Paolo Palumbo insegna ad amare la vita

Dieci minuti di brividi con l’esibizione al Festival di Sanremo del giovane Paolo Palumbo, un ragazzo di soli 22 anni colpito da SLA. Con il suo brano dal titolo “Io sono Paolo”, il ragazzo racconta la sua vita attuale da quando combatte un sacrificio che pochi conoscono.

Io sono Paolo Palumbo

Paolo nasce a Nuoro, in Sardegna, nel 1997.

Fino a quattro anni fa, il ragazzo viveva con un sogno nel cuore: diventare uno chef.

Finché un giorno, si rende conto di non riuscire più a tenere in mano una semplice padella. In poco tempo, gli viene diagnosticata la Sclerosi Laterale Amiotrofica, conosciuta anche con l’acronimo SLA.

Ma il ragazzo, con una famiglia molto amorosa che gli sta accanto, continua a vivere la sua vita con una grande forza dentro di sé. Paolo non può muoversi, riesce a muovere solo gli occhi e accennare leggermente un sorriso, ma la luce che risplende nei suoi occhi vale più di mille parole. Aiutato da un macchinario che riproduce la sua voce e i suoi pensieri, si è esibito al Festival di Sanremo di quest’anno cantando un brano che racconta la sua malattia.

Lo scopo del brano è quello di raccontare la sua esperienza di vita e quella di tanti altri guerrieri, che come lui combattono per continuare a vivere.

Diventa un inno alla vita, che nasce dalla voglia di Paolo di diffondere un messaggio di speranza e di vita.

Affiancato dal suo caro amico Cristian Pintus, ha scritto la canzone parlando non solo della sua malattia, ma anche dei sacrifici che è costretto a vivere insieme alla sua famiglia. Il fratello Rosario rappresenta le sue braccia, e il padre le sue gambe.

Il singolo, prodotto da Daniela Tripodi per Cristian Music Italy, dal 18 febbraio è disponibile in radio, negli store digitali e sulle piattaforme streaming.

Paolo Palumbo in veste da chef, sorride mostrando i denti, quando non aveva ancora la SLA, davanti a lui su un tavolo ci sono due bicchieri di vetro, uno verde e uno trasparente, lo sfondo è rosso

Un messaggio importante

“Ho conosciuto Paolo grazie ad un brano che ho scritto dal titolo “Un motivo in più” dedicato a mio padre, venuto a mancare 6 anni fa a causa di una malattia neurodegenerativa”, racconta Cristian Pintus.

Questo dolore dell’amico nella perdita del padre colpisce Paolo, perché consapevole di ciò che si prova. Da lì, i due giovani condividono la loro sofferenza, facendosi forza uno con l’altro.

“Paolo è una persona speciale. La vita mi ha portato via un padre troppo giovane, ma mi ha regalato un fratellino”, continua Cristian. “Non pensavo potessimo arrivare così in alto, mi ha insegnato che nulla è impossibile e Sanremo ne è stata la prova“.

Inoltre, nel brano presentato a Sanremo viene anche menzionata un’invenzione che Paolo ha intenzione di creare per ridare il gusto ai malati.

La creazione sarà possibile grazie a un’essenza che, ottenuta attraverso la cucina molecolare e messa su un tampone per la pulizia orale, farà riprovare i sapori dei piatti complessi a chi soffre di disfagia.

Paolo Palumbo sarà, a breve, impegnato in un giro nelle scuole italiane con il nuovo singolo. L’obiettivo è insegnare ai giovani ad amare la vita, e sensibilizzarli a non fare uso di alcol e droga.

Bisogna imparare ad amare di più, e abbandonare la rabbia, il rancore e i pensieri che offuscano la mente. La vita è una sola, e non si può davvero mai sapere cosa ci può aspettare da un giorno all’altro.

Svegliatevi, e cominciate a dire più spesso “Ti voglio bene” ai vostri cari, perché un giorno potreste non poterlo più fare.

Ana Maria Manea
Ana Maria Manea
Studentessa aspirante insegnante di inglese. Poetessa Dice di sé: “25 anni molto ambiziosa e sognatrice, scrivo poesie fin dal momento in cui ho preso in mano per la prima volta una penna, all'età di 6 anni. A scuola ero una piccola Hermione Granger, e ho sempre amato scrivere. Ma la mia vera passione prende piede all'inizio della mia adolescenza, con la poesia intitolata "Il valore della donna", sul tema della violenza sulle donne. Sono talmente legata alla natura che mi circonda e alla vita, che mi basterebbe anche solo una goccia di pioggia perché l'ispirazione prenda il sopravvento”.