Pietro Olivero le Storie di San Francesco rivivono in Duomo a Torino

Le Storie di San Francesco, del pittore torinese Pietro Olivero (o Ollivero come qualche testo storico riporta), rivivono la loro atmosfera settecentesca in una mostra che le vede esposte nel Duomo di Torino dal 28 gennaio al 11 febbraio. Provenienti dalla Chiesa di San Tommaso le sei opere in olio su tela sono frutto della della piena maturità artistica dell’Olivero. Risalgono infatti al 1731 le Storie di Santi Francescani che, da allora, hanno sempre dimorato, nella sacrestia della Chiesa di San Tommaso.

Due opere illustrano la vita di San Francesco d’Assisi, l’estasi del Santo e Francesco che muta l’acqua in vino. Altri soggetti ritraggono San Salvatore da Horta che risana gli infermi, San Giovanni da Capestrano alla liberazione di Belgrado, il miracolo della mula di Sant’Antonio da Padova e Sant’Antonio da Padova che predica ai pesci. In origine i dipinti erano undici, oggi ne restano, appunto solo sei. Pare inoltre che per la stessa chiesa il pittore Pietro Olivero abbia anche prodotto progetti per la settimana santa. Allo stesso periodo si datano anche i due quadri sul Miracolo del Ss. Sacramento, avvenuto a Torino nel 1453 (ora conservate a Torino, Museo civico d’arte antica).

Pietro olivero dipinto che si espande in orizzantale Salvatore da Hortaa risana gli infermi
Pietro Olivero olio su tela Salvatore da Horta risana gli infermi – credito foto Alessandro Bazzucco

Pietro Olivero e le storie francescane il restauro voluto da Don Carlo Franco

L’intervento era stato fortemente voluto da don Carlo Franco, parroco del Duomo, direttore del Museo Diocesano e musicista. Si è trattato di uno dei suoi ultimi progetti, prima della sua prematura scomparsa il 28 gennaio 2023, e proprio a lui è dedicata questa mostra ad un anno dalla sua morte. L’attuale parroco della cattedrale Metropolitana, don Silvio Cora, ricorda “La grande cura e passione di don Carlo Franco per tutte le forme artistiche gli ha consentito di entrare in contatto con artisti e con restauratori, musicisti e storici dell’arte, architetti e studiosi di liturgia. L’eredità di questa ricchezza di relazioni rimane oggi alla Parrocchia del Duomo ed al sottostante Museo Diocesano”.

Sant'Antonio e il miracolo della mula
Pietro Olivero , olio su tela, 1731 Sant’Antonio e il miracolo della mula. Credit foto Alessandro Bazzucco

Intervista a Riccardo Moselli, il restauratore che ha ridato splendore alle Storie Francescane

Per capire meglio il grande e delicato lavoro per riportare le tele allo splendore del Settecento abbiamo intervistato Riccardo Moselli restauratore di beni culturali tra cui dipinti su tela e tavole, pitture murali, supporti lapidei e lignei. Suoi gli interventi sulla Cappella dei Mercanti, Palazzo Barolo, la chiesa della Visitazione e la chiesa di Santa Teresa. Dai primi anni duemila è docente di restauro di dipinti antichi  presso l’Accademia di belle arti quanto di corsi di formazione.

estasi di san Francesco d'Assisi
estasi di san Francesco d’Assisi credits foto Alessandro Bazzucco

Pietro Domenico Olivero è stato, a detta di moltissimi critici e storici dell’arte,  il più autentico testimone e interprete della civiltà del Settecento piemontese, di cui molto purtroppo è andato anche disperso, qual è stata l’emozione e la difficoltà più grande nell’approcciarsi al restauro di queste sei Storie di santi francescani? 

Una cosa è collegata all’altra in quanto, una volta acquisiti i dati desunti dalla campagna di analisi scientifiche eseguite per prendere consapevolezza degli strati da asportare in fase di pulitura e asportazione dei vecchi interventi di ridipintura, la pellicola pittorica emersa era connotata da una insperata brillantezza dei toni chiari e freddi in particolar modo il blu del cielo.

Le cromie originali erano infatti ancora ben conservate al disotto degli strati di vernici ormai alterate, nero fumo e ridipinture che annullavano i reali contrasti dati da tonalità fresche e brillanti a forte contrasto con i bruni dei fondi. Un effetto pittorico ben calibrato e ragionato dall’autore, conscio del fatto che le opere si dovevano leggere da una certa distanza in quanto alloggiati nelle nicchie fatte appositamente al di sopra delle porte, nell’ambito della ricco apparato decorativo ligneo che definisce le pareti della sacrestia della Chiesa di san Tommaso.

torino chiesa di san Tommaso  licenza Creative Commons

Si sa che Olivero, per le sue produzioni preferiva i caratteri dei ceti più umili da cui traeva costante ispirazione. San Francesco è il Santo umile per eccellenza, troviamo in queste storie che lei ha restaurato questa ricerca di umiltà? e in che modo? 

I personaggi descritti non sono mai idealizzati o resi belli nel senso di caratteri stereotipati o seriali, ma sono personaggi presi dalla vita quotidiana, con i pregi e i difetti della realtà. A volte quasi grotteschi ma corrispondenti ad un idea di raccontare il bello in quanto vero, mai filtrato da canoni estetici definiti da linee forse pure ma inevitabilmente finte. Si tratta di racconti che ci aprono una lettura scanzonata e schietta della vita quotidiana del tempo, nelle descrizioni delle anatomie, dei costumi e negli usi dell’epoca, senza infingimenti o trucchi estetici. 

san giovanni da capestrano alla liberazione da Belgrado
san giovanni da capestrano alla liberazione da Belgrado credits foto Alessandro Bazzucco

Quali sono le tecniche, in parole semplici che ha usato per il restauro? è stato un riportare in vita togliendo la patina del tempo oppure ci sono stati anche lavori più invasivi dovuti a deterioramento e se sì quali?  

Buona parte del lavoro è stato quello di asportare le materie incongrue rispetto alla stesura pittorica originale, e reintegrare le numerosissime, ma fortunatamente poco estese, lacune di pellicola pittorica. Un lavoro quindi puntuale di ricucitura delle tonalità originali, emerse dopo la fasi pulitura, a punta di pennello, focalizzando l’attenzione nel rispettare pienamente il tessuto pittorico originale.

Il lavoro di restauro è stato possibile grazie al sostegno della Fondazione CRT e sotto il controllo della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Torino.

sant antonio da padova predica ai pesci
sant’Antonio da Padova predica ai pesci foto credito Alessandro Bazzucco

Pietro Olivero biografia

Pietro Domenico Olivero, figlio di un intagliatore nasce a Torino nel 1679 ed è battezzato il 10 agosto nella Parrocchia di San Tommaso. Muore a Torino il 13 gennaio 1755.Si forma artisticamente con l’architetto e pittore Melchior Baldassare Bianco. Subisce l’influsso dei pittori olandesi e fiamminghi come Melchior Hamers, Peter Mauritz Bolckman, Abraham Godyn, Jean-Baptiste Abret, Jean Miel, attivi a Torino sulla fine del ‘600. Le sue capacità sono apprezzate da Vittorio Amedeo II di Savoia che ne diventa protettore. 

Della sua vita personale si sa, dal censimento del 1705, che è registrato come “storpio”: nato con disabilità ad entrambe le gambe. Questo non gli impedisce di diventare un artista riconosciuto ed apprezzato. Anzi disegna con ironia la propria deformità. 

Attento e ironico testimone del Settecento

È considerato tra i più importanti autori italiani della pittura bambocciante, un attento e ironico testimone del Settecento piemontese di cui illustra sia nei suoi usi e costumi laici, di mode, nature morte e momenti storici, sia dedicandosi a soggetti religiosi.

Oltre alle opere in San Tommaso, restano alcuni interessanti disegni presso la Biblioteca Reale di Torino, alcuni album al Museo Civico. Alcune sue opere si trovano nel castello di Betton Bettonet in Savoia. Lavora anche come decoratore a palazzo Reale e alla Venaria Reale e i suoi lavori sono oggi visibili a Racconigi e nella Palazzina di Caccia di Stupinigi. 

il dupmo di torino veduta panoramica
Torinoil Duomo licenza CC

Info e orari

L’esposizione straordinaria è fruibile fino all’11 Febbraio negli orari d’apertura del Duomo: successivamente, verrà decisa una collocazione adeguata al fine di continuare a mettere le opere a disposizione del pubblico in maniera costante e più ampia possibile. In programma nel periodo d’apertura della mostra, il 7 febbraio alle ore 17.30 in Duomo, un incontro con Arabella Cifani, critica d’arte e collaboratrice del Museo Diocesano studiosa di Pietro Domenico Olivero, per approfondire la storia delle preziose opere. 

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".