La neve del futuro: artificiale, programmata, con o senz’acqua?

Dov’è la neve del futuro? L’artificiale o programmata, con o senza acqua, è nel futuro o nel passato? Oltre ogni ideologica resistenza al cambiamento, oltre ogni pseudo-ambientalismo, oltre ogni scontro tra tifoserie, oltre ogni accademica lezioncina alla Politica, esercitare pensiero, analisi, studio, e poi azione e concretezza è necessario. Oggi più che mai.

Di fronte ai grandi numeri – almeno quelli raccontati nelle ultime ore dagli Operatori turistici – a conclusione dell’inverno 2022-2023, che si è chiuso con il week end lungo pasquale, crescono ancora di più le domande.

Belle e virtuose domande. Senza apparenti semplici risposte.

Chi le ha, forse non sa andare oltre. Cercarle insieme, comunitariamente è vincente.

Dare risposte “in unità” all’oltre della neve, è il vero percorso che ci coinvolge. Tutto il passato non si salva. Cosa ci sia nel futuro richiede tanta tanta intelligenza, anche istituzionale. Comunitaria.

Tanti arrivi e tante presenze, dal mondo sulle Alpi e sugli Appennini, pochissima neve.

In questo inverno.

Tanta neve, solo neve o quasi prodotta artificialmente, molti fondi pubblici investiti, buone ricadute sull’indotto, sul mercato, sugli hotel, sui ristoranti, sui Maestri, su chi vive e opera nei territori. Resta e può restare perché vi sono economia, servizi, comunità unite, senso del futuro.

Ha tutto senso? Cosa non lo ha? Va tutto bene?

La neve che verrà

Oltre tutte (e altre) queste domande, forse anche esse banali e retoriche, che l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Uncem) si pone, prova ad andare il progetto Interreg Spazio Alpino Beyondsnow che vedrà due giorni importanti di riflessione, il 18 e il 19 aprile a Torino, presso la sede della Città Metropolitana, e nelle Valli di Lanzo, ad Ala di Stura e Balme. Ci sarà anche Uncem, per andare oltre i limiti della semplificazione e dello scontro, da bar o da pista.

Oltre il limite del senso che “se si è sempre fatto così, va bene così”. Ci proveremo, almeno.

Non è detto che sia facile. Ma vale la pena di provarci, insieme. Tutti. Operatori ed Enti locali, lavoratori e Associazioni che credono nelle sfide del cambiamento climatico, che provano ad affrontarle con intelligenza e lucidità. Serve onesta intellettuale, superare disuguaglianze e sperequazioni. Beyondsnow è anche questa volontà. Chi ha la verità in tasca, chi vuole dire tutto, chi sa tutto, chi insegna tutto, chi mostra la via perfetta, sul futuro dello sci, del turismo, della neve, dell’artificiale finanziata da soldi pubblici, potrà stare a casa. Beyondsnow chiama a raccolta chi vuole dialogare e confrontarsi, partendo anche da zero, cambiando anche idea, che è sempre virtuo dei forti. Uncem ci sarà.

La Luce illumini come andare “oltre”, anche nella neve del futuro. 

turismo sciistico - una montagna con le vetti spoglie di neve e poca neve anche sui pendii

No acqua, no party

Le vacanze sulla neve, un tempo accessibili solo alle persone più abbienti per via del costo di attrezzature, abbigliamento e sky pass, da qualche decennio è diventato invece uno sport alla portata di tutte le tasche. Ma per quanto tempo sarà ancora così?

Il turismo invernale è un settore economico importante per le regioni montane. In particolare le Alpi europee sono la destinazione preferita dagli sciatori ma l’aumento delle temperature che stiamo vivendo sono una vera e propria preoccupazione per il futuro degli impianti sciistici e del turismo sciistico.

La maggior parte delle località si affida all’innevamento tecnico per compensare la mancanza di neve naturale. Ciò comporta, però, un aumento del consumo di acqua per produrre un innevamento artificiale. a discapito della produzione di energia idroelettrica o dell’industria alberghiera. Un conflitto che può diventare un serio problema di approvvigionamento delle risorse idriche.

Paesi come la Svizzera che basano la loro produzione di energia elettrica proprio sulle risorse idriche in un futuro, neanche troppo lontano potrebbero essere costretti a fare delle scelte tra incentivare il turismo della montagna e alimentare le loro centrali idroelettriche. Già quest’anno, ad esempio, La Confederazione Elvetica è ricorsa al divieto delle auto elettriche nel periodo invernale, per garantire le forniture di elettricità alla popolazione. Il 60% dell’energia prodotta in Svizzera è di natura idroelettrica. Poichè le risorse d’acqua sono soggette al gelo nei mesi invernali, le misure proposte sono volte a garantire l’approvvigionamento energetico del Paese.

Uno studio dell’Università di Basilea, condotto in Svizzera, ci illumina (ma non ci conforta) sulle sorti del turismo sciistico dei prossimi anni.

neve del futuro

Sciare sarà un lusso per pochi

Lo studio afferma che “l’aumento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici in corso e futuri comporta gravi riduzioni del manto nevoso. Per le Alpi svizzere, si prevede che le temperature invernali e primaverili aumenteranno di 1,8 K entro la fine del ventunesimo secolo se riduciamo drasticamente le emissioni di gas serra, o addirittura fino a 3,9 K senza misure di abbattimento (scenario ad alte emissioni). Le precipitazioni invernali cadranno progressivamente sotto forma di pioggia invece che di neve e potrebbero aumentare del 12%. Tuttavia, le proiezioni per l’aumento delle precipitazioni sono meno chiare rispetto alla temperatura dell’aria (NCCS 2018)“. 

Stando a quanto emerge da questo studio, la neve sarà progressivamente sempre più rara e solo le zone più elevate saranno ricoperte di neve. Si potrà usare sempre meno il sistema di innevamento artificiale per preservare le risorse d’acqua e, quindi, i pendi più bassi non saranno più sfruttabili per mantenere gli impianti sciistici.

Il business che ruota intorno all’economia del turismo sciistico si sposterà molto più in alto e sarà molto più costoso e meno accessibile alle fasce di utenti meno facoltosi. Sciare, quindi, potrebbe diventare uno sport di nicchia accessibile solo a quei pochi che potranno permetterselo.

uno sciatore con giacca a vento rossa sta sciando su una pista innevata
Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”