Emergenza cibo a Torino: un virus chiamato povertà

I numeri parlano chiaro. Diecimila famiglie in più rispetto all’anno scorso, sono in stato d’emergenza cibo. E’ l’effetto lockdown che ha generato la diffusione di un virus chiamato povertà. Si stima che questo inverno interi nuclei famigliari stanno ricorrendo all’aiuto solidale per potersi sfamare. L’emergenza cibo sta dilagando più del Covid.

E poi ci sono i poveri senza tetto. Il risvolto peggiore per loro è proprio la chiusura di locali e ristoranti che, abitualmente, regalano qualche pasto agli homeless.

E sta arrivando Natale. Un Natale che sarà ancora più duro e difficile quest’anno. Un Natale che, oltre a portare con se la tristezza della solitudine dovuta alle restrizioni, per molti significherà povertà.

Emergenza Cibo

La chiusura degli esercizi di ristorazione significa anche non avere un posto dove lavarsi, dove fare i propri bisogni, avere un caffè caldo.

Ma la chiusura del settore della ristorazione penalizza anche le associazioni di volontari, che attingono dal buon cuore e dalla generosità degli esercenti per portare cibo nelle comunità solidali.

Infatti, sono sempre di più le persone che ricorrono alle mense dei poveri per avere un pasto caldo. Lo sa bene Don Adriano Gennari del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus, sacerdote cottolenghino. Don Adriano è anche il fondatore della “Mensa dei Poveri” di via Belfiore 12, a Torino.

La seconda ondata del Covid-19 ha comportato lo sfondamento del tetto dei 300 pasti al giorno”, dichiara Don Adriano.

Come durante il primo lockdown, la chiusura di bar, ristoranti e mense aziendali e l’aumento dello smart working comportano la penuria di cibo sul territorio con cui provvedere giornalmente al sostentamento degli indigenti”, spiega il prelato.

Emergenza cibo, nell afoto don Adriano con  mascherina tiene tra le braccia un paniere colmo di alimentari per i poveri

Cosa potrebbe fare la città di Torino?

Lo abbiamo chiesto al collega giornalista cattolico Maurizio Scandurra, figura particolarmente attiva al fianco di Don Adriano, nella ricerca sempre costante di raccogliere nuova linfa per la comunità del Cenacolo Eucaristico.

In tutta questa pandemia si evidenzia di fatto l’assenza di un monito forte in forma di invito alla cittadinanza a spendersi anche attivamente in favore di un sostegno contagionso ed esemplare ai poveri“. Dichiara rammaricato Maurizio.

Mi auguro che la sindaca Appendino, la polizia municipale e gli ausiliari della sosta, pur nel rispetto doveroso e dovuto alle leggi, invitino quanto mai le forze dell’ordine operanti dul territorio ad un atteggiamento conciliante e di buon senso verso chi, sulle orme di Cristo, con estrema e caritatevole gratuità, dona se stesso nel servizio ai poveri. Specie se anziani e pensionati“.

C’è bisogno anche di voi

In effetti gli appelli scarseggiano, e mentre sono tanti gli elogi che appaiono in video sui social dei vari esponenti delle istituzioni, in merito a iniziative private e pubbliche (dall’accensione dell’albero al Green Pea, passando per i canili comunali), effettivamente sono poche se non nulle le azioni atte a sensibilizzare la comunità sull’argomento emergenza cibo.

Ogni settimana distribuiamo circa anche 100 pacchi-famiglia, e la domenica circa 700-800 sacchetti-pasto, ben l’80% in più del periodo pre-Covid”, continua Don Adriano.

Per portare avanti il nostro servizio caritatevole abbiamo bisogno di aiuto, di generi alimentari e di sostegno economico per fronteggiare gli ingenti costi mensili della mensa e dei nostri centri di ascolto in Corso Regina Margherita 190 e al Monastero di Casanova a Carmagnola, dato anche lo scemare di questue e offerte durante le Sante Messe per via della crisi economica in corso”.

E infine, l’appello lo lanciamo anche noi, confidando nel vostro buon cuore.

Chiunque volesse donare il proprio, generoso contributo, può telefonare o inviare un messaggio Whatsapp al 375 6188246, oppure scrivere una e-mail all’indirizzo di posta elettronica info@cenacoloeucaristico.it”.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”