Riprende il campionato di Serie A? Davvero interessa ancora?

Due domande apparentemente retoriche, in un momento molto particolare della nostra storia e della nostra vita quotidiana. Come tutti sappiamo, appassionati di calcio, o meno, il Campionato di Serie A, è sospeso dai primi di marzo, quando è esplosa l’emergenza Coronavirus. Da allora, fin dal giorno successivo, si è registrata una ridda di ipotesi, di comunicati stampa, di riunioni di Lega, sull’eventuale ripresa del torneo. Quindi: davvero torneranno le partite? Ma davvero interessa ancora?

Quasi nessuno, fra i Presidenti, ha pronosticato o proposto, la definitiva sospensione del Campionato di Serie A, salvo Cairo e Cellino, che poi hanno cambiato idea, ma ci torneremo fra poco. Si è cercato in tutti i modi, Lega, CONI e Società, di trovare una quadra, per fare in modo di portare a termine la stagione. In barba ai morti, ai contagiati, alla situazione drammatica, soprattutto d punto di vista economico, che stiamo vivendo.

“La stagione va portata a termine”

Diciamo subito che, fare informazione è una cosa seria, che va fatta da persone serie, quindi sparare titoloni sulla sicura ripresa del campionato di Serie A è da persone in malafede, forse incompetenti, sicuramente non da giornalisti (nel senso più professionale del termine).

Certo, l’Assemblea della Lega Serie A, riunitasi questa mattina in videoconferenza, ha, con voto unanime di tutte le venti società, confermato “l’intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il Governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza“.

Ripeto e ribadisco il virgolettato: “…qualora il Governo ne consenta lo svolgimento…”.

Il che non vuol dire che il Campionato di Serie A riprenda, giusto per sottolineare. Anzi.

La doccia gelata del Ministro Spadafora

Già. Proprio il Ministro dello sport Vincenzo Spadafora ha affermato ieri in una nota: “Io avrò un incontro mercoledì in cui la Figc mi presenterà il protocollo, prevalentemente per gli allenamenti. Io oggi non do per certi né l’avvio del campionato né degli allenamenti il 4 maggio, se prima non esistono le condizioni per il Paese”. Più chiaro di così.

E ha pure rincarato la dose: “Lo sport non è solo il calcio e non è solo la serie A. La Serie A è una industria economica, ci concentriamo anche su calcio di Serie A. Dobbiamo capire se il calcio è pronto per la ripartenza con gli allenamenti, valuterò con molta attenzione, ma questo non deve dare l’illusione che riprendere l’allenamento vuol dire riprendere il campionato”.

Poi l’entrata a gamba tesa: “Io ricevo migliaia di messaggi di persone che vorrebbero andare in palestra o in piscina o fare attività motoria all’aperto, oggi limitata a pochi passi vicino casa. Quello che mi interessa è che riparta tutto lo sport, non solo il calcio di Serie A”.

Posso dirlo? Bravo Signor Ministro.

Campionato e diritti TV

Quindi tutto a posto e niente in ordine, o per meglio dire, in perfetto stile “…sono un italiano, un italiano vero”: il campionato riprenderà…però…

Personalmente, e credo di non essere il solo a pensarla così, non me ne può fregar di meno: altre e più importanti sono le emergenze che dovremo affrontare, e se il calcio non accompagnerà le prossime settimane, pazienza, ce ne faremo una ragione. Forse per sempre.

Resta il fatto, che il calcio sia un’industria, che fa girare enormi quantità di denaro, tra società quotate in borsa, contratti pubblicitari, diritti televisivi. Tra l’altro, sempre nell’Assemblea della Lega Serie A, i venti club hanno anche deliberato, all’unanimità, di dare alla Lega il mandato di salvaguardare i contratti con Sky e DAZN. Tradotto in parole più semplici: scordiamoci la trasmissione “in chiaro” delle eventuali partite.

Ci sarà davvero la ripresa?

Stadi chiusi al pubblico, superfluo forse sottolinearlo.

Naturalmente la ripresa, se ci sarà, prevederà stringenti misure di sicurezza per la salute dei giocatori, e del personale di accompagnamento. La Commissione Medica della FIGC, ha redatto un protocollo che prevede, tra l’altro che le società debbano avere a disposizione un centro sportivo, dove la squadra possa osservare un ritiro blindato, con regole di massima sicurezza, per non avere contatti con l’esterno. Quindi sarebbe necessario un centro sportivo, che permetta a giocatori, tecnici, sanitari, magazzinieri, di mangiare e dormire al suo interno.

…e il Torino FC…

Il Torino FC naturalmente questo centro sportivo non ce l’ha, insieme a Sassuolo, Sampdoria, SPAL e Brescia.

Forse per questo motivo Urbano Cairo e Massimo Cellino spingevano per la sospensione definitiva e l’annullamento del Campionato in corso. Poi hanno dovuto arrendersi alla maggioranza: chissà perché. Domanda retorica, ma fino a un certo punto.

In ogni caso, non è un momento di contingenza favorevole per il proprietario del Torino FC.

Tra un messaggio motivazionale, uno sfregamento di mani per gli affari che vanno a gonfie vele, una replica che si è rivelata un boomerang, una vertenza sindacale col CdR del Corriere e della Gazzetta, la popolarità dell’imprenditore di Masio è ai minimi storici.

Certo, non mancano i difensori più irriducibili, ma l’andamento del campionato, prima della sospensione, le uscite mediatiche del proprietario, e 15 anni di nulla conclamato, certo non contribuiranno a risvegliare attenzione e passione attorno a quello che una volta era il Toro.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.