E’ trascorso un anno dalla scomparsa di Christo Vladimirov Javacheff, e più di dieci dall’ addio a Jeanne-Claude. E il Castello di Miradolo (TO) dedica alla coppia visionaria, che ha rivoluzionato il modo di concepire l’opera d’arte e il suo processo di realizzazione, la mostra Christo e Jeanne-Claude. Projects. Curata da Francesco Poli, Paolo Repetto e Roberto Galimberti, con il coordinamento generale di Paola Eynard.
In esposizione, quindi, fino al 16 aprile, circa sessanta opere, tra progetti e maquettes: tecniche miste su cartone applicato su legno di varie misure. Accompagnate da un’ampia sezione fotografica progettata in collaborazione con la Fondazione Christo e Jeanne-Claude di New York e proiezioni di alcuni video-documenti della loro realizzazione. Oltre naturalmente ad alcune delle opere che hanno influenzato la loro produzione artistica e il loro pensiero.
Dal Reichstag a Floating Piers
A dominare la mostra molte immagini delle opere monumentali e simboliche. Ricordiamo tra tutte Floating Piers sul Lago di Iseo nel 2016 e l’imballaggio del Reichstag di Berlino nel 1995. La passerella di Christo sul lago d’Iseo si estendeva sulla superficie dell’acqua. Creando così un collegamento tra le località di Sulzano e Monte Isola con l’isoletta di San Paolo. Non un muro che divide, ma un ponte che connette luoghi distanti, E che ha permesso ai visitatori di “camminare sulle acque”, avvolti dalla luce intensa irradiata dal tessuto giallo della passerella.
“Interventi che provocarono un acceso dibattito nel mondo culturale italiano sulla dignità di tali opere e sul loro reale valore artistico“, per dirla con le parole di Ettore Camuffo. Come per il Reichstag di Berlino, avviluppato nella stoffa assieme a tutta la carica politica e simbolica che la struttura portava con sé.
Nouveau rèalisme e Land Art
In mostra, in una sezione a parte, anche opere di César, Klein, Spoerri, Rotella, Arman e Raysse. Tutti aderenti al Noveau Rèalisme, movimento parigino tra gli anni Sessanta e Settanta, cui partecipò il giovane Christo realizzando i primi impacchettamenti.
Un’ altra sezione pone l’accento sul vasto movimento internazionale dalla Land Art. Corrente nata negli stati Uniti, alla quale si sono affiancate molte “esperienze d’arte” che vedono come fulcro della loro riflessione e azione il rapporto dell’uomo con la natura e con il paesaggio. Qui ritroviamo Richard Long, Hamish Fulton, Andy Goldsworthy e Ólafur Elíasson.
La colonna sonora di Arvo Part
A fare da accompagnamento a tutta la mostra un’ installazione sonora, a cura di Avant-dernière pensée. Una musica che intende creare una corrispondenza ideale tra le opere di Christo e Jeanne-Claude e la musica di Arvo Pärt, compositore estone affine all’artista bulgaro, con un linguaggio musicale che utilizza tecniche come collage e dodecafonia. Spiega il curatore Roberto Galimberti. “Attraverso un sistema di diffusione in quadrifonia, appositamente realizzato in ogni sala si vuole realizzare un parallelismo tra il suono del vento e il movimento delle sculture di Christo”.