I social e il sociale…c’è ancora qualche differenza?

I social network sono la comunicazione di oggi, ma sono poi così sociali e… socievoli?

5 Luglio 1993, l’inizio del web. Viene raffigurato un cane, nella vignetta di Peter Steiner, seduto davanti ad un computer che commentando ad un altro cane che lo osserva quasi incredulo afferma “In Internet nessuno può sapere che sei un cane.”

Vittima o giudice?

Proprio così,perché nessuno può essere mai certo dell’aspetto che realmente abbiamo, avere la certezza di ciò che siamo. E tu, dietro allo schermo chi sei? Vittima o giudice?

Perché è questo che spesso si diventa. Diventiamo giudici di vite che non ci appartengono, puntiamo il dito pensando di dare solo un giudizio. Che brutta parola, ci pensi mai?

Giudizio, dal latino iudicium, derivato di iudex ossia giudice, colui che è chiamato a decidere. Ti fa riflettere un po’? Decidere che cosa? Non ti intimorisce anche solo l’idea di una persona che punta, verso te o ad una persona a te cara, il dito, o anche semplicemente verso chi non conosci, ma finisci comunque per chiederti “Perche?”

Sembra essere diventata la domanda ricorrente al giorno d’oggi, che va a sostituire le reazioni di stupore davanti ad una bella foto.

Hard selfie

E sembra essere sparito anche il pensiero di bello oggettivo, perché si punta all’ esagerazione, all’apparire per farsi notare ancora di più e chissà magari diventare qualcuno. Ed è cosi che profili Instagram e Facebook assumono sembianze di siti porno, senza far caso alle conseguenze.

Ti prego di concedermela questa parola, non ti sarai mica scandalizzato!?

So che potresti rimanere indifferente davanti a quest’ultima frase e chiederti che effetto potrebbe mai fare una foto provocante.

Ti dirò che non fa scandalo un corpo nudo ma uno volgare, fa scandalo vederlo in un posto in cui non dovrebbe stare, sotto gli occhi di ragazzini che non dovrebbero vedere determinate cose.

Mi dirai che la mia è un’affermazione azzardata, quasi esposta con arroganza, ma ti faccio un piccolo esempio per farti riflettere.

Botticelli rappresentò, in un suo quadro, la Venere nuda, ma quella però si chiama Arte. Il nudo artistico va bene, ma l’immagine di un corpo nudo troppo spesso è solo ostentazione, perchè spogliato della sua bellezza artistica.

Social e baby generations

E nutro tutto questo pensando all’ ingenuità di adolescenti che varcano la soglia di questo grande mondo del Web. Perché non è vero che per iscriverti ad un social devi aver compiuto sedici anni, perché la verità è che ognuno di loro vede Internet come il mondo dei grandi e freme dalla voglia di entrare a farne parte. Guarda ai social network come un obiettivo da raggiungere e, alcuni, seppur all’apparenza piccoli e ingenui, fanno della tastiera una potente arma con cui sentirsi invincibili.

Quante cose sono cambiate in questi tempi ormai. Lo noto da ciò che mi raccontano i miei genitori, di quegli album colmi di foto, alcune ingiallite ma affascinanti proprio per quello.

E no, non ti parlo di album chiusi in un cellulare, ti parlo di quelli con grandi pagine spesse e un leggero foglio velato sopra, per non far rovinare la foto, come a dover custodire per sempre il ricordo impresso.

Di quelle foto che non avevano ancora il tasto “Like, Condividi e Commenta”. Ti parlo di ciò che veramente poteva essere definita arte, di quei cartoncini lucidi che rimani a guardare per minuti e magari ti scappa un sorriso.

Aveva ragione Charles Bukowski quando disse:

Puoi essere bella quanto vuoi, però dimmi, se il mondo fosse cieco, quanta gente riusciresti ad impressionare?”

Social : la prigione del XXI secolo.

Passiamo gran parte del nostro tempo attaccati ad uno Smartphone e spesso non ci rendiamo conto della bellezza che manca nello stare tutti insieme.

Tavoli al ristorante accerchiati da sedie e dal silenzio, volti che si illuminano grazie alla luce dello schermo. E non ci rendiamo conto che dovremmo imparare a stare più nel sociale e meno nei Social, perché non pensare che per essere felice basta condividere un sorriso dalla Home di Facebook, o di scaricare i sentimenti da Play Store.

Le emoji dei social
Social Network – le emoji

Home is where the heart is

Le vere emozioni le trovi tra gli scaffali del cuore e in un grande negozio chiamato Casa, quello che spesso sottovaluto perché pensi abbia dentro cose e persone troppo vecchie per darti l’amore di cui hai bisogno.

A chi regala il buongiorno e la buonanotte ai propri followers, indipendentemente dalla quantità, che li definisce come una vera e propria famiglia, mi piacerebbe sapere se ricevono ancora il bacio prima di andare a dormire e appena svegli, come un tempo, quando sembrava la cosa più importante al quale non si “poteva scappare”.

I panni sporchi si lavano…su facebook

Ora le questioni amorose non si risolvono più a casa propria ma pubblicando post implorando perdono. Da un’incomprensione si arriva a litigi in cui si professa odio sui Social. Si agisce senza pensare alla bellezza di una banale discussione sotto lo stesso tetto, quella in cui capisci che bastava semplicemente un abbraccio a risolvere tutto, perché spesso è l’affetto quello che manca e pensiamo di colmarlo con semplici tocchi su uno schermo.

Bisognerebbe ritornare alle cose di un tempo, come il Vintage, che col passare degli anni è tornato di moda.

E se ogni piattaforma diversa potesse regalare abbracci, baci, sguardi e sorrisi da parte di persone a cui tanto tieni, tu oggi quale Social sceglieresti?

Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.