Diodato vince Sanremo 2020, il Festival infinito

Sanremo 2020 verrà ricordato come il festival infinito, ma anche la più bella edizione degli ultimi vent’anni.

Sanremo 2020 è sempre più il Festival dei record: boom di ascolti anche per la quarta serata con uno share del 53,3%. Miglior risultato dal 1999, conduttore Fabio Fazio. La puntata è stata vista da ben 9.504.000 spettatori. E si aspettano i botti anche per la serata finale.

Tutto oro quello che luccica? Assolutamente no.

Un festival lungo cinque giorni

Mai come quest’anno le puntate sono state chilometriche, lunghe, lunghissime. Esasperanti.

Se nelle due precedenti edizioni il Festival, non infinito, si era ridotto ad una serie di ospiti messi sul palco giusto per intervallare un concerto di Claudio Baglioni, l’edizione #70 si è rivelata una trasmissione lunga cinque giorni, con un’unica ragione sociale: contabilizzare ascolti.

Quella che, invece, dovrebbe essere l’unica ragione sociale del Festival, cioè la musica e, se vogliamo, la gara, è stata sacrificata sull’altare dell’auditel. O se preferite il mitico share.

Amadeus dixit

In fin dei conti si tratta di cinque serate. Ci può stare di fare le ore piccole, una volta ogni tanto. Poi, da domenica si torna a dormire, e si torna alla vita normale. E questo vale anche per me”. Parole e musica del presentatore e Direttore Artistico.

Per carità, sacrosanto. Come direbbe Gianluca Vialli: “Ci può stare”.

Ma chi durante la settimana deve alzarsi presto per andare al lavoro, sicuramente non può permettersi le due di notte per sentire il cantante preferito.

I giornali, quelli cartacei, hanno dei tempi ben precisi, riguardo alla procedura di stampa, e delle scadenze da rispettare, riguardo alla impaginazione degli articoli.

Per esempio, mercoledì sera Michele Zarrillo è andato in scena all’ora in cui si alzano i panettieri.

sanremo 2020 il festivl infinito Rancore on cappellino e giubbotto scuro

Sanremo 2020: i cantanti contorno

I cantanti in gara sono diventati più che altro un riempitivo per il cambio palco: tra una gag e l’altra, tra un Fiorello e un Benigni, tra un monologo e un super ospite italiano, ecco servite le canzoni.

Nel menu dell’Ariston le canzoni sono un semplice contorno: le portate, quelle succulente (e care), sono gli interventi, le fidanzate di questo e di quello, gli ospiti, e soprattutto la pubblicità.

Si sono visti cantanti esibirsi all’ora canonica, a notte fonda, stralunati, probabilmente incazzati neri, di sicuro stanchi e deconcentrati, dopo un’attesa di ore.

Perché i cantanti quando si esibiscono su un palco importante come quello del Teatro Ariston, hanno bisogno di concentrazione, sono probabilmente tesi, devono scaldare la voce e tenerla in forma.

Al festival è vietato sbagliare. Molti si giocano la carriera e quasi tutti investono sul futuro.

Mandarli in scena a spizzichi e mozzichi, è un segnale evidente di quanto sia difficile, quasi impossibile, far combaciare le esigenze televisive con quelle musicali.

Sanremo 2020 il festival infinito. Sarcina de le Vibrazioni in quarta serata con camicia rosa

Fiorello superstar

Rosario Tindaro Fiorello è stato il vero mattatore di questo Festival infinito.

Un vero valore aggiunto.

Fiore è forse l’unico, vero artista italiano a tutto tondo: presentatore garbato, showman completo, imitatore inimitabile (e non è un gioco di parole), cantante completo. Insomma: Fiorello.

E’ strabordante, questo sì: un puledro di razza, un Toro (nonostante Cairo), scatenato, che va tenuto a freno, altrimenti rischia di esagerare.

Si è rivelato anche un problem-solver: ha gestito con ironia e grande senso dell’improvvisazione, la sceneggiata del Bugo di Morgan, togliendo le castagne dal fuoco ad un Amadeus visibilmente imbarazzato, livido in faccia. Grande.

#rockmeamadeus

Festival infinito sanremo 2020 Amadeus con facciaa stupita con dei fiori davanti al banco da cui sta parlando

Presentatore perfetto: garbato, professionale, in perfetto stile #aridatecepippobaudo.

E’ riuscito a riportare il Festival, infinito, ad una dimensione umana: mai come quest’anno i cantanti in gara si sono resi disponibili al contatto col pubblico. Quest’anno si è respirata un’aria diversa, in giro per la città e nei vari luoghi “sacri” (Ariston, Palafiori, piazzetta, ecc).

Zoppicante invece nel ruolo di Direttore Artistico: canzoni così così, pochissime che meritino la sufficienza, personaggi impresentabili (non solo Junior Cally per le note ragioni), per un palcoscenico come quello sanremese.

Un Festival, infinito, molto deludente dal punto di vista musicale.

Totalmente fuori logica la scelta di far presentare canzoni inedite ai super ospiti: da Al Bano & Romina, a Gianna Nannini, passando per Massimo Ranieri, chiunque abbia un brano inedito, è pregato di iscriversi alla gara, e mettersi in gioco.

Serata finale

Dopo l’inno nazionale eseguito dalla banda dei Carabinieri Amadeus annuncia la classifica provvisoria, dopo le quattro serate: ultimo Junior Cally; il podio comprende Le Vibrazioni al terzo posto, Francesco Gabbani al secondo e Diodato al primo.

Tutto può cambiare, visto che stasera il voto è così diviso: televoto 34%, giuria demoscopica 33% e giuria sala stampa 33%.

Non starò a raccontarvi la serata, e parlarvi delle canzoni: l’ho già fatto e non voglio annoiarvi.

Mi limiterò a qualche spot, sulle cose più interessanti, o curiose, sempre che ce ne siano.

Spazio naturalmente anche per i vari premi.

Sanremo 2020 il festival infinito i pinguini tattici nucleari

Sanremo 2020: Festival infinito

Momenti trash tanto per iniziare: Mara Venier che scende le scale scalza (ammazza che fette), gli “Amarello” (Ama + Fiore), che cantano Morandi.

Tante chiacchiere e poco distintivo.

Il Festival infinito non si smentisce: anche stasera finiremo alle calende greche.

Diletta Leotta e Sabrina Salerno per il piacere dei maschietti sintonizzati su Rai1.

Arriva anche Francesca Sofia Novello.

Achille Lauro merita comunque la nomination per un bel #stendiamounvelopietoso: il look di stasera, in stile Elisabetta I Tudor (volendo anche Maria Stuarda), e più trash del trash. Neanche Ivana, la drag queen che passeggiava oggi pomeriggio fuori dal Palafiori avrebbe osato tanto.

Serata infinita

Anche Biagio Antonacci presenta un singolo nuovo, che poi è uguale a quello vecchio, e nel medley d’ordinanza, per altro da brividi, stecca di brutto. Un altro che nei concerti userà l’aiutino dal fonico.

Sabrina Lamborghini…ops…Elettra Salerno…si, insomma, bello l’arrangiamento di “Boys boys boys”, ma lei, musicalmente, rimane quello che era nei mitici anni ’80: due roberti, e basta.

Classifica generale: ultimo Riki; finalisti Diodato, Francesco Gabbani e i PTN.

Ora si azzera tutto e le giurie tornano al voto.

Premi e vincitori

Vince il Premio della critica “Mia Martini” (assegnato dalla sala stampa roof dell’Ariston): Diodato.

Vincitore del Premio della sala stampa “Lucio Dalla” (assegnato dalla sala stampa radio-tv-web del Palafiori): Diodato

Vincitore del Premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo (assegnato dalla Commissione Musicale): Rancore

Premio “Giancarlo Bigazzi” per la miglior composizione musicale: Tosca

Premio TIMmusic (assegnato alla canzone più ascoltata sulla app TIMmusic): Francesco Gabbani

Sanremo 2020 il festival infinito: leo Gassman con il premio vinto nelle nuove proposte

Il podio

Tra un “sottopancia” e un tweet, viene annunciato, con calma e per favore, il podio.

Terzi classificati i Pinguini Tattici Nucleari

Secondo classificato: Francesco Gabbani

Vince la settantesima edizione del Festival di Sanremo: DIODATO

Una lunga settimana che abbiamo condiviso con i colleghi e amici Antonio Di Trento, Francesco Spina, Giulia Di Leo e lo staff di Radio Gamma Puglia.

Senza dimenticare tutti voi che ci avete seguito da casa, con i vostri commenti, suggerimenti e preziosi consigli.

Grazie a tutti, la nostra settimana infinita finisce qui, forse, ma #sanremo2020 continua, ancora per un pò.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.