Maurizio Fabrizio: il grande autore della musica italiana rende omaggio a Édith Piaf nel suo nuovo capolavoro “Édith”

Lei è un’icona senza tempo dell’universo della canzone francese. Che ha incantato generazioni di ascoltatori con la sua voce intensa, penetrante, appassionata. Lui, Maurizio Fabrizio, è una leggenda del mondo degli autori. Le sue canzoni hanno lasciato orme indelebili nella storia della musica italiana.

Dopo averci regalato capolavori eterni, il maestro dei maestri incastona nel diadema della sua carriera un’altra pietra preziosa. La sua Prima Opera Lirica, intitolata “Édith”. Che sarà presentata in anteprima assoluta mondiale, dal 17 al 21 dicembre, al Teatro Opera Carlo Felice di Genova.

Un’opera commissionata dalla Fondazione Teatro Carlo Felice. In occasione del 60° anniversario della scomparsa dell’indimenticata artista francese. Affidata all’esecuzione della rinomata Orchestra Carlo Felice, diretta dal M° Donato Renzetti.

maurizio fabrizio in primo piano, indossa una t shirt nera

Ci sono artisti che si stimano e si ammirano. E altri cui si sente il bisogno di dire grazie.

Perché quello che ci hanno donato, con le loro opere, ha lasciato un segno profondo nelle nostre vite. Che ha spostato, impercettibilmente, il nostro cammino verso nuove direzioni. Aperto finestre su nuovi mondi in cui ci siamo, in qualche modo, riconosciuti. 

L’illustre ospite della rubrica Masterclass di Zetatielle Magazine di questa settimana è

Il Maestro Maurizio Fabrizio

Cui voglio dire innanzitutto grazie.

Perché le sue canzoni hanno cambiato il mio modo di pensare alla composizione. Mostrandomi un mondo di melodie indimenticabili e armonie imprevedibili. Un universo che apparteneva sì al pop – anche se disseminato di riferimenti classici – ma che si distingueva da tutti per suoi elementi raffinati. Per la preziosità dei dettagli.

Schegge di bellezza che sono diventate, nel tempo, la firma inconfondibile del genio di uno dei più grandi autori italiani di sempre.

Maurizio Fabrizio è un mio mito personale. Ho scoperto, da ragazzo, che molti brani che facevano parte dei miei ascolti giovanili portavano la sua firma. “Dove il cielo va a finire” di Mia Martini, “Che ne sai” di Riccardo Fogli, “Vai, Valentina” di Ornella Vanoni. Tutti nascondevano il sottile filo rosso dell’eleganza della sua scrittura. In cui rivolti e architetture armoniche danzavano con testi cinematografici o poetici. Velati, sempre, da quell’aura di delicata malinconia. Intarsiati da piccoli camei sonori, déjà-vu di capolavori della musica classica.

Sono poi cresciuto con gli aneddoti sulla sua bravura sul palco e in studio di registrazione. Raccontati da uno dei miei grandi mentori, il chitarrista Roberto Puleo. Avevano collaborato nella formazione di Angelo Branduardi, per cui il Maestro aveva diretto e curato gli Album, i concerti e i capolavori de “La Luna”, “Alla fiera dell’est”, “La pulce d’acqua”, “Cogli la prima mela”. Roberto Puleo accompagnò, come chitarrista, il brano vincitore della XXXII edizione di Sanremo, “Storie di tutti i giorni”, interpretato da Riccardo Fogli. Prodotto da Giancarlo Lucariello e scritto da Maurizio Fabrizio e Guido Morra.

Inutile quindi descrivervi la gioia di essere scelto, nel 2013, dal Maestro Maurizio Fabrizio, come “Miglior autore”, in una selezione affidata a due grandissimi discografici – Adrian Berwick e Diego Calvetti – per Usong.

In quell’occasione scrissi per lui alcuni brani, tra cui il “Il Dio delle piccole cose”. Il cui testo – grazie anche al suo benestare, la direzione di Berwick e Calvetti e la supervisione di Giampaolo Rosselli – giunse a Francesco Gazzè. Entrò nello storico Album, certificato doppio Disco di Platino, “Il padrone della festa” di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè. Disco che nel 2024 celebrerà i dieci anni dalla pubblicazione, con una grande festa al Circo Massimo di Roma, annunciata in questi giorni.

Averlo potuto conoscere e onorarmi della sua amicizia, è sempre stato uno tra i riconoscimenti più cari del mio percorso artistico.

Perché il M° Maurizio Fabrizio è davvero una leggenda

Un autore straordinario, la cui fama e bravura sono inscindibili dalla bellezza dei brani che ha scritto.

È sufficiente ricordare gioielli come “Almeno tu nell’Universo” di Mia Martini, “Strano il mio destino” di Giorgia, “Sempre” di Lisa, “I migliori anni della nostra vita” di Renato Zero, per sentirsi davvero piccoli in sua presenza.

Una carriera che vanta oltre seicento pubblicazioni discografiche e trentacinque partecipazioni al Festival di Sanremo.

Vince Sanremo con “Sarà quel che sarà” di Tiziana Rivale, “Storie di tutti i giorni” interpretata da Riccardo Fogli, e “Che mistero è l’amore” cantata da Niki Nicolai. “Grande grande amore”, firmata con Stefano D’orazio dei Pooh si classifica prima nella sezione nuove proposte, con Lena Biolcati. Firma i terzi posti Sanremesi di Lisa, Piero Mazzocchetti e Giorgia. Vince il BMI Award con “Un Emozione per sempre”, cantata da Eros Ramazzotti. Il suo brano “Alla luce del sole” cantata da Josh Groban e prodotto da David Foster, vende sei milioni di dischi nel mondo.

È l’autore della colonna sonora de “Il buon soldato” di Franco Brusati, candidato al Leone D’oro e del brano “Forever”, per il film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, candidato all’Oscar e vincitore del Golden Globe come miglior film straniero. Firma i musical “Il grande campione” con Massimo Ranieri, e “Rodolfo Valentino”, interpretato da Raffaele Paganini, Compone tre brani per l’album “Amore infinito” di Placido Domingo e una serie di evergreen come “Brividi” per Rossana Casale, “Bravi ragazzi” per Miguel Bosè, “Musica, musica” per Ornella Vanoni, “Incontro” per Patty Pravo, “Di Rose e di Spine” per Albano, “Che fantastica storia è la vita” per Antonello Venditti, “Tutti gli zeri del mondo” per Renato Zero & Mina.

“CLASSIQUE” & “ÉDITH”: i nuovi progetti

Maurizio e sua moglie, la cantante e attrice di teatro Katia Astarita, – con cui condivide arte, vita e scrittura di canzoni, insieme sul palco degli spettacoli “L’arte dell’incontro” e “I migliori anni della nostra vita” – da molti anni vivono a Londra. L’occasione del nostro incontro è la recente pubblicazione dell’album “Classique“. E i preparativi in corso per la presentazione mondiale di “Édith”, la prima opera lirica del maestro.

La grandiosa macchina organizzativa dello spettacolo è in moto da settimane. Il Teatro Carlo Felice di Genova, il principale teatro della città, uno dei più noti in Italia, ospiterà l’importante evento dal 17 al 21 dicembre. Il 23 Dicembre, sempre nello stesso teatro, si aggiungerà una data unica speciale.

Un concerto di musiche classiche e pop, eseguite dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice, che renderà omaggio ai capolavori di Maurizio Fabrizio.

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Masterclass: l’intervista al Maestro Maurizio Fabrizio

Tra i mille frenetici preparativi che un simile progetto mondiale comporta, Maurizio mi accoglie con la consueta tranquillità e cortesia. Poter conversare con lui è sempre un regalo. Con i suoi modi eleganti e gentili, la sua modestia e intelligenza, il Maestro è la personificazione delle sue opere. Con un sorriso perdona ogni volta le mie curiosità, che anticipano la nostra chiacchierata sul suo ultimo progetto.

La capacità di tradurre le emozioni in melodie uniche, unita al dono di vedere soluzioni armoniche invisibili a molti musicisti, sono due delle tue caratteristiche distintive. Da quali suggestioni nascono capolavori come “Almeno tu nell’universo” e “I migliori anni della nostra vita”? Due brani rappresentativi di queste qualità.

«Sicuramente la formazione classica e l’ammirazione per Bach, Mozart, Ravel e Mahler, hanno in qualche modo influenzato la mia scrittura. Anche se il terreno sonoro in cui mi sono mosso è stato il pop. La Sinfonia n.9 in Re maggiore di Gustav Mahler, e l’Adagio del Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra, scritto da Maurice Ravel, sono state ispirazioni importanti per alcuni dei brani che ho scritto. Da un passaggio dell’Adagio di Mahler è nata appunto la suggestione che ha dato vita ad “Almeno tu nell’Universo” ».

Hai una formula magica, un modus operandi personale, per la scrittura di una canzone?

«Nessuna regola precisa, se non quella che le canzoni che compongo devono piacere innanzi tutto a me. Occorre una scintilla iniziale – un’idea, una sensazione, un suono. Poi dopo quell’ispirazione, ovviamente, c’è tutto un lavoro da fare».

«Ci sono musiche che nascono improvvisamente. Altre che hanno bisogno di gestazioni più lunghe e complesse. Condivido il pensiero del grande artista brasiliano Toquinho, con cui ho avuto il piacere di lavorare per la produzione dell’album “Aquarello”. Amava ripetere, giocando sul suono delle parole, “10% de inspiração e 90% de transpiração”, (“10% d’ispirazione e 90% di sudore”) ».

 «Certo, se esiste la capacità di trasmutare nel linguaggio della musica quello che senti nell’animo, può accadere il miracolo e il mistero della creazione. Un istante prima non c’è niente. E quello dopo c’è qualcosa che magari tutto il mondo canterà. Una sorta di magia».

«Sicuramente in una canzone devono convergere equilibri diversi. Come per l’architettura di un palazzo – affinché la struttura abbia forza e armonia – ogni elemento deve incastrarsi perfettamente al suo posto. Esistono poi fattori fondamentali: la presenza di una linea melodica in grado di legare la tavolozza sonora degli accordi. E altri assolutamente imprevedibili: il momento storico in cui una canzone viene pubblicata e il capriccioso tocco finale della dea bendata. La fortuna».

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Esistono canzoni che, contrariamente a quanto immaginato, hanno preso strade inaspettate?

«Credo ogni canzone nasca con un proprio destino già scritto».

« “Almeno tu nell’universo”, per esempio, è stata pensata subito per Mia Martini, ma presentata nel tempo a molti altri interpreti. Come Giorgia, che, prima di arrivare al grande pubblico, era prodotta da mio fratello Popi Fabrizio. Mentre “I migliori anni della nostra vita” è stata inizialmente orchestrata da Fabrizio Intra, Direttore Artistico CBS, per un album di Ornella Vanoni. Entrambe le canzoni hanno preso poi percorsi alternativi. Per incontrare, o rincontrare, gli interpreti e le storie che oggi tutti noi conosciamo».

Ci sono canzoni che avresti voluto scrivere tu?

« “Yesterday”di Paul McCartney & John Lennon. “Minuetto”di Franco Califano & Dario Baldan Bembo. “Ancora” di Claudio Mattone & Franco Migliacci. Tutte quelle di Leonard Bernstein, probabilmente. A partire da “Maria“, tratta dal musical “West Side Story”. Un eccelso compositore e un grande direttore d’orchestra. Il musicista che avrei voluto essere».

Hai citato con attenzione compositori e autori del testo letterario. Qual è stato il ruolo delle parole nelle tue composizioni?

«Una canzone perfetta nasce dalla cooperazione armoniosa tra musica e parole. Dalla magia che, insieme, sanno evocare. Aver potuto collaborare con grandi parolieri come Bruno Lauzi, Guido Morra, Sergio Bardotti, Renato Zero, Vinicius de Moraes, è stato fondamentale per dare vita a sinergie, e poi risultati, che alcuni, oggi, considerano capolavori. ».

Esiste la percezione di aver scritto un capolavoro?

«No. Esiste la consapevolezza di aver scritto qualcosa di bello, di onesto. Ma le canzoni – e il consenso del pubblico – sono creature misteriose. Sfuggenti alle nostre intenzioni o a quello che pensiamo di loro».

Il tuo repertorio è una pletora di capolavori, brani di successo o di grande spessore artistico. In tanta bellezza, esistono canzoni alle quali sei particolarmente affezionato?

«Oltre naturalmente “Almeno tu nell’universo” e ” I migliori anni della nostra vita”, che mi hanno regalato immense soddisfazioni, per ogni autore ci sono canzoni che, per qualche ragione, sono più importanti di altre. La prima, con cui esordii con mio fratello Popi, a diciotto anni, al Festival di Venezia, ha per me un forte valore emotivo. Tra tutti, forse, “Destino” di Rossana Casale e “Romanzo” di Riccardo Fogli. Brani che hanno segnato la mia scelta di dedicarmi sempre con maggior impegno alla musica ricercata. E ricordo, quindi, con particolare affetto. Perché punti di passaggio».

“Classique”: il nuovo Album

Una ricerca che ti porta oggi a un nuovo punto di passaggio – ancora più prestigioso, se mai possibile – della tua storia personale. La tua Prima Opera Lirica, anticipata da un Album orchestrale dal titolo “Classique”. Realizzato con l’Orchestra Filarmonica Gioacchino Rossini.

«”Classique” è un Album che accoglie le mie composizioni non-pop. Voluto intensamente da Donato Renzetti e Halidon, una casa distributrice specializzata in musica classica. Una raccolta di brani orchestrali (“I luoghi dell’Anima”, “Sad City”, “Per terre assai lontane”, “Il mondo di Federico”), e canzoni cantate da me, con l’orchestra (“Se”, “Principio e Fine”, “Come il vento”) ».

«Di là di tutti gli aspetti tecnici, seguiti poi dal M° Renzetti, è un album che ho scritto semplicemente seguendo il cuore. Un progetto che fa da spartiacque tra i due mondi sonori che mi appartengono: il pop e la classica».

maurizio fabrizio - la copertina del nuov album classique

“Édith”: la prima opera lirica del M° Maurizio Fabrizio

Un album, e un’esperienza orchestrale, che pongono le basi del tuo ultimo, grande, progetto mondiale: “ÉDITH”. La cui prima assoluta si terrà al Teatro Carlo Felice di Genova, dal 17 al 21 dicembre. Con una data speciale, aggiuntiva, del giorno 23 dicembre, dove l’orchestra del Teatro Carlo Felice, renderà omaggio ai tuoi capolavori più famosi.

Come nasce “ÉDITH”, la tua Prima Opera Lirica dedicata alla grande diva francese?

«Édith Piaf, il leggendario usignolo della chanson français, (“Piaf” significa “passerotto”, nel francese popolare, ndr) con la sua voce e la sua presenza scenica, intensa e vulnerabile, è stata una superba interprete e la quintessenza dell’espressione emotiva. Capolavori come “Non, Je né regrette rien”, “La vie en rose”, “Hymnen A l’Amour”, hanno forte passionalità e una raffinatezza estrema».

«Ma anche la sua storia personale è stata molto particolare. Degna di un romanzo, al tempo stesso meraviglioso e drammatico. La miscellanea di cruda realtà ed eterea arte, di luce e ombra, di scelte incomprensibili del destino – che è stata la sua vita – hanno ispirato la scrittura dell’opera».

«Édith apparteneva a una Parigi dei primi del Novecento, in equilibrio tra la fine della Bella Epoque e una nuova scena artistica fervente, caratterizzata da caffè letterari e cabaret. Padre circense e madre cantante, fu in sostanza adottata dalle stesse ragazze che lavoravano per la nonna, proprietaria di una casa di tolleranza. Iniziò da giovanissima a incantare il pubblico occasionale, i passanti, con la sua voce. Qualcuno ne intuì il potenziale. Curò la sua gestualità e vocalità, trasformandola in una delle più grandi interpreti mai esistite».

«La vita però non fu tenera con lei. Ancora molto giovane, nel 1935, perse una figlia di soli due anni. E, ormai famosa, nel 1949, durante una serie di concerti a New York, convinse il grande amore della sua vita, il campione mondiale di boxe Marcel Cerdan, a disdire un viaggio in nave per raggiungerla più velocemente in aereo. Il destino giocò nuovamente una mossa sleale: il volo si schiantò sull’isola di São Miguel, nelle Azzorre. Un evento che minerà per sempre la salute fisica e mentale di Édith. Un rimorso e un dolore incancellabili. Che la accompagneranno fino alla sua scomparsa, nel 1963».

Un’opera che parte da materiale artistico e umano davvero intenso. Come mai hai deciso di non dirigere direttamente l’orchestra, ma di occuparti solo della scrittura?

«Per il rispetto dell’opera. Da un punto di vista artistico, innanzi tutto».

«“ÉDITH” ha una genesi di scrittura durata tre anni e un iter esecutivo molto complesso. Un libretto d’opera importante. Scritto dal mio collaboratore storico Guido Morra. Un mese di prove in teatro – per pianoforte, tenore, soprano e direttore – solo per le rifinizioni del repertorio. E poi le sessioni di studio di una grande formazione orchestrale, composta da decine di stimati professori d’orchestra».

«La costruzione di un progetto così articolato e ambizioso ha visto il coinvolgimento degli studenti dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genovaper gli allestimenti scenici. Il benestare della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, che ha commissionato l’opera. La presenza del coordinamento artistico dei docenti, Elisabetta Courir, Francesca Marsella, Luciano Novellie. Del coro, diretto dal M°Claudio Marino Moretti. E tutto il lavoro dei tecnici dell’Opera Carlo Felice».

«Sul palco, a dare vita ai personaggi della storia, grandi attori e interpreti: Édith Piaf Salome Jicia, Marcel Cerdan Francesco Pio Galasso, Jack La Motta Claudio Sgura, Clifford Fischer Blagoj Nacoski, Franckie Corbo Giovanni Battista Parodi, Marie Hannequin Alena Sautier, Marinette Cerdan Valentina Coletti, Joe Longman Manuel Pierattelli, Harry Burton Marco Camastra».

un'orchestra sinfonica

“Édith”: l’Orchestra Carlo Felice, diretta dal M° Donato Renzetti

«L’opera stessa, costruita su riferimenti classici, e tutti i professionisti e compagni di viaggio di questo punto del mio percorso, meritavano la migliore direzione».

«Ho deciso di affidarla a uno dei più grandi maestri orchestratori: il M°Donato Renzetti, che ha diretto alcune tra le più importanti orchestre del panorama musicale internazionale».

«La London Sinfonietta, la London Philharmonic, la Philharmonia di Londra, l’English Chamber Orchestra, la RIAS di Berlino, l’Orchestra di Stato Ungherese, la Filarmonia di Tokyo, la Filarmonica di Buenos Aires, l’Orchestra della Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, la Dallas Symphony, la BRT di Bruxelles, l’Orchestre National du Capitol de Toulouse, l’Orchestre National de Lille e la National del Lyon, la Zeeland Symphony, l’Orchestra della RAI di Milano, Torino, Roma e l’Orchestra Scarlatti di Napoli, l’Orchestra Sinfonica di Bilbao».

Una macchina organizzativa musicale e teatrale davvero notevole. Quali sono stati i passi fondamentali e le direzioni seguite per la scrittura di un’opera così complessa?

«Il primo pensiero che ha accompagnato la nascita di “ÉDITH” è stato quello di rendere omaggio a un’artista straordinaria, simbolo del Novecento francese. Con gli strumenti che mi appartengono: la musica e le parole».

«C’è stata poi la scelta stilistica di utilizzare una formula lontana dalle costruzioni pop, libera quindi dalle infrastrutture concettuali dell’industria discografica. Un approccio alla scrittura che ambisse anche all’intento romantico di inseguire quelle melodie cantabili, eterne, che appartengo alla storia della musica italiana colta. Termine che utilizzo nel semplice senso di conoscenza, spessore. Perché, come autore, ho sempre avuto profondo rispetto per ogni forma d’arte musicale. Anche quelle che sfuggono ai miei concetti personali».

«La scelta di lasciare libera la musica, ha portato in terreni sonori inediti per me: quelli della musica classica. Sotto lo sguardo severo dei puristi accademici, che mi conoscono come un maestro della musica pop. Ma anche più vicino a una fascia musicale trascurata dai tempi veloci e superficiali in cui viviamo, che vorrei contribuire a rivalutare: l’opera lirica».

«Sulle orme di Giacomo Puccini. Musicista che amo, capace di fondere le melodie e liriche emozionali della sua scrittura con la cura della caratterizzazione dei personaggi delle sue opere. “Édith” ha come riferimenti quei capolavori pucciniani, ricchi di pathos e elementi musicali, che indagano sulle passioni umane e i drammi. Perfetti per descrivere la vita e la storia di Edith Piaf».

«Infine, la delicata scelta dei collaboratori. Per trasformare un’idea, le musiche e le parole, in un vero spettacolo da portare nel mondo. Fatto di persone, luoghi, emozioni. Aver avuto al fianco il maestro Donato Renzetti, Guido Morra per i testi, e il supporto della Fondazione Teatro Carlo Felice, ha apportato i mezzi creativi e le energie per superare gli ostacoli e realizzare questo grande progetto».

«Sono già previsti un video e un album che immortaleranno l’evento e contribuiranno alla diffusione dello spettacolo nel mondo. Spero la Francia diventi la madrina di quest’opera, che celebra una delle sue artiste più amate».

un collage di immagini

Moderni Maghi & Macchine del tempo

La chiacchierata con il maestro è quasi giunta al termine. Sono quasi imbarazzato per avergli rubargli tanto tempo. Ma – come a ogni nostro incontro – i suoi modi cortesi, senza fretta, e la passione per l’argomento, sono stati complici.

Poterlo ascoltare lascia sempre un senso di meraviglia.

Al punto da farmi chiedere – tornando sul pianeta terra e guardando un attimo il mondo – chi siamo in fondo noi? Noi che parliamo ingenuamente di canzoni, di arte, di bellezza. Pensiero subito seguito da una constatazione vissuta sulla pelle.

Le canzoni forse non salveranno il mondo. Ma hanno l’incredibile potere di parlare direttamente all’anima. Di indurre emozioni. Farci sorridere, piangere. Ricordare qualcosa che si era perduto in un angolo delle nostre esistenze frettolose.

Le canzoni sono macchine del tempo.

Ci fanno tornare a quando eravamo bambini. Ci riportano gli amori giovanili, le estati al mare e gli inverni chiusi in camera ad ascoltarle.

E grandi maestri e autori come Maurizio Fabrizio sono Moderni maghi, che, con le loro canzoni, sanno tirare fuori il meglio dell’essere umano.

Il meglio di noi. O il meglio che rimane di noi. Sono un dono. Un balsamo per l’esistenza.

L’ultima domanda. Che cosa auguri a questa tua opera?

«Una buona vita. Per il resto, il fine ultimo degli autori è solo intercettare, trascrivere, materializzare, quelle energie che permeano l’universo della musica. Assecondare il miracolo e il mistero della creazione, di cui prima accennavamo». 

«Ogni opera nasce con la sua strada già scritta. Io auguro a “Édith” semplicemente buon viaggio».

Ed io non aggiungo nient’altro alla bellezza delle parole di Maurizio Fabrizio. Grazie nuovamente, Maestro, per le canzoni che ci hai regalato.

maurizio fabrizio imbraccia una chitarra acustica

“Edith” l’opera, le date e i biglietti dello spettacolo

Opera lirica in due atti di Maurizio Fabrizio su libretto di Guido Morra.

Commissione della Fondazione Teatro Carlo Felice in occasione del 60° anniversario della morte di Édith Piaf (1915–1963).

Prima rappresentazione assoluta domenica 17 dicembre 2023 (Prima)

Repliche: martedì 19 dicembre 2023 e giovedì 21 Dicembre 2023

Sabato 23 dicembre, ore 20, il concerto Sinfonie Pop, Omaggio a Maurizio Fabrizio

Dirige Donato Renzetti, Orchestra e coro dell’Opera Carlo Felice Genova, maestro del coro Claudio Marino Moretti.

I biglietti si possono acquistare on line sul circuito Vivaticket

Fondazione Teatro Carlo Felice

Passo Eugenio Montale, 4
16100 – Genova
Tel. 010 53811

Sito ufficiale per info e prenotazioni

Potete seguire Maurizio Fabrizio su Facebook, Instagram e sul sito ufficiale

Gae Capitano
Gae Capitanohttps://gaecapitano.it/
Paroliere, compositore, arrangiatore e musicista italiano. Disco d’Oro – Disco di Platino – Finalista Premio Tenco – Vincitore Premio Lunezia Autori- Vincitore Premio Panchina, Resto del Carlino – Vincitore Premio Huco- Finalista Premio De Andrè – Valutazione Ottimo Mogol e Docenti Centro Europeo di Toscolano