Il paguro: genio del riuso marino, traslocatore instancabile e coinquilino di attinie. Scopri dove vive, cosa mangia e perché non va raccolto.
Quando passeggiamo in riva al mare, potremmo imbatterci in una piccola conchiglia che si muove da sola: è il paguro, un abitante curioso e affascinante del mare. Ma non lasciamoci ingannare dalle sue dimensioni o dal suo aspetto buffo: dietro quella che sembra una creatura semplice, si nasconde un’intelligenza che elabora strategie di sopravvivenza raffinate ed evolute.
Ladri di case
Il paguro è un crostaceo decapode, cioè con dieci zampe, parente stretto di granchi e aragoste ma, a differenza dei suoi cugini, ha un grosso problema, non ha il carapace: il suo addome è molle, vulnerabile e, soprattutto, esposto ai pericoli. Per proteggersi, ha ideato una strategia davvero brillante: infilarsi dentro una conchiglia vuota e abbandonata da una lumaca di mare. Insomma, va in giro in cerca di “case” disabitate e le occupa. Ma attenzione, non is accontentano di una sistemazione qualunque: i paguri valutano il peso, la forma, la robustezza e persino l’odore della conchiglia prima di occuparla. Alcuni sono talmente selettivi che rifiutano anche gusci apparentemente perfetti se presentano difetti strutturali o fessure.
C’è però un problema: quando crescono la casa può diventare troppo piccola per le sue dimensioni.
Quindi, quando diventano troppo grande, abbandonano la “vecchia casa” e si mettono alla ricerca di una nuova conchiglia più spaziosa. Non sempre è facile trovarla, e a volte tra paguri scoppiano vere e proprie “trattative immobiliari” con spinte, scambi e persino furti. Alcune specie vanno oltre: decorano la loro conchiglia con spugne o alghe incrostanti che migliorano la mimetizzazione e aggiungono protezione chimica o meccanica.
Crostacei…senza crosta!
A differenza dei granchi, che hanno un corpo simmetrico e appiattito, i paguri sono asimmetrici: il loro addome si sviluppa lateralmente, adattandosi perfettamente alla spirale interna della conchiglia che occupano. Le zampe posteriori, poco visibili, servono a “ancorarsi” all’interno del guscio, mentre le chele anteriori sono spesso diverse tra loro: una più grande per difendersi e bloccare l’entrata della conchiglia, l’altra più piccola e agile per manipolare il cibo.
Questa morfologia così peculiare è il risultato di milioni di anni di evoluzione, che ha spinto i paguri a specializzarsi nel vivere con un corpo non corazzato in un mondo pieno di predatori.
Ecco perchè il loro di stile di vita è davvero singolare, come è singolare dove abitano, cosa mangiano. E sono singolari anche i loro amici.


Dove vivono i paguri?
I paguri si trovano quasi ovunque ci sia acqua salata (e talvolta anche dolce). Si incontrano sulle coste rocciose del Mediterraneo, nelle lagune, nei porti, sulle barriere coralline tropicali, nei fondali fangosi o sabbiosi e persino nelle profondità oceaniche. Alcune specie si spingono fino a 5000 metri sotto il livello del mare.
Alcune specie vivono a pochi centimetri dalla battigia, altre si spingono a profondità notevoli.
In ambienti caldi e umidi, esistono persino paguri terrestri, come i paguri del genere Coenobita, capaci di respirare attraverso branchie modificate che funzionano anche fuori dall’acqua. Tra questi, il più celebre è il Birgus latro, noto come granchio del cocco, che vive in foreste costiere e può arrampicarsi sugli alberi. Ma anche queste specie, per riprodursi, devono tornare periodicamente al mare, a dimostrazione del legame indissolubile con l’ambiente marino.
Cosa mangiano?
Il paguro non è schizzinoso. È un onnivoro e si adatta a quello che trova: piccoli resti organici, alghe, molluschi, pezzi di animali morti. Alcune specie si specializzano nella caccia a piccoli invertebrati, mentre altre si limitano alla raccolta di detriti. La loro alimentazione varia molto in base all’habitat.
Dal punto di vista alimentare, il paguro è uno dei grandi opportunisti del mare. Si nutre di quello che trova: avanzi di animali morti, piccoli molluschi, vermi, alghe e detriti organici. È quindi un detritivoro, cioè un animale che ricicla la materia organica. In pratica, è lo spazzino del mare. Questo lo rende fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi: pulisce i fondali, riduce la decomposizione incontrollata e rende disponibili nutrienti per altri organismi.
In alcuni casi, i paguri si associano a spugne o anemoni che, oltre a fornire protezione, attirano frammenti di cibo con i loro tentacoli o flussi d’acqua filtrante. Il paguro può approfittarne, instaurando un’alleanza perfettamente equilibrata.
Riproduzione e ciclo vitale
La riproduzione avviene quasi sempre in acqua. I maschi cercano le femmine seguendo segnali chimici e visivi. Dopo l’accoppiamento, la femmina incuba centinaia (a volte migliaia) di uova sotto il suo addome, protette dalla conchiglia. Quando le uova si schiudono, liberano piccole larve planctoniche chiamate zoee, che nuotano liberamente nel mare per settimane, nutrendosi di fitoplancton.
Durante la crescita, le larve attraversano diverse fasi (zoea, glaucothoe) prima di diventare giovani paguri. Una volta acquisita la forma definitiva, trovano una micro-conchiglia e iniziano la loro vita bentonica. È in questa fase che comincia la famosa serie di “traslochi”, destinata a durare per tutto il resto della vita.
I paguri e i loro strani amici
Alcuni paguri instaurano relazioni davvero sorprendenti. Ad esempio, ospitano sulla loro conchiglia una o più attinie, animali simili a piccoli anemoni. Le attinie difendono il paguro dai predatori con i loro tentacoli urticanti, mentre in cambio ricevono avanzi di cibo e spostamenti che le portano in zone sempre nuove. È una forma di simbiosi perfetta, dove ognuno trae vantaggio dall’altro. Un piccolo capolavoro della natura.
In alcuni casi, i paguri coltivano attinie come se fossero piante da giardino: se si spostano in una nuova conchiglia, prendono con sé la vecchia attinia e la trasferiscono nel nuovo “alloggio”. Una forma di cura e strategia che suggerisce capacità cognitive tutt’altro che primitive.
Come riconoscerli (e che fare se li troviamo)
Riconoscere un paguro non è difficile: basta osservare il modo in cui si muove. Se una conchiglia cammina in modo incerto e si ritrae al minimo segnale di pericolo, probabilmente c’è un paguro dentro. Si distinguono anche per le chele: spesso una è più grande dell’altra, usata per difendersi o chiudere l’apertura della conchiglia.
Se trovi un paguro sulla spiaggia, magari dopo una mareggiata, resistete alla tentazione di prenderlo in mano, perché lo spaventate. Del resto, immaginate di camminare tranquillamente sulla spiaggia e una creatura gigante vi prende dal colletto per tirarvi su. Per il paguro, la sensazione è la stessa. Al massimo, se pensate che sia in difficoltà, restituitelo al mare.
Osservare un paguro sulla spiaggia, invece, può essere un momento emozionante, soprattutto per i bambini. Ma bisogna ricordare che si tratta di un essere vivente fragile e legato al suo ecosistema.
Portarlo via è fortemente sconsigliato, non solo per motivi etici, ma perché è vietato e vi spiego perchè.


È reato raccogliere paguri?
Si. Senza se e senza ma. È reato. I paguri, come altri organismi marini, sono tutelati dalla normativa sulla biodiversità costiera: raccoglierli, trasportarli o tenerli in cattività è reato, punibile con sanzioni e, a seconda dei casi, con il carcere. Lo dice il nostro Codice penale.
L’azione di imprigionare meduse, molluschi, polpi, granchi e paguri nel secchiello equivale a una vera e propria tortura per la legge italiana. L’Enpa da anni, in questo periodo di vacanze, lancia appelli e richiama l’attenzione sui comportamenti adottati sulle spiagge da molti turisti.
Il solo fatto di catturare un animale è già di per sè una violenza sull’animale.
Lo dice l’articolo 544 bis e ter del nostro Codice Penale.
Art. 544 bis:”Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni“.
Art. 544 ter:”Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologicheè punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro“. Questi animali fanno parte di un ecosistema delicato e fondamentale per l’equilibrio marino. Inoltre, alcune specie di paguro sono protette. Prelevarli dalla loro conchiglia o dal mare costituisce un illecito ambientale, anche se commesso in buona fede.
Foto copertina di Thawathai Seangsai da Pixabay
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