Paolo Jannacci, “Canterò” l’album d’esordio da solista

Eccoci qua. 5 anni di lavoro per 12 pezzi, fanno 2,4 pezzi all’anno…troppo poco. Ma questo è il mio primo album da cantante solista, ed oltre a volervi bene e cercare quindi di realizzare un disco come potrebbe farlo il top producer mondiale“. Parole e musica di Paolo Jannacci, dalle note di copertina del suo album d’esordio come solista: “Canterò”. “Ho ascoltato tutti gli amici che mi vogliono bene e che hanno idee diametricalmente opposte…diverse…così ti perdi e non finisci mai. Ma a questo punto, vi posso dire che sono soddisfatto”.

Canterò          

E diciamo subito che siamo contenti anche noi ascoltatori del “prodotto finito”.

Canterò” (etichetta Ala Bianca) è decisamente un bel disco: uno di quelli che andrebbero ascoltati rigorosamente in vinile, con le cuffie Koss ben sistemate sulle orecchie, un whisketto e un sigaro a farci compagnia, comodamente accomodati su una poltrona ben imbottita.

Un disco lontano anni luce dalle mode del momento, inutile che vi dica quali: una rivincita, passatemi il termine, della canzone d’autore, che torna prepotentemente alla ribalta.

Dieci sono le tracce che compongono questo esordio, e che segnano un percorso che si snoda tra nuovi inediti nati dalla penna di Paolo Jannacci stesso, importanti collaborazioni e tre cover significative e intense, ma ne riparleremo.

Canterò”, riesce a riunire in modo inatteso e sorprendente esperienze e generazioni musicali, solo all’apparenza distanti tra di loro, ma che il figlio d’arte sa combinare con maturità e mestiere.

Le cover

“Com’è difficile”, di Luigi Tenco, canzone immortale di un autore immortale, impreziosita dalla tromba di Daniele Moretto.

E allora…concerto”, del padre Enzo, uno dei brani che preferisco, datata 1981. Un manifesto, sentito e coinvolgente, contro la droga, che sembra sia stata scritta adesso. Paolo la personalizza in modo assai roccheggiante. Brividi.

Fotoricordo…il mare”, sempre del dottore, quasi un passaggio di testimone tra padre e figlio.

Paolo jannacci: la copertina del disco Canterò, che lo ritrae seduto, con un mazzo di fiori in mano

Gli inediti

Molto bella la title-track, che apre la raccolta. Ricordate il discorso su come ascoltare il disco?

Bene, questo è l’esempio più calzante, come anche “Musica è un fiume”, che chiude la track-list, per voce e pianoforte, dove Paolo dà un saggio delle proprie qualità tecniche e del proprio virtuosismo strumentale.

Personalmente ho parecchio apprezzato, “Alla ricerca di qualcosa”, una struggente ballad autobiografica, e naturalmente “Voglio parlarti adesso”, canzone che avrei voluto scrivere per le mie figlie, se ne fossi stato capace, presentata al Festival di Sanremo 2020.

I “featuring”, sinceramente, sono quelli che mi hanno entusiasmato di meno: “Troppo vintage”, con un J-Ax, che ormai è diventato peggio del prezzemolo, movimentata, ma nulla più; e “Mi piace”, con Claudio Bisio, interessante, ma che per rendere al meglio dovrebbe essere proposta ed ascoltata dal vivo.

Dettagli, comunque.

“Musica è quel fiume che non ha mai fine”

Bravo Paolo, papà sarà fiero di te.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.