60mila posti di Assistenti civici, ma attenzione: lavorerete gratis!

Parte il 25 maggio il bando per assistenti civici. 60mila posti sul territorio nazionale per chi vorrà aderire.

Deve esserci voluta una task force speciale per elaborare questo bando, che non avrebbe nulla di eccezionale se non fosse che si chiedebbe di lavorare gratis, alla faccia dell’hastag #nessunorimarràindietro. L’ hastag “Nessuno perderà il lavoro”, ce lo siamo già giocato da tempo, visto che molti non hanno riaperto per le gravi difficoltà finanziarie, e il lavoro l’ha perso eccome. Molti non riescono ad occuparsi perchè è tempo di vacche magre ed è dura vedere in giro un cartello “cercasi personale”.

Faremo, disporremo, stanzieremo…e nessuno rimarrà senza lavoro

Promessa mantenuta, perchè da questa settimana si aprono 60mila posti per assistenti civici, ma che presteranno il loro tempo gratuitamente. Neanche un rimborso spese (vedi servizio TG5). Mentre c’è chi sta ancora aspettando la cassa integrazione, chi non riesce a trovare un lavoro e chi ha fatto la domanda del reddito di cittadinanza a fine marzo e non lo ha ancora ricevuto a tutt’oggi, l’idea geniale del governo sarebbe quello di chiedere a 60mila persone di lavorare gratis. E’ Il Tg5 a mandare in onda la notizia. Se è cosi, c’è da parlarne.

Dal 25 maggio, infatti, si apre il bando per assistenti civici reclutati per affiancare la protezione civile e le polizie locali (i vigili, per capirci). Il lavoro prevede la sorveglianza sui cittadini, soprattutto nelle zone più a rischio di assembramenti, come le piazze frequentate dalla movida, affinchè rispettino le regole di distanziamento e, dove è obbligatorio, l’uso della mascherina.

Quindi, sempre se è vero ciò che ha trasmesso l’autorevole fonte nazionale, sarebbe stato troppo un’ovvietà, partorire un bando per 60mila posti di lavoro di assistenti civici, con un minimo di retribuzione presa in carico dallo Stato?

I requisiti per partecipare al bando

Il lavoro prevede l’impiego di volontari per 16 ore a settimana spalmate su tre giorni. Verranno impegati dai sindaci dei vari comuni, sotto il coordinamento della Protezione Civile. Verrà data in dotazione una casacca riportante la scritta “assistente civico” e i loghi della Protezione Civile, dell’Anci e del Comune in cui prestano servizio.

Per partecipare bisogna soddisfare dei requisti. Al bando possono aderire (sentite bene) i disoccupati, gli inoccupati, cioè coloro che non ne hanno bisogno (???), i cassaintegrati o i percettori di reddito di cittadinanza. (…) Dovranno scoraggiare assembramenti nelle zone della movida, controllare i distanziamento dei tavolini e verificare che i cittadini indossino le mascherine nei luoghi dove sono obbligatorie (fonte TG5 servizio della collega Veronica Gervaso, figlia di Roberto Gervaso). Insomma, un bando aperto a “tutti quei cittadini che hanno voglia di dare una mano al Paese, dando dimostrazione di grande senso civico“. Dice il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia. Un messagio che ricorda tanto il manifesto dello Zio Sem d’America.

In pratica, l’assistente civico deve essere disoccupato. Oppure essere un cassaintegrato che sta aspettando da marzo la cassa integrazione. Meglio ancora se è uno dei tanti che sta ancora aspettando il reddito di cittadinanza o vive di questo. Oltre ad essere disperato e senza soldi, visto che non ha nulla da fare, può andare a dimostrare gratuitamente il suo senso civico in giro il venerdi sera nelle piazze della movida. Della serie “oltre il danno, la beffa”.

Il senso civico può essere rischioso

Per chi aderirà, il bando prevede una copertura INAIL in caso di infortuni. I volontari avranno anche una polizza assicurativa di responsabilità civile verso terzi in caso di eventi che lo richiedano, che è cosa buona e giusta visto i rischi a cui andranno incontro.

Proviamo ad immaginare una piazza piena, al quadrilatero romano nel cuore di Torino o in Piazza Vittorio, ma potrebbe essere i navigli a Milano come il lungomare della Liguria, di Napoli o di Bari. Stasera i TG sono pieni di immagini della movida nazionale. I ragazzi ridono e scherzano e immaginate che arrivi l’assistenze civico a chiedere di non fare assembramento, di distanziarsi e di indossare la mascherina. Non possono fare multe ma solo invitare la gente a rispettare le regole. Il massimo che può fare è chiamare le forze dell’ordine.

Ve la immaginate la scena? Sarebbe veramente un miracolo italiano se si risolvesse con una pacifica obbedienza. E’ più probabile che la scena sia ben più curiosa, sperando sempre che non degeneri in qualcosa di peggio. Perchè il rischio peggiore (estremo, per carità, ma possibile) è che il povero assistente si becchi non solo gli insulti ma che possa essere implicato in qualche brutto episodio spiacevole, oltretutto gratuitamente.

Inoltre, cosa succede se uno di questi volontari contraesse il coronavirus sul “posto di lavoro”? Applicherebbero la regola dell’infortunio sul lavoro, che lavoro non è? E come è dimostrabile che il contagio è avvenuto durante il suo volontariato?

La fase due prevede la riapertura e dal momento che si è riaperto, non contieni più nulla. E’ fisiologico. Ci vuole buon senso. Ma da parte di tutti.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”