Gina Rodia: fuori il nuovo singolo “Ti devo parlare”

Gina Rodia, una voce d’eccellenza e un pop di qualità nel nuovo singolo “Ti devo parlare.

La settantatreesima edizione del Festival di Sanremo è appena terminata, lasciandoci canzoni che ci accompagneranno per qualche mese e poi saranno dimenticate o entreranno a far parte della storia della musica italiana.

Certo sull’ultima possibilità i dubbi non sono pochi. A parte poche eccezioni, Il modus comune di molti artisti è stato cercare facili consensi, utilizzando senza vergogna melodie dozzinali, trucchi da baraccone e testi confusi e insignificanti. In molti casi scritti da programmi d’intelligenza artificiale, che non avrebbero avuto la sufficienza in un compito di prima elementare.

Queste scelte, poco coraggiose e molto commerciali, mi hanno fatto riflettere su una questione: nell’attuale mercato discografico è ancora possibile fare musica pop di qualità?

 La risposta è nel brano che vado a recensire oggi.

Ti devo parlare

Una canzone che viaggia assolutamente nei canoni standard della musica italiana, ma rimanendo di grande qualità, grazie all’alchimia di diversi elementi di pregio che si sono fusi per creare un prodotto professionale dal pop radiofonico e immediato ma ricercato al tempo stesso.

Tra questi elementi, la bellissima voce dell’interprete, una delle più brave vocalist in circolazione, con una serie di prestigiose esperienze di live e studio. Un testo firmato da un grande autore, Luca Viviani, poeta e scrittore, capace di muoversi con personalità in ambiti diversi della parola. Arrangiamento realizzato da un musicista raffinato, Silvio Masanotti, collaboratore di Samuele Bersani, Valerio Scanu, Paolo Meneguzzi.

A completare il quadro, la supervisione di due realtà discografiche come l’APbeat dei fratelli Andrea & Paolo Amati, in veste di editori, e Pirames International per la distribuzione.

gina rodia - la copertina del  nuovo singolo che vede il viso della cantante in primo piano, disegnato come un puzzle

Masterclass

Il brano da un punto di vista musicale è molto efficiente: un’introduzione suggestiva ricamata da disegni di pianoforte introduce una strofa composta da brevi cellule sonore che mettono subito in risalto la particolare pasta timbrica dell’artista, che si muove su note molto basse senza mai perdere intensità, e il testo di livello, che introduce lo stile letterario sospeso tra poesia (“La sera tarda ad annegare i colori del sole nel mare”) e inquieti flashback di stati di inquietudine (“Chiudi la porta per favore, non ho più voglia di stare a guardare “).

La direzione fortemente pop del brano è sottolineata dall’arrivo del ritornello a soli 30 secondi dalla fine dell’intro e a meno di un minuto dall’inizio della canzone. Un ritornello arioso, che ti entra in testa al primo ascolto e non se ne va più via. E dove la voce di Gina Rodia esprime la sua forza e intensità di comunicazione.

La linea melodica, scritta dall’interprete, e l’arrangiamento di chitarre di Masanotti, completano il deja-vu’ richiamando sonorità medio rock dei brani più belli dei Modà, di Emma Marrone, delle Vibrazioni di Francesco Sarcina.

Alcuni elementi di pregio si presentano come camei all’interno della costruzione radiofonica del brano.

Al minuto 01:46 il secondo ritornello è anticipato da un accordo inaspettato che funge da trampolino sonoro. Creando una inattesa tensione alla struttura armonica della canzone, che fino a qui si era mossa dentro canoni assolutamente standard. Accordo che, alla fine dello special, introdotto a 02:27, è riproposto per lanciare lo stacco orchestrale.

Al minuto 02:34, la voce di Rodia raggiunge la sua potenza, bellezza e intensità, con delle note alte che s’intercambiano all’assolo di chitarra. Assolo che elegantemente prepara la chiusura dell’ultimo ritornello, portandoci alla coda finale del brano, che, dopo tanta energia, in tempi nuovamente molto discografici, a tre minuti circa, chiude in modo introspettivo la canzone.

Gina Rodia

Tra tutti gli elementi curati della produzione ho ammirato particolarmente alcune scelte.

In primis quella di Gina Rodia, un’artista che ha al suo attivo 14 singoli, 2 album, prestigiose collaborazioni, e non ha bisogno di conferme. Che ci regala una performance vocale non basata sugli effetti speciali e tecnici della sua voce. Voce che avrebbe tranquillamente potuto rubare la scena a tutti i protagonisti della costruzione sonora del brano. Una scelta interpretativa artisticamente matura, che riesce a non distrarre l’ascoltatore, lasciando a fuoco il messaggio globale, dal lavoro dell’orchestrazione e dal senso d’inquietudine del testo e, soprattutto, rispetta la matrice pop del brano, che in qualche modo vuole rimanere leggero pur affrontando tematiche importanti.

Temi che riflettono lo stato d’animo delle vicende che hanno attraversato e segnato negli ultimi anni la vita dell’artista, conducendola ad una inevitabile presa di coscienza (“C’è ancora troppa confusione” […] “Lo sai che a volte ricordare può far male”), e alla necessità urgente di definire una linea di confine oltre la quale cambiare le cose (“Non devi preoccuparti sempre per me” […] (“Svegliami presto, ti prego”).

gina rodia in controluce, seduta contro un muro, nella cartolina pubblicitaria del nuovo singolo

Luca Viviani

Un elogio va all’autore del testo, Luca Viviani, per aver saputo materializzarne i pensieri, utilizzando un linguaggio a volte diretto e confidenziale (in cui l’apice è “Sparami un colpo di cannone”), e, altre volte, di assoluta delicatezza letteraria (“Sabato e annego nel tuo nome, spengo la luce per dargli un futuro migliore[…]Dammi i giorni in cui non devo perdere le carezze sconce di chi è giovane” […] “Ti apro la finestra dei miei limiti” […] “ Respirando a fondo, come quando cerchi il sonno e trovi me”), che riesce a manterenere quell’aria di apparente leggerezza, insita dei grandi testi, e adatta a un brano pop.

Il titolo “Ti devo parlare” è un piccolo capolavoro: efficace e immediato. E’ al tempo stesso uno degli incipit più comuni della nostra comunicazione verbale di tutti i giorni. Ma al tempo stesso un modo di dire in grado di trasmettere immediatamente effetti emozionali contrastanti. Una ricerca di confessione intima o l’annunciazione di un argomento serio.

È ancora possibile fare musica pop di qualità?

In chiusura, per rispondere alla domanda posta a inizio articolo, io credo sia ancora possibile fare buona musica in Italia. Anche partendo dalla consapevolezza di non volere inventare nulla di nuovo, ma semplicemente si lavoro con l’umiltà di voler presentare qualcosa di onesto.

Per riprendere l’analogia con i brani sanremesi. Fare musica senza necessariamente dover inseguire linguaggi nuovi (Madame) e scelte scenografiche estreme (Rosa Chemical). Assecondare il mercato con scopiazzature di brani molto semplici (Tananai, Ariete, e (sigh) Mr.Rain). Infine tralasciando “vendendosi l’anima artistica al diavolo”, ogni possibile tentativo di comunicazione, adottando un linguaggio vuoto, ruffiano e decostruito, maliziosamente creato per rivolgersi ad un pubblico che utilizza le canzoni come sottofondo per gli acquisti nei centri commerciali, non riconoscendogli il loro ruolo magico nella nostra esistenza.

Gina Rodia e il suo brano “Ti devo parlare” sono l’antidoto a tutto questo. E una boccata di, leggero ma intenso, respiro musicale.

La regia del videoclip è affidata a Alessio De Stato, che ha saputo cristallizzare l’inquietudine del messaggio della canzone.

Potete seguire Gina Rodia su Facebook, Instagram, Spotify e sul canale YouTube.

Gae Capitano
Gae Capitanohttps://gaecapitano.it/
Paroliere, compositore, arrangiatore e musicista italiano. Disco d’Oro – Disco di Platino – Finalista Premio Tenco – Vincitore Premio Lunezia Autori- Vincitore Premio Panchina, Resto del Carlino – Vincitore Premio Huco- Finalista Premio De Andrè – Valutazione Ottimo Mogol e Docenti Centro Europeo di Toscolano