Sperimentiamo con il cinema? Qualcosa di diverso con cinque film d’Avanguardia

Esistono così tanti generi cinematografici per la gioia di praticamente ogni appassionato di film, anche se a volte registi e sceneggiatori amano reinventare la ruota lanciandosi nel vuoto con qualcosa di sperimentale, o avanguardia, quel terreno sempre fertile e ricco di possibilità di innovazione e ricerca artistica.

Ovviamente queste opere a volte possono essere imperfette o anche fallimentari, ma cerchiamo di accogliere con un briciolo di ottimismo quelli che, nella grande e chiassosa arena della macchina macinasoldi dello spettacolo, azzardano ancora nuove angolazioni narrative, visive e sonore, spingendo un po’ più in là i confini tradizionali dell’espressione cinematografica.

Fin dai tempi del Movimento Dadaista degli anni ’20 e nell’Espressionismo tedesco, la settima arte ha continuato a evolversi senza sosta nel corso del tempo, influenzando generazioni dopo generazioni non solo tra gli appassionati del cinema d’essai, ma anche nel più popolare cinema di intrattenimento, grazie a registi geniali e innovativi come Akira Kurosawa o Alfred Hitchcock, Sergio Leone o Orson Welles, Pedro Almodóvar o James Cameron.

Noterete che ho citato alcuni di questi maestri che sono estremamente diversi tra loro per stile e temi trattati nelle loro opere, ma ognuno di loro ha contribuito a ridefinire il linguaggio cinematografico e a stimolare nuove forme di percezione visiva e narrativa attraverso l’uso innovativo di tecniche di ripresa, montaggio con cui manipolare la nostra immaginazione.

In questo articolo, esploreremo cinque film sperimentali che incarnano proprio questo tipo di innovazione e la creatività proprie dell’avanguardia di questo genere, offrendo al pubblico un’esperienza cinematografica fuori dagli schemi e ricca di quelle strane suggestioni che magari pochi conoscono e molti, molti di più potrebbero scoprire ed amare.

Mad God (2021)

Mad God 2021 movie

Iniziamo con uno dei piu’ grandi artisti della storia del cinema, specialmente commerciale, magari sconosciuto al pubblico di massa, ma il cui lavoro dietro le quinte ha contribuito a rendere unici e magici alcuni dei film piu’ amati e idolatrati proprio dalle masse.

Stiamo parlando di Phil Tippett, pioniere e mastro artigiano degli effetti speciali di grandi successi come la saga di Guerre Stellari, Robocop o Jurassic Park; passando poi alla regia con alcuni cortometraggi fantasy/horror e il divertente seguito del celebre Starship Troopers.

In questo caso, Tippett ritorna al suo amore primordiale girando una storia quasi interamente in stop-motion, ovvero muovendo manualmente le miniature dei personaggi e scenografie, fotogramma per fotogramma, per raccontarci il delirio senza senso e senza scopo di un futuro mondo post-apocalittico dominato dalla piu’ completa e incontrollabile follia.

Aprendo le danze con alcune pagine cariche di rabbia del Levitico, seguiamo la missione speciale di alcuni soldati mandati (giu’ dal cielo? da Dio in persona? non lo sappiamo) in missione suicida nelle profondita’ piu’ oscure di questo scenario da incubo, popolato da enormi macchinari dalla crudele e sanguinaria precisione e strane creature che si aggirano guardinghe nel terrore di essere uccise o divorate ad ogni istante.

Una missione impossibile che finisce infatti con la cattura del primo di questi soldati, “operato” da un medico folle che estrae dal suo corpo una “larva neonato” da offrire in sacrificio per perpetuare quello che sembra un ciclo infinito di morte e rinascita, distruzione e creazione.

Phil Tippett strega il pubblico con l’immaginario carnale e sanguinolento della sua vena creativa, raccontando la sua storia tramite immagini e quasi zero dialoghi in un esperienza tanto destabilizzante quanto affascinante, costruendo un universo incredibile da cui lo spettatore letteralmente non riesce a staccare gli occhi.

Last and First Men (2020)

Last and First Men 2020 movie

Dalle immagini cosi’ cariche della devastante energia di Phil Tippett, passiamo ora completamente all’opposto con una storia dove la narrazione avviene attraverso l’udito e non a caso un opera cosi’ unica e rara diretta dal compianto musicista islandese Jóhann Jóhannsson.

Mentre sullo schermo seguono senza sosta immagini di sculture, panorami e monumenti della vecchia Jugoslavia; la splendida voce della celebre attrice Tilda Swinton si presenta come un monito dal futuro per avvertire l’intera umanita’ di una imminente catastrofe.

Infatti, il Sole sta per morire e condannare quindi la nostra razza, che si dividera’ tra gli irriducibili che accettano il loro destino e non vogliono abbandonare la Terra; contro chi invece diventera’ un pioniere ed esploratore, volando nella sconosciuta immensita’ dello spazio per colonizzare nuovi pianeti.

Tuttavia, forse e’ impossibile fuggire abbastanza lontano dalle radiazioni mortali della nostra amata stella in agonia e non esiste un posto sicuro dove trovare riparo; mentre la nostra specie si scinde in diversi rami evolutivi differenziandosi nello sviluppo del corpo oppure la mente, seguendo la via della forza o quella della conoscenza e la cultura.

Un umanita’ che secolo dopo secolo non puo’ fare altro che accettare l’inevitabile conclusione della sua storia, alcuni con isterica codardia e altri celebrando addirittura il commiato alla nostra specie; mentre la dolce e triste voce della Swinton prova a convincerci di crederle anche se sa’ gia’ che sara’ tutto inutile.

Partendo da un romanzo di Olaf Stapledon, pioniere letterario del genere fantascientifico, Jóhann Jóhannsson comprime temporalmente la trama scegliendo con cura i capitoli piu’ toccanti e drammatici che vuole raccontarci.

Come tutti i film di oggi, stiamo parlando di un esperienza sperimentale e d’avanguardia che unisce le parole alla musica sullo sfondo di queste immagini cosi’ fredde e contorte, risultando molto diverso da un semplice audio/book su grande schermo.

Perfect (2018)

Perfect 2018 movie

Torniamo ora nel campo dell’eleganza e la pulizia visiva di un film (nonostante il titolo) narrativamente imperfetto e rarefatto che vive dello stile raffinato e allo stesso tempo disturbante delle sue immagini.

Una strana storia nata dalla mente di Eddie Alcazar, sceneggiatore e regista sospinto dalla fama del collega Steven Soderbergh, pennellando un suggestivo ritratto della “classe privilegiata” dei giovani rampolli delle ricche famiglie del futuro.

Nonostante la premessa, tutto comincia con il brutale omicidio da parte del giovane protagonista, l’adolescente confuso e arrabbiato Vessel, che si sveglia affianco al corpo martoriato della sua fidanzatina; un episodio che capiamo non essere un caso isolato quando lui confessa tutto a sua madre.

Per aiutarlo ad uscire dallo stato di incoscienza che saltuariamente lo porta a questi scoppi di violenza, sua madre lo invita a farsi “correggere” in un riservato cottage/albergo isolato nelle montagne.

Un luogo per pochi eletti che funge anche da laboratorio/clinica genetica dove, giorno dopo giorno, la personalita’ e l’indole violenta del ragazzo verranno riprogrammati sostituendo (letteralmente) pezzi della sua mente e del suo corpo.

Il ragazzo mal sopporta l’isolamento e gli altri partecipanti al programma; inoltre le cose peggiorano ulteriormente quando si innamora della affascinante Sarah, problematica ragazza che e’ gia’ avanti nelle cure e quindi non restera’ molto in sua compagnia.

Sempre piu’ alienato dalla realta’, Vessel cio’ nonostante desidera cambiare e raggiungere quella “perfezione” estetica e morale che si suppone faccia parte del suo DNA e status superiore.

Eddie Alcazar gestisce con inquietante perfezione estetica la crescita della progenie dell’elite dei potenti, ossessionata dalla vacua perfezione estetica e una filosofia culturale incomprensibile e grottesca.

Insomma, un film che e’ un viaggio nella mente umana che non garantisce gioia o soddisfazione, ma merita comunque di essere sperimentato come l’avanguardia di un futuro che sta arrivando.

Arca Russa (2002)

Russian Ark 2002 movie

Con il prossimo film, arriviamo all’opera piu’ conosciuta tra queste poco conosciute sperimentazioni d’avanguardia. 

Il grande regista Aleksandr Sokurov porta avanti il suo stile visivo unico e le sue riflessioni sulle tradizioni russe con un intero piano sequenza di un’ora e mezza dentro il Palazzo dell’Hermitage a San Pietroburgo, dove la telecamera volteggia con abilita’ sopraffina raccontando a passo di danza oltre due secoli di storia della vecchia Madre Russia.

A fare da cicerone all’operatore di macchina (e quindi anche a noi spettatori) e lo snob e logorroico marchese De Custine, che ci porta per mano di sala in sala in questo grande museo del potere al di sopra del popolo, quella facciata di opulenza che da sempre si erge al di sopra dei drammi della gente comune.

Dall’Imperatore Alessandro allo Zar Pietro il Grande, rileggiamo in chiave (forse anche troppo) aristocratica l’eredita’ culturale e morale dell’immenso impero russo; mentre il nostro sguardo vaga in questo continuo affluire di centinaia di comparse, musicisti e ballerini che hanno contribuito a realizzare quest’opera cosi’ titanica e inimitabile.

E’ impossibile non subire il fascino del susseguirsi dei monarchi dietro gli sfarzosi costumi e la precisione stilistica negli splendidi interni dell’Hermitage; isolati nel freddo vuoto dell’aristocrazia che ovviamente temeva la rivoluzione che soffiava inarrestabile come il vento delle steppe nel finale.

Sokurov prova nuovamente di essere un cineasta sperimentale che continua a esplorare nuove tecniche e approcci narrativi nei suoi film, invitando lo spettatore a riflettere su questioni di importanza universale con una visione critica e d’avanguardia del passato e del presente.

Probabilmente e’ l’opera piu’ conosciuta tra i palati piu’ fini della settima arte, ma anche in questo caso riguardarlo e’ d’obbligo per andare a trovare quei piccoli dettagli o personaggi storici che potrebbero sfuggire a una prima visione.

Il Processo (1962)

The Trial 1962 movie

Come sempre voglio concludere coi fuochi d’artificio e non potrei lasciarvi in mani migliori che quelle di un gigante del cinema come Orson Welles, la cui tecnica e inimitabile immaginativa portano alle stelle il gia’ brillante romanzo del geniale Franz Kafka.

Un film che io ho amato anche piu’ dell’idolatrato (giustamente) Quarto Potere, dove Welles si sbizzarisce a narrare l’epopea metaforica/giudiziaria di Josef K, uomo comune che finisce nell’abisso senza fondo della burocrazia che lo mette sotto processo senza apparente motivo.

Incapace di capire cosa lo abbia messo al centro del palcoscenico, Josef si affida all’inquietante avvocato Hastler (interpretato dallo stesso Welles) per cercare di capirci qualcosa; soltanto per poi scoprire di essere finito in una gabbia ancora peggiore dove i clienti diventano praticamente schiavi supplicanti ai piedi del suo letto.

Welles utilizza una serie di tecniche visive per creare un’atmosfera cupa e claustrofobica che permea nei set degli intricati e labirintici uffici del sistema giudiziario, oltre che la scelta quasi “ecclesiastica“, tanto surreale quanto opprimente, dei costumi e dell’illuminazione.

Scelte che non arrivano per caso ma accentuano il senso di confusione e paranoia del protagonista, sospeso nel caos e l’incertezza del suo destino e perfino una morbosa relazione con l’infermiera/aiutante di Hastler, la conturbante e sexy Romy Schneider.

Ovviamente nella sua opera Franz Kafka non vuole solo esplorare gli abissi della psiche umana quando e’ schiacciata oltre al limite, ma è anche una critica feroce alla crudelta’ senza volto della burocrazia e l’infamia della giustizia corrotta; arrivando all’estremo che perfino i poliziotti che arrestano il povero Joseph finiscono sotto processo.

Entriamo e usciamo dalle mille stanze di questa storia come se fosse un sogno, seguendo quella non-logica tipica degli incubi dove noi corriamo tanto piu’ lentamente tanto quanto la minaccia oscura ci e’ ormai addosso senza tregua.

Per quanto vi riguarda, invece, questi film sperimentali e d’avanguardia sono un sogno da godere o un incubo di noia da sopportare? Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti e se magari avete qualche titolo da suggerire che potrei aggiungere a questa lista. Se poi non ne avete mai abbastanza di cinema e volete ulteriori consigli su quali film guardare, vi invito come sempre a visitare il mio sito personale:

logo di fabioemme

LEGGI ARTICOLI SIMILI:

Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!