“Yellowstone” la serie TV di Sky che ha riscritto il genere western

Dopo lo strepitoso successo delle prime due stagioni, tornano le avventure di John Dutton & Family, nella saga di “Yellowstone” targata Paramount Network, diffusa in Italia da Sky Atlantic.

La prima stagione è andata in onda in Italia, tra marzo e aprile del 2020, mentre la seconda è stata trasmessa nello scorso mese di settembre. Ai nastri di partenza la terza stagione, che il 29 gennaio e che durerà fino alla fine di febbraio.

Ambientata nello stato del Montana (USA), racconta le vicissitudini di una famiglia di allevatori, gestita dal padre-padrone, John Dutton appunto, personaggio interpretato da Kevin Costner: intrighi, soldi (tanti soldi), giochi politici, vicissitudini famigliari, e cowboys sono gli ingredienti di una saga, tipicamente american style, che, con i dovuti distinguo, ricorda da vicino una serie TV cult degli anni ’80, naturalmente “Dallas”.

Dallas

Credo che tutti, almeno una volta nella vita, abbiano assistito alle gesta della famiglia Ewing: J.R. (Larry Hagman), il fratello Bobby (Patrick Duffy), l’eterno nemico-rivale Cliff Barnes (Ken Kercheval), sono diventai personaggi mitici dell’immaginario collettivo.

Petrolio, giochi di potere (spesso sporchi, molto sporchi), eredità contese, tradimenti reciproci, senza dimenticare il mitico “Southfork Ranch”, hanno tenuto col fiato sospeso, e inchiodato davanti al teleschermo milioni di telespettatori in ogni angolo del mondo.

Una serie durata ben tredici anni, per un totale di 357 episodi, che non ha mai cessato di stupire tra colpi di scena, suspense e mistero: come dimenticare l’attentato alla famiglia Ewing per mano di Angelica Nero (Barbara Carrera), nell’ottava stagione, trasformatosi, all’inizio della stagione seguente, in un brutto sogno? Un cliffhanger passato alla storia.

Volendo fare una retrospettiva, la serie ambientata in Texas, era da considerarsi poco più di una soap opera: gli argomenti trattati, soprattutto il modo con cui sono stati trattati all’epoca, trent’anni dopo, fanno quasi sorridere. Tempi che cambiano, modi di fare fiction che cambiano, radicalmente.

sky serie tv yellowstone - il manifesto che vede kevin costner in primo piano, cappello chiaro da cowboy, appoggiato a una staccionata can la pisola in mano
“Yellowstone” -serie TV – Sky Atlantic

Yellowstone

Il leitmotiv della serie TV Sky Atlantic è tutto sommato semplice, e in parte condivisibile, mutatis mutandis, con “Dallas”, e le varie rivali dell’epoca, tipo “Dinasty” o “Falcon Crest”: il più grande ranch degli Stati Uniti è minacciato da costruttori a caccia di terreni, in continuo conflitto con l’adiacente parco nazionale e con la locale riserva indiana.

Semplice, no? Per niente.

In “Yellowstone” si uccide, si occultano cadaveri, si rapiscono bambini, e si usano le maniere forti per risolvere qualunque tipo di problema.

Confermo: tempi che cambiano, modi di fare fiction che cambiano.

La violenza, per nulla latente, aleggia sulle prime due stagioni, e lascia prevedere che anche la terza possa seguire lo stesso canovaccio: John Dutton (magistralmente interpretato da Kevin “Balla coi lupi” Costner), è un patriarca rude, duro, poco disponibile al dialogo, autoritario, forse sotto, ma proprio sotto, dal cuore tenero, e non solo verso il nipotino Tate.

Patriarca rude soprattutto nei confronti dei figli: Jamie (Wes Bentley), avvocato per obbligo, vile e sottomesso, Beth (Kelly Reilly), disinibita, acida, stronca carriere per professione, e Kayce (Luke Grimes), la pecora nera di famiglia, veterano di guerra, sempre in mezzo ai casini.

Yellowstone sky serie tv - paramount network - la famigliaDutton
Yellowstone – Sky Atlantic – Paramount Network

Urban Cowboys

Panorami mozzafiato, tra Montagne Rocciose e Grandi Pianure, mandrie che migrano, cappelli Stetson a tesa larga, cavalli, pistole, mandriani e nativi americani.

Ma siamo lontani anni luce dai personaggi dipinti nei film “western” di John Ford, dove gli “indiani” erano i cattivi e le “giacche azzurre” i buoni. La serie Tv diretta da Taylor Sheridan, è molto più vicina agli spaghetti-western di Sergio Leone.

In “Yellowstone” le ombre rosse cercano in tutti i modi di riprendersi quanto portato via dall’uomo bianco due secoli prima, e i cowboys sono più simili ai personaggi interpretati da Clint Eastwood, piuttosto che a quelli di John Wayne.

Senza dimenticare affaristi californiani senza scrupoli, attratti dal business, in questo caso, la costruzione del più grande casinò del mid-west, proprio nelle vicinanze del ranch.

Un mix esplosivo che ha sancito il successo di una serie arrivata alla terza stagione, dove continuano intrighi e violenze, e dove stavolta è lo spettro di un aeroporto a minare l’esistenza del ranch stesso.

Tranquilli: è già stata sottoscritta la realizzazione di una quarta serie, ed è allo studio una quinta stagione. “Yellowstone” ci farà compagnia ancora per un bel pezzo.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.