2022: alla scoperta della felicità con la formula nordica

Con l’arrivo del nuovo anno la nostra mente si inerpica in una serie di propositi e di auspici che hanno come fine ultimo lo stare meglio, avere una vita più serena, liberarci dalle angosce quotidiane e se chiedessimo a qualcuno, quale sia il suo desiderio per l’anno che verrà, il 2022, la sua risposta sarebbe, senza rischiare di venire smentiti, essere felice!

La felicità non è una destinazione ma un viaggio

In questo vecchio aforisma c’è una verità inconfutabile, non possiamo pensare di arrivare ad essere felici, se non impariamo ad esserlo giorno per giorno, ora per ora, momento per momento. Dalla notte dei tempi filosofi e poeti si sono interrogati sul come riuscire ad intraprendere quel viaggio, fornendo percorsi diversi, ma quello che a mio avviso sembra più interessante, viene dalla  Danimarca: si tratta dalla hygge.

L’origine della parola

L’etimologia di questo termine appare incerta, in bilico tra la parola germanica “hyggja”, ovvero sentirsi soddisfatti e quella norvegese “hugge”, cioè abbracciarsi, ma ciò che è certo, è che questo fonema è presente in Danimarca da più di 200 anni e compare in maniera ricorrente nella letteratura dalle fiabe di Hans Christian Andersen alle poesie di Jeppe Aakjær.

Il significato

Difficile rendere con una parola il senso della hygge. Potremmo tradurlo con il sostantivo “intimità”, o ancora “calore”, o meglio “accoglienza”. Secondo l’enciclopedia Treccani si tratta di una “condizione di benessere psicologico, emotivo, ambientale, caratterizzata da una serena disposizione d’animo verso la realtà”. Per l’antropologo Jeppe Linnet riguarda un’attenzione particolare alla casa, contraddistinta da sicurezza, vicinanza e stabilità, mentre per la scrittrice Helen Russell, è la totale assenza di cose che potrebbero infastidire o ferire emotivamente.

Ecco la hygge è anche questo!

Ma non solo, è la consapevolezza della quotidianità vissuta attimo per attimo, gustandone i dettagli. Oggi, che il termine è arrivato sui social e sulla stampa di grande divulgazione, viene fotografato come il gusto di stare a letto mentre fuori la pioggia batte sui vetri, o il piacere di una cioccolata calda, una doccia rigenerante dopo una giornata di lavoro, un maglione di lana fatto a maglia e indossato avanti ad un camino, o semplicemente un libro ed un bicchiere di vino mentre fuori nevica.

La luce

In un paese dove d’inverno ci sono fino a 19 ore di buio, una delle costanti è la luce. La luce delle candele. Candele tradizionali, non profumate, perché queste ultime vengono interpretate come qualcosa di artefatto, di falso, di non assonante con l’essenza. La Danimarca bruсiа рiù саndеlе рrо сарitе di tuttа l’Еurора nеllа suа glоbаlità. basti pensare che оgni dаnеsе consuma сirса sеi сhili di сеrа di саndеlа оgni anno e quasi il 50% della popolazione ne accende almeno una durante l’autunno e l’inverno. A dicembre, poi, l’utilizzo viene triplicato ed in ogni abitazione c’è la kаlеndеrlys, un cero con ventiquattro lineette, che segna i giorni che mancano a Natale

4 maggio

E’ il giorno in cui si celebra la festa della luce (lysfest). E’ usanza porre delle саndеlе alle finеstrе in ricordo della liberazione dall’occupazione nazista. Quella data corrisponde al momento in cui tornò la luce, dopo i blackout temporanei imposti dai tedeschi per impedire agli aerei nemici un agevole volo.

Il Tempo

Hygge è anche un utilizzo diverso del Tempo. Questa straordinaria risorsa che spesso dilapidiamo inconsciamente, è al centro della filosofia danese. Vietati computer, smartphone e televisori si ritorna a guardare negli occhi il partner, a scoprirne i dettagli nella penombra di una candela, ad individuarne il profumo che ha lasciato su una coperta stesa per terra. Si fa l’amore con un libro per il piacere che solo il contatto fisico con la carta riesce a dare. Si condivide una tazza di cioccolata calda con l’amico di sempre, parlando di tutto per coccolarsi il cuore ancora un po’.

Il Viaggio

Hygge è un viaggio all’interno della propria Anima, rincorrendo un pallone su un prato, camminando adagio in un bosco, dondolandosi a ritmo su un’altalena. E’ un tragitto a ritroso, alla ricerca di quel bambino interiore da tenere per mano e portarlo tutti i giorni in ufficio, per prendere le cose così, viverle soltanto, perché dopotutto non sono né bene né male, sono e basta!

L’abbraccio

Hygge è toccare, tatto, pelle, abbraccio, carezza, fisicità. E’ un mondo da esplorare con le mani. E tutto questo a livello ormonale significa rilascio continuo di ossitocina: l’ormone dell’attaccamento, dell’amore, della fedeltà. Per comprendere l’importanza del contatto fisico basti pensare che ricerche effettuate per decenni negli orfanotrofi, hanno evidenziato quanto questo sia importante, poiché i bambini che hanno un’alimentazione adeguata ma privati di un costante apporto di sollecitazioni tattili quali sfioramenti, carezze, abbracci, dimagriscono irrimediabilmente in quanto si è visto una correlazione precisa tra contatto fisico e produzione dell’ormone della crescita.

Gente felice

Il 2012 è l’anno in cui è stato stilato il primo Rapporto Mondiale sulla Felicità, che classifica 156 Paesi in base alla percezione che i propri abitanti hanno del proprio stato di benessere. Da questa indagine emerge che le nazioni del Nord Europa sono una sorta di Paradiso Terrestre, in quanto la Danimarca è stata in testa alla classifica nel 2012, 2013 e 2016, la Norvegia nel 2017 e la Finlandia nel 2018, 2019 e 2020. Aspettiamo il 20 marzo 2022, Giornata Mondiale della Felicità, per sapere come è andato l’anno che si conclude oggi.

Road map

E allora lasciamoci andare a questa filosofia nordica, viviamo con una consapevolezza zen la nostra giornata, facendo le cose che ci fanno stare bene e stando bene nelle cose che facciamo, perché dopotutto come scriveva Friedrich Nietzsche: “Di poco è fatta la miglior felicità”.

Dr. Rocco Berloco
Dr. Rocco Berloco
Rocco Berloco, medico chirurgo, specializzato in Medicina Generale, esperto in Omeopatia con iscrizione presso l’Albo dell’Ordine dei Medici di Bari. In quanto omeopata tratto i disturbi pediatrici, le allergie, le problematiche ginecologiche, tutte le patologie funzionali dell'intestino, ma in special modo mi occupo di ansia, di depressione, di attacchi di panico, ma anche di supportare il soggetto oncologico con medicinali omeopatici, per antagonizzare gli effetti collaterali della chemio e radioterapia. Da sempre mi piace pensare che basta poco per trasformare la sofferenza in un sorriso, che la Medicina sia Una e comprenda varie sfaccettature e che la sua Mission sia quella di aiutare le persone a Cambiare, a diventare migliori, a lasciarsi alle spalle sofferenze e traumi, perchè non si deve curare la Malattia, ma guarire l'Uomo. Cerco di avvicinarmi alle emozioni, di riuscire a parlare loro e farle fluire in modo da rendere le persone libere da quegli schemi e da quelle convinzioni limitanti che ne bloccano i comportamenti. Lavorare per il cambiamento significa scrollarsi di dosso pattern negativi ed abitudine non ecologiche. E tutto questo si può fare attraverso i medicinali omeopatici, attraverso i fiori di Bach (ma anche altre essenze floreali) e i fitoterapici. Ma non solo. A volte non basta, bisogna scendere in profondità, scrostare la rabbia, vivere diversamente il Tempo, il passato di cui non ci si riesce a liberare ed il futuro che è sempre un passo davanti. Bisogna imparare a restare nell'attimo, nel qui ed ora, nel hic et nunc, bisogna fermarsi semplicemente nel Presente. A volte è fondamentale il lavoro profondo con la pnl (programmazione neurolinguistica) per prendere finalmente consapevolezza dei propri Talenti, per far riaffiorare la propria autostima. Ma a volte c'è bisogno anche creare un percorso, trovare la strada, fissare gli obiettivi, identificare la propria Mission, attraverso una Vision personalizzata. Ecco perchè diventa fondamentale il coaching! Ma spesso il tassello decisivo è nel nostro intestino, perchè l'asse intestino-cervello muove tanti neurotrasmettitori, tante citochine, tante endorfine, e perchè andando a ritroso la stragrande maggioranza delle patologie si struttura su quella che gli anglosassoni chiamano "leaky gut syndrom" in Italia meglio conosciuta come permeabilità intestinale. E allora prendiamo coscienza del ruolo fondamentale del microbiota, e che i probiotici non sono tutti uguali, e che un intestino sano fa persone sane.