qualsiasi orchestrazione o arrangiamento, formano tuttavia un’armonia globale: la musica della foresta“. Jean-Michel Jarre descrive così ciò che poi ha messo in musica.

La colonna sonora che ha realizzato è la musica che immergerà i visitatori della mostra in un mondo sinfonico. Un mondo che riproduce i suoni concreti della foresta, grazie all’utilizzo di strumenti elettronici e orchestrali uniti a suoni naturali della vita reale.

Per il progetto “Amazônia”, Jean-Michel Jarre, ambasciatore dell’UNESCO dal 1993, ha collaborato attivamente con il team scientifico del Museo Etnografico di Ginevra (MEG) per ricreare il più fedelmente possibile l’identità sonora della foresta e delle persone che la abitano.

Per rappresentare l’eterna presenza umana in questo grande oceano verde, ho selezionato un esclusivo materiale sonoro dai preziosi archivi del Museo Etnografico di Ginevra. Impareggiabile per timbro e potenza onirica. Ho composto “Amazônia” tutta in una volta, trascorrendo giorno e notte lasciando scorrere in loop queste foto davanti a me, immergendomi in questa immensità, familiare e misteriosa, serena e inquietante, potente e vulnerabile…

Questa droga fatale che crea dipendenza: la foresta di Sebastiao Salgado“.

Binaural 3D surround experience

52 minuti di composizione musicale. Una versione binaurale offre all’ascoltatore un’esperienza sonora davvero spettacolare e immersiva. Mentre il suono stereo offre un suono direzionale dell’orecchio sinistro/destro, l’audio binaurale, ascoltato in cuffia, crea un’esperienza audio surround 3D, più simile alla percezione uditiva umana.

Questa versione di “Amazônia” è stata appositamente mixata in modo che l’ascoltatore si senta proprio nel cuore della foresta.

Due le versioni disponibili. Una in CD e vinile, l’altra in digitale, in versione standard o quella binaurale molto più intrigante e coinvolgente.

La versione binaurale si può ascoltare in digitale e in una 5.1 Surround Sound Version grazie ad un codice di download inserito all’interno della versione CD e vinile.

Volevo evitare l’approccio etnomusicologico o di creare della musica di sottofondo. Nella foresta amazzonica c’è la cultura del nomadismo. Spostarsi da un luogo all’altro, dall’oscurità alla luce, da una dolce quiete a una minaccia latente, avanzare lasciandosi alle spalle la realtà per sprofondare nel potere dei riti e dei sogni.

Ho costruito questa colonna sonora come fosse una cassetta degli attrezzi composta da diversi oggetti sonori, con l’idea di attraversare questi diversi elementi organici, naturali, etnici, orchestrali ed elettronici, che uno potrebbe incontrare solo vagando in una foresta per poi lasciarsela alle spalle, come tracce temporanee di un tempo e di uno spazio che non hanno fine».

Eh già…e che ci vuole?

Amazônia Jean.-Michel Jarre la copertina del disco inbianco e nero con la fotografia di un fiume che attraversa la foreesta amazonica
Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”