“Giorni no”: Daniele D’Argenio racconta la sua musica

Musica classica, Punk, House, Folk, Jazz, Pop, Rock, Indie, Raggae. Generi musicali per tutti i gusti. Tanti. Alcuni oserebbero dire anche fin troppi.
Ma perchè la musica è così importante? Ogni genere, ogni brano, ogni melodia ha il potere di trasmettere un’emozione.
“A volte nella musica si trovano le risposte che cerchi, quasi senza cercarle”, afferma Alessandro D’Avenia, noto scrittore italiano.
Ma questo vale per chi ascolta o per chi scrive? Oggi, scopriamo il mondo di Daniele D’Argenio, in arte Blu Origami, autore del nuovo singolo “Giorni no”.

Un rapporto importante

Giovane: “ragazzo che passeggia con il cellulare tra le mani e gli auricolari nelle orecchie“.

E’ questo lo stereotipo a cui si pensa quando si parla dei giovani. Ma la verità è che la musica, da sempre e per tutti, rappresenta un rifugio. Un mondo parallelo in cui fuggire quando si ha bisogno di prendere una pausa da problemi, preoccupazioni e difficoltà.

Possiamo quasi dire che la musica è la migliore amica per chi, a volte, si sente solo. Ha, però, il potere di unire rappresentando un’opportunità di conoscenza e unione tra mondi differenti.

Direte: “Impossibile!

E invece basta pensare ai nostri cantanti preferiti, ai concerti vissuti e quelli messi nel carrello, pronti per essere acquistati. Proprio per questo motivo la musica non è solo musica. Avete mai ascoltato una canzone senza aver provato un’emozione?
Che si tratti di bei ricordi o di un salto nel passato più malinconico, la musica è poesia, crescita e scoperta di sè stessi. In particolar modo, dà l’opportunità, a chi scrive, di farsi conoscere.

Abbiamo incontrato Daniele D’Argenio, in arte Blu Origami, un ragazzo di 23 anni con la passione per la scrittura e tutto ciò che ruota intorno alle sette note. L’autore del nuovo singolo “Giorni no” si racconta insieme alla sua musica.

Intervista con Blu Origami

Controcorrente. Direzione che a noi giovani piace particolarmente. Iniziamo dalla fine per arrivare alla punta dell’iceberg. Abbiamo vissuto un periodo in cui la pandemia ha causato una crisi nel mondo della musica, per artisti emergenti e non. Quanto è stato difficile arrivare a produrre il primo singolo?

Verissimo. Molti giovani amano andare controcorrente per sentirsi unici. Al giorno d’oggi non tutti i ragazzi hanno una passione da coltivare. Mi reputo fortunato ad avere una forte spinta da parte di un sogno nato da tempo.

Non vado controcorrente ma percorro la mia strada affinchè gli obiettivi vengano raggiunti. La pandemia ha creato molta instabilità psicologica ed economica. Proprio per questo, investire nella musica, non è stato facile. Subito dopo il diploma, infatti, avevo già deciso di lavorare per non gravare, in futuro, sui miei genitori e poter sostenere da solo tutte le spese legate alla musica.

Arrivare fin qui, per me, è stato un grosso traguardo e sacrificio che ha visto togliere del tempo a persone a me care. Ma avevo un sogno troppo grande che non mi faceva dormire la notte e l’unica soluzione è stata quella di sconfiggere tutte le difficoltà e le paure che mi facevano vivere nell’incertezza.

“Domani sarò in viaggio dentro di me”. Se potessi partire ora, quale meta sceglieresti? Pensi che un viaggio interiore dia più ispirazione di un bel paesaggio?

La Norvegia nei mesi notturni, senza dubbio. Amo l’autunno, l’inverno, il freddo, la pioggia e il buio. Fattori importanti per la buona riuscita delle mie canzoni. Devo ammettere, però, che c’è una grossa differenza tra un viaggio fisico e un viaggio alla scoperta di sè stessi. Credo che tutti noi avvertiamo il bisogno di dare voce ai nostri pensieri. Non sempre è facile dal momento che siamo soliti a reprimere ciò che ci fa stare male per paura di affrontarlo. Molto spesso, per quanta sofferenza mi provoca guardarmi dentro è un ottimo modo per conoscere i miei limiti. Posso dire, quindi, che è più intenso un viaggio introspettivo che il raggiungimento di una meta fisica.

La musica non è solamente un modo per vivere nel presente ma è anche in grado di riportarci nel passato. Quanto sei legato ai tuoi ricordi?

I ricordi per me sono tutto. Amo analizzare il mio passato costantemente ma sono in grado di preservare solo gli attimi che ne valgono la pena. Penso che il ricordo sia molto suggestivo nella vita di un artista nel momento in cui deve realizzare le sue opere. Nel mio caso succede di continuo, c’è tanto da imparare dalle esperienze vissute.

Blu origami e Giorni no. Un nome ad effetto e un titolo semplice. Come nascono?

Ho cercato un nome che rappresentasse me e la mia musica. Origami, oggetto preciso ma allo stesso tempo fragile e delicato. Blu come la notte. Il momento più evocativo della giornata che ha un forte impatto su di me e sulla mia musica.
“Giorni no” nasce da un periodo di solitudine, incomprensione e disagio interiore. Al termine di questo tunnel ho ritrovato la mia serenità vivendo un giorno da ricordare. Ed è per questo che ho voluto dare vita a quella luce che mi avrebbe ricordato, nei momenti più buii, che anche i giorni no sono destinati a finire.

Oggi, per te, che giorno è?

Sono solito misurare la vita in periodi più che a giorni. Vivo su una montagna russa alla costante ricerca della serenità ma apprezzo tutte le sensazioni che incontro e ne faccio tesoro per rielaborarle in futuro.
Posso dire, però, che oggi è un giorno di assoluto sì! Ma non mi sento realizzato per il semplice fatto che reputo più importante continuare a lavorare costantemente con la giusta dose di consapevolezza.

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Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.