La cipolla e i dodici spicchi dell’oracolo di Capodanno

La cipolla, coltivata e apprezzata sin dall’antichità

Le cipolle venivano affrescate persino nelle tombe dei faraoni. Questo perché gli antichi egizi consideravano sacro quest’ortaggio e, a detta di Plinio, lo invocavano persino nei giuramenti. Lo mangiavano in abbondanza, ne riconoscevano le proprietà curative e, secondo Erodoto, lo usavano come paga per gli operai. I greci suddividevano già le cipolle in una decina di tipi diversi, Ed erano convinti che la cipolla di Cnido facesse lacrimare poco gli occhi, mentre quella di Cipro sciogliesse i cuochi in pianto. Varrone ci tramanda che, per conservare le cipolle, i romani le ricoprivano di una mistura di sale e aceto e poi le mettevano a seccare.

campo di cipolle ancora interrate

I tedeschi irlandesi e i riti di Capodanno

In Germania, c’è una tradizione vecchia di secoli, ossia quella di predire il tempo dell’anno venturo grazie a una cipolla. La notte di san Silvestro, infatti, nelle case si prende una cipolla e si divide in 12 spicchi, uno per mese dell’anno. Si dispongono su un largo piatto da portata e su ognuno viene spolverato con una presa di sale. Il mattino dopo, che è quello del primo giorno dell’anno, si osservano. Se lo spicchio è rimasto asciutto, il mese corrispondente sarà assolato. Altrimenti, se ha perso un poco d’acqua, vuol dire che quel mese sarà piuttosto piovoso. Quest’usanza, per la vicinanza geografica, è diffusa anche nel nostro Veneto, dove tuttavia la cipolla non si taglia a spicchi ma si sfoglia dei veli membranosi.

cipolla affettata di qualità rossa

È più curioso ritrovarla in Irlanda. Qui vi giunse grazie a circa tremila profughi tedeschi. A causa della Guerra dei Nove Anni e della Guerra di Successione Spagnola, essi fuggirono dalla regione del Medio Reno e, in particolare, dal Palatinato. Sbarcarono in Inghilterra ma qui non furono accolti a braccia aperte: furono invece redistribuiti come ospiti indesiderati negli Stati Uniti e in Irlanda. Nell’Isola di Smeraldo, i cosiddetti Poor Palatines arrivarono nel 1709. Ma solo un terzo di loro si integrò stabilmente nelle contee di Limerick e di Wexford, dove ancora oggi ci sono cognomi d’origine germanica. Molto probabilmente si deve loro la tradizione irlandese di dividere la cipolla in dodici spicchi, a Capodanno.

Non solo, in Irlanda, c’è un altro rito curioso che lega le cipolle al 31 dicembre. Un tempo, se una ragazza era contesa da molti pretendenti e non sapeva quale scegliere come migliore partito, si affidava al pronostico delle cipolle. Ne prendeva tante quanti erano gli spasimanti, su ognuna incideva l’iniziale del nome e, l’ultimo giorno dell’anno, le poneva sopra una trave del tetto di paglia. La prima che, nel nuovo anno, fosse germinata, avrebbe indicato il marito ideale.

cipolle appese in un giardino

Nel linguaggio dei fiori, in araldica e nel Calendario Rivoluzionario

A sorpresa, la cipolla – che non è specie da bouquet! – ha un proprio significato anche nel linguaggio dei fiori. Per taluni è l’ipocrisia, perché s’ammanta d’infiniti veli. Per altri, dato che fa piangere, è il simbolo del dolore. C’è poi un celebre motto latino che mette in relazione la luna con la cipolla: Te crescente decresco. Si riferisce all’antica credenza che le cipolle rimpiccioliscano con la luna crescente e aumentino di dimensione con la luna calante. In questo senso, la cipolla rappresenta pure l’invidia delle fortune altrui.

In araldica, se compare in uno stemma, vuol dire che la famiglia che se ne fregia ha vissuto per secoli nella tribolazione. Infine, nel calendario introdotto con la Rivoluzione Francese, alla cipolla era intitolato il terzo giorno del mese di messidoro (fine giugno – inizio luglio). Così il 21 giugno, in cui cadeva già allora la festa liturgica dell’aristocratico san Luigi Gonzaga, era diventato per i rivoluzionari… il giorno della cipolla!

fiore della cipolla

Breve descrizione di un ortaggio comune

La cipolla appartiene alla famiglia botanica delle Liliacee, sebbene il suo odore sia assai meno gradevole del profumatissimo “cugino” giglio. Originaria dell’Asia occidentale (pianure dell’attuale Iran), è da millenni specie coltivata ed è stata catalogata come Allium cepa L. Si riconosce dalle foglie tubolari e dal fusto urceolato e vescicoso sino a metà della sua altezza, che può raggiungere il metro. L’infiorescenza è una grande ombrella sferica, avvolta da una spata, con fiorellini bianco-verdini che sbocciano tra giugno e agosto. La radice è il grosso bulbo che noi chiamiamo cipolla. Esso è formato da tante tuniche sovrapposte, dette anche veli. Quelle interne sono carnose mentre quelle esterne sono molto sottili, con la consistenza della carta, e sono variamente colorate di bianco, di giallo o di rosso.

infirescenza della cipolla

Impieghi fitoterapici della cipolla

Le proprietà medicinali della cipolla furono celebrate nell’antichità da Asclepiade, da Teofrasto, da Plinio, da Dioscoride e da Galeno. In tempi più recenti, fu lodata da Platino da Cremona, dalla Scuola Salernitana e dal Mattioli. In effetti, contiene principi attivi assai interessanti proprio nel bulbo, che costituisce la droga. L’olio essenziale è ricco di metilallina, di tripropionaldeide (che fa lacrimare gli occhi), di enzimi, di vitamine A, C e B. Ci sono poi principi antibiotici (catecolo e acido protocatechico) e sali minerali (sodio, potassio, fosforo, azoto, zolfo, ferro, silicio, iodio…).

cipolla tita e affettatta i contenitori da cucina

Mangiata cruda o bevendone il succo fresco, la cipolla giova come stimolante generale del sistema nervoso, di quello epatico e di quello renale. È un ottimo diuretico e agisce come antireumatico, come antiscorbutico e come antisettico: si consumava infatti nei secoli passati durante le epidemie. Aiuta la digestione (specialmente quella dei carboidrati), controlla glicemia e obesità e concilia il sonno. Il succo applicato in uso esterno cura le verruche, lenisce nevralgie, piaghe, scottature e punture d’insetti e schiarisce persino le lentiggini! È davvero un concentrato di salute e un elisir di longevità, a portata di orto e di cucina.

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Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.