Moda tossica: attenzione alle sostanze chimiche nei vestiti

“La moda logora i vestiti molto più di quanto faccia l’uomo”, diceva William Shakespeare.
La moda nacque con lo scopo di distinzione tra le varie classi sociali. Nel corso dei secoli, i vestiti con tessuti migliori e coloranti di origine minerale, vegetale e animale migliori erano il privilegio dei ricchi.
Ma cos’è cambiato nel corso degli anni? La nostra salute, come ben sappiamo, deriva da molti fattori, tra cui anche il più impensabile: l’abbigliamento. Ecco perchè si è iniziato a parlare di moda tossica.

Fast fashion: il cibo dello shopping

I vestiti che indossiamo rappresentano, da sempre, lo strumento per far rispecchiare la nostra personalità. Negli ultimi tempi, però, qualcosa è cambiato.

Ma cos’è successo davvero?

Per stare al passo con la domanda e il profitto è nata la moda veloce, ciò che ha preso il nome di Fast Fashion. Una veloce produzione e vendita di capi economici che propone ai consumatori sempre qualcosa di nuovo. In pratica un ciclo che non si interrompe mai.

Ma allora qual è il problema?

Inconsapevolezza. Questa è la parola chiave che gira intorno al mondo della Fast Fashion. Per l’ambiente, la moda veloce è una minaccia vera e propria, soprattutto per quanto riguarda lo scarico dei coloranti e le sostanze chimiche che vengono utilizzate per produrre capi d’abbigliamento, all’apparenza, di alto valore.
Ma non si tratta solo di inquinamento nei confronti dell’ambiente. La prima vittima di tutto questo è la nostra salute.

Moda tossica: una minaccia per la nostra pelle

Molti studi di dermatologi italiani hanno evidenziato come i problemi della pelle siano in forte aumento. Un’alta percentuale attribuisce la causa agli accessori, al secondo posto troviamo le calzature, per non parlare poi di una restante parte le cui cause di malattie alla pelle sono ancora sconosciute.

Perchè si riscontrano queste problematiche?

Nel corso degli anni la nostra pelle ha iniziato a sottoporsi, sempre di più, alle sostanze tossiche. Questo a causa del tipo di coloranti e tessuti che vengono utilizzati per la produzione di abbigliamento.
Il nostro corpo, quindi, si ribella procurando forti dermatiti e reazioni allergiche a causa di queste sostanze che, una volta penetrate nel sangue, restano all’interno del nostro organismo rendendolo predisposto a sviluppare altre problematiche.

Le sostanze tossiche

La moda tossica fa davvero paura? All’interno degli abiti che indossiamo tutti i giorni potrebbero essere presenti sostanze dannose per la salute della nostra pelle. Scopriamo insieme quali sono.

Ammine aromatiche: sostanze chimiche che vengono generate per la produzione di coloranti e pigmenti colorati.

Colofonia: si tratta di un residuo solido che si ottiene dalla distillazione della resina di diverse conifere da cui si ricava la trementina usata, di conseguenza, per produrre coloranti. Questa sostanza è nota in quanto possiamo trovarla in diversi prodotti quali cerotti, nastri adesivi, colle, cosmetici e diversi prodotti per il make up.

Formaldeide: possiede una forte azione battericida. Nella produzione di capi d’abbigliamento viene utilizzata, infatti, come antimuffa e per evitare le fastidiose pieghe sui tessuti. Se toccando la stoffa percepite una patina sottile tra le dita vorrà dire che quell’indumento contiene una buona parte di formaldeide. E’ per questo che si consiglia di lavare sempre i vestiti dopo l’acquisto. In questo caso, però, si consiglia di evitare l’ammorbidente perchè questa sostanza potrebbe essere presente anche al suo interno.

Ftalati. Chi di noi non ama o non possiede nell’armadio almeno una maglia o una felpa con la stampa in rilievo? Ebbene sì, i flatati sono dei composti chimici, usati in produzione, per questi capi di abbigliamento in quanto modellano e rendono più flessibile le materie plastiche. Sono, però, interferenti endocrini che potrebbero portare ad un’alterazione dello sviluppo ormonale.

Etichetta sbagliata o incompleta?

Ma tutte queste sostanze le troviamo scritte sull’etichetta dei nostri vestiti?

Sia in Italia che in Europa esistono le tutele per il settore tessile. Una forma di alto controllo, oltre alle normative, dovrebbe essere rappresentata dell’etichetta. Sì, dovrebbe! Purtroppo, però, non è sempre così. Quel piccolo pezzo di carta che molti di noi tagliano dopo l’acquisto, nasconde dei veri e propri segreti. Indicano il tipo di tessuto, la provenienza, alcune anche il modo in cui deve essere lavato, ma niente di più.

Diversi dati hanno riscontrato, infatti, che il 15% di capi d’abbigliamento che entrano all’interno del nostro Paese non sono muniti di etichetta, mentre il 44% la possiede ma con informazioni sbagliate.

Confidiamo nel fatto che la restante parte possa essere più attendibile e fare luce su ciò che acquistiamo! Se prendersi cura della pelle è importante, lo è ancor di più prestare attenzione ai tessuti che utilizziamo per ricoprirla.

Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.