Il Metaverso non funziona e Zuckerberg licenzia i dipendenti

La notizia dell’arrivo del Metaverso arrivò alla fine del 2021 come l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele. Una comunicazione mondiale che ci informava sulla nascita di un universo parallelo che ci avrebbe salvati dalla pandemia, dalla crisi e dai marziani. Un mondo virtuale nel quale non avremmo più avuto problemi o malattie, dispiaceri e delusioni.

Dal vangelo secondo MarK: “Siamo all’inizio di un nuovo capitolo per Internet, ed è anche un nuovo capitolo per la nostra azienda (…) una piattaforma immersiva, un Internet incarnato che consente di stare dentro l’esperienza invece di guardarla dall’esterno“.

Ed ecco che il 2022 si sveglia con Facebook che non si chiama più Facebook ma “Meta” e tutti a osannare il nuovo messia dei social. Colui che ha inventato il nuovo mondo della comunicazione, colui che può vantare il sito di incontri più fortunato della storia, ora propone un paradiso in rete, dove si può lavorare, divertirsi, incontrare gente, utilizzando ologrammi che permetteranno di virtualizzare esperienze che fino ad oggi sono possibili solo fisicamente. Per farvi capire meglio, nel metaverso anche il sesso sarà un’esperienza unica, in pieno stile Demolition Man, ricordate?

Metaverso: un flop (quasi) prevedibile

Pur riconoscendo a Zuckerberg una grande genialità e una capacità di intuizione straordinaria, questa volta, forse, ha peccato di ingenuità.

L’interesse degli utenti verso i social è cresciuto esponnenzialmente nel 2020 e nel 2021, complici i vari lockdown e restrizioni che hanno costretto il mondo intero a stare chiuso in casa prima, e a non poter frequentare i locali, dopo. I due anni passati sono stati penalizzanti per la movida e, giocoforza, sono aumentate le relazioni in rete. Il mondo dello spettacolo e della musica hanno sfruttato i social per trasmettere in streaming ogni sorta di evento e questo ha fidelizzato un numero impressionante di persone.

Anche la fascia di popolazione più anziana ha imparato ad usare lo smartphone e, con l’aiuto di nipoti e parenti, si è iscritta ai social, se non altro per comunicare con i famigliari, in qualche modo.

Questo è stato il momento in cui gli utili del colosso americano di Zuckerberg ha visto il suo periodo migliore. Normale pensare ad un ampliamento dell’offerta. E mentre le economie globali rallentavano e l’inflazione aumentava, il re dei social pompava miliardi in un mondo virtuale immersivo.

Ed è qui che il buon Mark ha esagerato un pelino, portando il suo organico alle 87mila unità presenti oggi in libro paga.

Ma da quest’anno, a Dio piacendo, finalmente si è tornati ad una parvenza di vita normale. La voglia di viaggiare, di vivere fuori casa, di divertirsi è tornata e anche più forte di prima, e al diavolo i social.

Un errore di valutazione grossolano, soprattutto se a commetterlo è un fior fior di imprenditore del calibro di Zuckerberg, abituato a statistiche e ad analisi di mercato. Un errore che oggi costa davvero caro.

zuckerberg - nella foto un apellicola da film con i fotogrammi dei simboli di facebook twitter instagram e pinterest

Il crollo del Metaverso

L’azienda che controlla i social, ha visto un crollo di circa 70% delle proprie azioni in borsa. Un calo, frutto dello scetticismo dei vari azionisti, non proprio convinti della validità del progetto Meta. Il mese scorso, l’attività di Zuckerberg ha visto uno stop di crescita impressionante, registrando un calo di profitti del 50% (fonte The Wallstreet Journal)

La divisione Reality Labs di Meta, che si occupa di sviluppare l’universo alternativo, ha infatti perso 9,4 miliardi di dollari in nove mesi. La reazione dei mercati alla pubblicazione dei conti trimestrali è stata disastrosa: il titolo ha bruciato 65 miliardi di dollari di capitalizzazione, con un calo del 18% nelle contrattazioni after hours di Wall Street di mercoledì 26 ottobre.

Forbes Italia

Quasi obbligatoria la scelta di cominciare a limare un’organico che in molte aree del pianeta non riesce a coinvolgere un sufficiente bacino di utenti.

Tik Tok vs Meta

Oltre ai guai causati da Apple, per via della privacy (la richiesta di Apple agli utenti di acconsentire al tracciamento dei loro dispositivi ha limitato fortemente gli annunci pubblicitari), ci si mette pure la concorrenza a togliere il sonno e i guadagni al povero Mark.

La nascita di Tik Tok non ci voleva proprio.

A parte che il mondo poteva fare tranquillamente a meno (ma questo è un puro parere personale), Tik Tok ha immediatamente avuto successo presso i millennials che hanno invece trovato in questo social made in China un mondo dove esprimersi.

Vita virtuale? No grazie

Vero è che la nuova tecnologia non ha confini e che tutto è fattibile in codice binario, ma che poi questo incontri l’interesse dell’intera umanità, è un pochino azzardato.

Il genere umano, per fortuna, ancora apprezza un buon bicchiere di birra fresca, sorseggiato rigorosamente dal vivo, e non si accontenta di un ologramma per fare sesso. Almeno questi sono i dati dopo un anno di Metaverso. Questo mondo virtuale fatto di avatar e di vita virtuale non ha avuto (almeno per ora) il successo che San Mark da White Plains sperava.

Forse perchè (la butto lì), la gente si sta ancora ammalando di Covid, forse perchè le persone stanno ancora subendo la crisi della pandemia? O forse perchè la guerra in Ucraina ha provocato uno tsunami di aumento dei prezzi e una crisi energetica spaventosa?

O, forse, semplicemente, la gente ha problemi reali e ne ha già abbastanza di una vita vera per trovare il tempo di viverne una in versione ologramma.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”