Angelo Gualtieri: “Il Polemista, quattro anni di incazzature”

Con pacata ironia, lucidità e un tocco di sana ferocia, senza fare sconti a nessuno, Angelo Gualtieri traccia un affresco a tinte scure del Belpaese e racconta fatti e vicende degli ultimi quattro anni, mettendo in evidenza come i media hanno manipolato l’informazione tagliandola con l’accetta e commentata a senso unico. Diversi sono i riferimenti ai mostri del talk show, ai conduttori televisivi, passando per giornalisti e opinionisti senza disdegnare i populisti e sovranisti di casa nostra. Una certa attenzione è rivolta anche nei confronti dei virologi che sono diventati le “star” del piccolo schermo.

Il libro di Angelo Gualtieri è molto intenso ed espone delle idee precise in merito al panorama attuale legato a politici e personaggi noti…siamo davvero curiosi di saperne di più…

Angelo, se il libro lo scrivessi oggi, cosa toglieresti e  cosa aggiungeresti?

Angelo Gualtieri, Il Polemista

Toglierei il capitolo “ L’Icona”, dove si parla di Caterina Caselli. L’ex casco d’oro mai è stata nelle mie corde e, soprattutto, non mi è piaciuto come è stata rappresentata dal  direttore de “ Il Resto del Carlino”.  Il capitolo si chiude con un battuta ironica che può far sorridere e che, in qualche modo, riguarda anche  il consorte: il noto industriale discografico Piero Sugar. Purtroppo, costui, recentemente, sia  passato a miglior vita e quando ne sono venuto a conoscenza il libro era già stato pubblicato, quindi mi sarebbe stato impossibile intervenire. Oggi, quel racconto non lo scriverei oppure lo modificherei perché  qualsiasi forma di ironia, anche la più gradevole, fa a pugni con la morte.

Moltissimi sono  i personaggi di cui avrei preferito non parlare: il primo è  Toni Capuozzo. Il noto giornalista-scrittore e inviato di guerra è  transitato disinvoltamente dalle file di Lotta Continua ai cieli televisivi di Mediaset.

Adesso si racconta che, forse per conferire un tocco di classe alla sua fulgida carriera, sia abbastanza vicino a Casa Pound, anche se lui smentisce. Ebbene, il barbuto inviato del Biscione ha sollevato dubbi sul massacro di Bucha, perpetrato dai soldati russi, che hanno lasciato sul campo oltre un migliaio di vittime – molte delle quali civili -, rinvenute con le mani e i polsi legati  dietro la schiena. Tuttavia, l’uomo, invece di cospargersi il capo di cenere,  continua ad impazzare nelle reti Mediaset e a rilasciare interviste ai giornali. Evidentemente, la vergogna non fa parte del suo repertorio.

 Il secondo è Domenico De Masi, professore emerito di sociologia  del lavoro e ideologo del Movimento Cinque Stelle.

Sarò anche prevenuto, ma la facoltà di sociologia, per quanto mi riguarda, evoca cattivi pensieri. Per esempio, lauree facili e  genesi delle Brigate Rosse. Ebbene, questo loquace individuo ha allegramente dichiarato che al Presidente del Consiglio stava sulle scatole Giuseppe Conte. Mario Draghi, addirittura, avrebbe chiesto a Beppe Grillo di estrometterlo dalla carica di presidente del movimento pentastellato. Prima Draghi, poi Grillo, hanno negato questo particolare ma, intanto, la visibilità di De Masi è aumentata a dismisura e i talk show hanno fatto a gara per ospitarlo. 

A ‘L’Aria che tira’, Furio Colombo ha apertamente criticato l’esternazione del ciarliero sociologo di simpatie putiniane: vera o falsa che fosse l’indiscrezione, infatti, correttezza avrebbe voluto che se la fosse tenuta per sé. Tuttavia, Colombo non è riuscito a terminare l’invettiva perché Francesco Magnani, il conduttore – mulinando le mani alla maniera di Caterina Caselli -, ha chiamato la pubblicità. Questo è il modo di informare che ci propinano i talk show allorquando il dibattito sfiora una china a loro non gradita.

Angelo, da  un lato critichi ferocemente i virologi, dall’altro i no-wax. Perché?

 I virologi da talk televisivi – quelli che abbiamo dovuto sorbirci per circa due anni e che, probabilmente, quasi mai hanno visitato un malato -, per il sottoscritto ma anche per la quasi totalità dei telespettatori erano divenuti insopportabili. Poco tempo prima che esplodesse la pandemia, tutti, nessuno escluso, ne avevano sottovalutato gli effetti e consideravano il coronavirus alla stregua di un’influenza semplicemente più forte delle altre. 

Poi, hanno invaso le televisioni diventando, loro, i nuovi mostri dei talk. La scienza, però, è altra cosa. Costoro, infatti, hanno blaterato quasi sempre a vuoto e, di fatto, si sono limitati a raccomandare comportamenti che anche l’ultimo dei pastori del Supramonte già conosceva. Ilaria Capua è andata oltre terrorizzando i nonni che, secondo lei, non avrebbero più potuto abbracciare i loro nipotini.

Insomma, per tali ragioni, sono divenuti invisi alla gente comune e non escludo che  anche questo sia stato un buon motivo che ha facilitato la nascita e la proliferazione dei movimenti no vax e simili.

In un capitolo del mio libro tratto anche questa problematica. In linea di massima, penso che lo Stato, nei confronti di questi gentiluomini, abbia usato il guanto di velluto, mentre avrebbe dovuto usare il pugno di ferro.

Vale, infatti, la pena di ricordare che essi sono stati accusati di essere veicoli di trasmissione del virus e sono stati tacciati di rappresentare un  grave pericolo non solo per loro stessi ma anche per tutte le persone che li hanno avvicinati.

Siamo in democrazia, qualcuno replicherà, ma lo spazio della libertà di ciascuno finisce quando inizia quella degli altri. Dunque, è fuori dubbio che avere diffuso un virus potenzialmente letale, senza avere assunto le adeguate precauzioni – come nel caso dei no vax – ha rappresentato una palese violazione di questo sacrosanto principio.

Angelo Gualtieri in pillole

Angelo Gualtieri ( classe 1948), originario di Piandelagotti, ridente località dell’Appennino modenese, dal 1975 risiede  a Sassuolo (MO).

Dottore commercialista, ora in pensione,  e scrittore a tempo perso. E’ stato dirigente di azienda. Ha pubblicato: Una storia sbagliata.

Quarant’anni di Prima Repubblica e di Calcio nell’Appennino Modenese  ( BV&, 1998). Pisciamoci dentro. La Juve e la Coppa dei campioni ( Fazi, 2005). Istantanee dall’Inferno. La Juve, i media e Calciopoli (  Bastogi, 2008).

Pav Edizioni

Puoi trovare il libro di Angelo Gualtieri: sul sito di Pav edizioni

Fabia Tonazzi
Fabia Tonazzi
Fabia Tonazzi si laurea nel 2011 in “Scienze dell’informazione” presso l’Ateneo Aldo Moro di Bari e da quel momento in poi decide di dedicarsi alla comunicazione e al mondo del social media consapevole del suo amore verso i libri e la scrittura.Dal 2011 in poi cominciano le collaborazioni con varie testate giornalistiche on-line oltre che radiofoniche per alcune emittenti come speaker. Giornalista pubblicista dal 2014 scrive sul suo sito www.passionevera.it intervistando cantanti, scrittori, artisti promuovendo la cultura.