A Palazzo San Francesco di Domodossola, c’è ancora tempo fino al 7 gennaio per il Gran Teatro della Luce. Un’ esposizione di opere tra il Seicento e il Novecento, da Gerrit Van Honthorst a de Chirico e tra Tiziano e Renoir. Un suggestivo percorso d’arte che, in circa 45 opere, ci trasporta dal lume di candela alla rivoluzione della luce elettrica. Un’occasione unica per ammirare capolavori difficilmente visibili al pubblico perché spesso appartenenti a collezioni private. I dipinti presenti, diversi per epoca e stile, evidenziano il cambiamento dell’utilizzo della luce e la sua diversa resa tecnica.
La mostra è allestita e organizzata dai Musei civici “Gian Giacomo Galletti” in Palazzo San Francesco a Domodossola, curata da Antonio D’Amico e Federico Troletti con il patrocinio della Regione Piemonte. E’ realizzata dal Comune di Domodossola in collaborazione con la Fondazione Angela Paola Ruminelli e il Museo Bagatti Valsecchi di Milano.
La luce e il colore tra Tiziano e Renoir
Attraverso secoli e nazioni i dipinti allestiti nelle navate di Palazzo San Francesco creano, grazie anche alle suggestioni dell’illuminazione e delle quinte sceniche, incredibili effetti di luce. Un innovativo percorso luminoso che utilizza anche i materiali dell’Ossola, come la pietra di serizzo, e che accompagna il visitatore in una ‘meditazione’ guidata per gli occhi e per la mente. Tiziano, Van Dyck, Ippolito Caffi, Gaetano Previati e Renoir sono solo alcuni dei grandi nomi degli artisti in mostra che prenderanno parte a questo viaggio. Una luce quindi testimone dello scorrere del tempo, ma indagata anche nella sua portata tecnologica.
Un percorso d’arte tra rappresentazioni di paesaggi e visioni a lume di candela fino ad arrivare alla luce elettrica, l’artificio luminoso che proprio nella Val d’Ossola trova la sua consacrazione in quanto territorio ideale per la costruzione delle centrali idroelettriche.
I dipinti a lume di candela
Nella prima sezione sono collocati i dipinti “ a lume di candela ”, tele in cui la luce di tizzoni e candele è protagonista assoluta e dominante. Raffinate opere di artisti seicenteschi fiamminghi come Gherardo delle Notti, Adam de Coster e Trophime Bigot dialogano con il Contadino che accende una candela con un tizzone ardente, realizzato da Angelo Inganni nel 1850 (Fondazione Cariplo), ma anche con una silente Natura morta di Giorgio de Chirico che restituisce un valore simbolico della luce nel Novecento.
Tra le opere di arte sacra troviamo l’intenso Cristo morto sorretto dagli angeli di Paolo Piazza (collezione Banco BPM), la struggente Deposizione di Cristo nel sepolcro di Tiziano (Pinacoteca Ambrosiana di Milano) e, tra gli altri, il caravaggesco Cristo alla colonna di Mattia Preti di collezione privata.
La luce nella natura
Il percorso continua con la sezione dedicata alla luce nella natura in un trionfo di paesaggi lacustri e montani dove le opere di Ippolito Caffi, Domenico Induno e Angelo Morbelli rappresentano le diverse luminosità nella giornata e nelll’alternarsi delle stagioni, Presenti anche, esposte per la prima volta, grandi tele dedicate al paesaggio ossolano, in cui i riflessi dell’acqua riproducono le luci tipiche della vallata.
Questa sezione vede due opere della storia dell’arte italiana ed europea che restituiscono il valore della luce naturale in maniera sorprendente. La pittura divisionista di Pellizza da Volpedo in Panni al sole (collezione privata), e Le lavandaie a Cagnes di Pierre-Auguste Renoir.
Un gruppo di opere dell’Ottocento e del Novecento vedono invece protagonista una luce drammatica e portavoce di emozioni: La morte di Cleopatra, dipinta da Achille Glisenti (Musei Civici di Brescia), e le tele di Gaetano Previati, Giovanni Sottocornola e Giuseppe Mascarini. E poi la luce che plasma corpi in un’esaltazione in bilico tra sensi e anima di Giuseppe Molteni in Soccorso ad un rovescio di fortuna.
Le centrali idroelettriche della Val d’Ossola
Una sezione dell’esposizione è infine dedicata alle conquiste tecnologiche più rivoluzionarie per la storia dell’uomo e che celebra così anche la storia della Val d’Ossola. In questo territorio, ideale per la costruzione delle centrali idroelettriche, sono nate alcune tra le centrali più belle e produttive, dei veri e propri gioielli di architettura del Novecento che rivivono nel materiale d’archivio di Enel Green Power. Rarissime fotografie retroilluminate, piccoli macchinari, un plastico in lamelle di legno permettono di ricostruire la storia di questi edifici così importanti per l’Ossola e per la produzione energetica del Paese.
La mostra è realizzata grazie al sostegno di Findomo, Palissandro Marmi – Gruppo Tosco Marmi, Ultravox, Enel Green Power, Domocentro by Spinella & Tamini, Colorificio VR, Mac Impianti, Studio Specialistico ABC, Adi – International Chips.
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