Mari in pericolo: rivedere il Trattato per proteggere gli Oceani

Mari in pericolo: dal nuovo rapporto di Greenpeace emerge che occorre rivedere il Trattato per proteggere gli Oceani

I mari del pianeta subiscono gli effetti sempre più impattanti delle attività umane: pesca industriale, acidificazione, deossigenazione, inquinamento, trasporto marittimo, a cui si aggiunge la recente minaccia dell’estrazione mineraria in acque profonde, il cosiddetto deep sea mining.

L’ Onu a New York ha formalmente adottato il Trattato ma i governi possono ora procedere alla ratifica del Trattato per passare dalle parole ai fatti e, finalmente, proteggere davvero gli oceani del pianeta.

Mari in pericolo: il rapporto di Greenpeace

Lo evidenzia l’indagine di Greenpeace “30×30: dal Trattato globale sugli oceani all’adozione di efficaci misure di protezione del mare”. Il rapporto propone una roadmap politica per arrivare a proteggere il 30% degli oceani entro il 2030 (il cosiddetto obiettivo 30×30 per la salvaguardia della biodiversità) che vede come primo passo la ratifica del Trattato da parte degli Stati durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite in programma il prossimo 20 settembre.

È perciò necessario ratificare al più presto il Trattato globale sugli oceani e proteggere circa 11 milioni di km² di oceano in più ogni anno, da oggi fino al 2030.

Il rapporto descrive nel dettaglio le minacce che gli oceani si trovano a fronteggiare e include una nuova analisi globale sulla pesca nelle aree di alto mare, cresciuta dell’8,5% tra il 2018 e il 2022. Paradossalmente, proprio nelle aree di alto mare che sarebbe opportuno proteggere in via prioritaria, le ore di pesca sono cresciute ancora di più, con un aumento del 22,5% dal 2018 al 2022. I palangari, in particolare, rappresentano oltre i tre quarti del totale dell’attività di pesca in alto mare a livello globale, si caratterizzano per migliaia di ami con esca e possono essere lunghi più di 100 km: un tipo di attrezzo distruttivo che comporta alti livelli di catture accidentali. Questi dati evidenziano che la direzione presa è opposta rispetto a quella delineata nel Trattato.

Leggi QUI il report completo.

Mari in pericolo: Trigger fish are visible with plastic debris among Sargassum in the Sargasso Sea.  The Greenpeace ship MY Esperanza is on an expedition in the Sargasso Sea, a unique region in the North Atlantic Ocean that is home to a diverse array of marine life, including loggerhead and green sea turtles.  The journey, part of the "Protect the Oceans" year long tour, will see Greenpeace and University of Florida researchers team up to study the impact of plastics and microplastics on marine life and the importance that the Sargasso's drifting Sargassum seaweed habitat has for the development of juvenile sea turtles. Fish and Plastic Debris in the Sargasso Sea
Mari in pericolo: rivedere il Trattato per proteggere gli Oceani

Obiettivo 30×30

Il Trattato è un potente strumento giuridico che potrà essere utilizzato per raggiungere l’ambizioso obiettivo del 30×30, concordato dai governi nell’ambito della Convenzione sulla Biodiversità alla fine del 2022. Una volta ratificato, il Trattato permetterà infatti la creazione, anche in acque internazionali, di  una rete di santuari marini, liberi da attività umane distruttive. Affinché il Trattato diventi operativo, deve prima essere ratificato da almeno 60 nazioni: solo così potrà entrare in vigore e diventare uno strumento giuridicamente vincolante.

Fondamentale l’intervento degli Stati della High Ambition Coalition, che comprende l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Cina, che hanno mostrato una volontà di cooperazione e ricerca del compromesso, cercando alleati anziché seminare divisioni. I Paesi del gruppo degli Stati insulari (Small Island States) hanno mostrato leadership nel corso di tutto il processo e il gruppo dei Paesi del G77, che comprende la gran parte degli altri Stati, ha guidato il processo per far sì che il trattato potesse essere messo in pratica in modo equo e giusto.

Il tempo sta per scadere

«Il Trattato è una vittoria storica per i mari, ma in assenza di misure concrete gli impatti sulla vita marina peggiorano di giorno in giorno», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Ora tutti i Paesi, Italia inclusa, devono procedere con urgenza alla ratifica e iniziare a creare una rete efficace di santuari marini anche nelle loro acque territoriali e nelle Zone Economiche Esclusive. La scienza è chiara: solo proteggendo almeno il 30% degli oceani entro il 2030 daremo ai mari del pianeta la possibilità di rigenerarsi e prosperare».

Greenpeace ha inoltre collaborato con l’attrice Jane Fonda, l’attore Simon Pegg e la cantautrice Camila Cabello per produrre un cortometraggio animato che racconta il viaggio di tre creature marine, intente a fuggire dalle minacce descritte nel rapporto, alla ricerca di un santuario nell’oceano.

«Il tempo sta per scadere: mancano poco più di sei anni al 2030, e non è molto, se si considera tutto il lavoro che dobbiamo ancora fare», osserva l’attrice premio Oscar, Jane Fonda. «Questo Trattato non può contribuire al 30×30 senza le ratifiche che ci consentiranno di definire aree protette in alcune delle zone più importanti degli oceani, per salvaguardare la biodiversità e la stabilità del nostro clima. I governi devono convertire in legge questo storico Trattato il più rapidamente possibile, non tra 10 anni, quando sarà troppo tardi».

La petizione di Greenpeace

Sull’obiettivo del 30×30 il governo italiano si è già impegnato ufficialmente in occasione della conferenza sulla diversità biologica del 2022. Greenpeace Italia ha lanciato una nuova petizione con un appello ai ministri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e per la Protezione Civile e le Politiche del mare per chiedere un processo rapido di ratifica del Trattato globale sugli oceani.

All’inizio dell’anno in corso, al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York si è riaperto il negoziato per il Trattato mondiale sugli oceani, sospeso nell’ agosto 2022, a un passo da una conclusione positiva. Dal successo di questo negoziato dipendeva l’impegno concordato lo scorso dicembre a Montreal alla Conferenza mondiale sulla Biodiversità per tutelare il 30 per cento della superficie terrestre e degli oceani entro il 2030: il cosiddetto “obiettivo 30 x 30”. I progressi fatti in agosto facevano beno sperare che fosse a portata di mano un Trattato ambizioso che consentisse di rispettare questo impegno.

mari in pericolo - lo screenshot della petizione con un delfino immerso nel mare e i dettagli per sottoscrivere la petizione
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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”