Internet gratis per tutti, come sanità e previdenza.

Internet gratis per tutti, come diritto sociale poichè la sua utilità pubblica ormai si estende a 360 gradi, dalla cultura alla economia, passando per la salute e la previdenza. Per 9 italiani su 10, dovrebbe essere un servizio gratuito, proprio come l’assistenza sanitaria e la previdenza sociale. È quanto emerge dal 3° Rapporto sul valore della connettività in Italia realizzato dal Censis in collaborazione con Wind Tre.

Le varie app di Stato e i sistemi di pagamento come PagoPa e Cashback sono ormai i canali di pagamento per tasse, imposte, bolli ed ora anche per le bollette delle utenze domestiche.

Dopo il 2020 e le restrizioni della pandemia, anche le banche hanno fatto un enorme balzo in avanti per quel che riguarda la digitalizzazione delle operazioni tradizionalmente svolte dagli sportelli in filiale e le app permettono al correntista di operare in piena autonomia sul proprio conto.

L’interazione con l’Agenzia delle Entrate passa per la fibra ottica e così anche tutto quel che concerne la sfera della previdenza sociale, sia per le aziende che per il singolo cittadino. SPID e Carta d’Identità Elettronica sono i canali d’accesso ai siti istituzionali dove il cittadino può gestire ogni rapporto con l’INPS e, per quel che riguarda la sanità, accedere al proprio fascicolo sanitario elettronico.

L’interazione è ormai totalmente dipendente dalla rete ed è per questo che è opinione diffusa che internet dovrebbe essere gratis per tutti e riconosciuto come un diritto sociale.

Internet gratis: la connessione è un diritto sociale.

Per l’88,7% degli italiani la connettività a internet è un diritto sociale, come la sanità o la previdenza. Ne sono convinti l’84,1% dei giovani, il 90,5% degli adulti e l’88,5% degli anziani. Per l’80,8% dei cittadini (l’84,5% dei giovani) l’accesso alla rete dovrebbe essere gratuito., mentre per il 46,2% la copertura dei costi dovrebbe avvenire per mezzo di un contributo dei grandi generatori di traffico, come Google e Meta.

Per il 34,6% dovrebbe essere posta a carico della fiscalità generale. A chiedere una partecipazione economica delle Over The Top per la copertura dei costi sono soprattutto i giovani (51,3%) e i laureati (49,8%). Il 19,2% degli italiani è invece contrario alla gratuità di internet: l’8,3% ritiene che ciascun utente dovrebbe pagare di tasca propria la connessione e il 10,9% si dice contrario a caricarne i costi sulla fiscalità generale. È quanto emerge dal 3° Rapporto sul valore della connettività in Italia realizzato dal Censis in collaborazione con Wind Tre.

In Italia il costo di accesso a internet più basso.

Confrontando il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile nei Paesi del mondo nel 2022, l’Italia presenta, insieme a Israele, il valore più basso. Tutti i Paesi comparabili al nostro presentano prezzi più elevati.

Il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile in Italia è inferiore del 47,3% rispetto alla Francia, dell’80,0% rispetto alla Spagna, del 95,5% rispetto alla Germania, del 97,9% rispetto agli Stati Uniti.

Tra il 2019 e il 2022 in Italia il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile si è ridotto del 93,0%, in Francia dell’81,3%, in Germania del 61,7%, negli Stati Uniti del 32,6%, mentre in Spagna è aumentato del 7,0%. Un costo medio del traffico dati su rete mobile così basso nel nostro Paese ha di fatto consentito una maggiore inclusione sociale mediante l’accesso a internet.

Nel periodo 2015-2022 l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) in Italia è aumentato del 14,2%, mentre quello relativo alle telecomunicazioni è diminuito del 22,8%. Nel 2022, un anno caratterizzato da alta inflazione, i prezzi generali al consumo sono aumentati dell’8,7% rispetto all’anno precedente, mentre l’indice dei prezzi delle telecomunicazioni è diminuito del 3,3%.

I rischi online da cui difendersi.

Il 94,7% degli italiani associa a internet alcuni rischi da cui difendersi. Il pericolo principale, indicato dal 46,2%, è la possibilità di cadere vittima di crimini informatici durante le proprie attività quotidiane online, come l’utilizzo del conto corrente bancario o l’e-commerce.

Il 22,2% è preoccupato dal libero accesso al web dei minori, il 14,2% teme l’azione degli haters, il 12,1% avverte un rischio per la salute mentale, cioè l’insorgere di una dipendenza dai dispositivi digitali.

Una conferma indiretta degli elevati rischi per i minori che navigano nel web proviene dai dati relativi all’azione delle Forze dell’ordine: nel 2022, ammontano a 2.622 i siti web illegali oscurati perché contenenti immagini di violenze su bambini, 1.466 le persone indagate per reati di pedopornografia e 128 minori sono stati indagati per casi di cyberbullismo. Nel periodo più recente gennaio-marzo 2023 sono state indagate per pedopornografia 299 persone.

L’Intelligenza Artificiale: utile, ma assolutamente da regolare

Oggi il giudizio degli italiani sull’Intelligenza Artificiale resta molto cauto.

Il 46,3% dei cittadini la considera una opportunità, il 37,6% una minaccia, il 16,1% non sa che cosa pensare.

I giudizi sugli impatti dell’IA sono più positivi tra i giovani (il 55,3% la considera una opportunità) e tra i laureati (59,2%). Il 61,6% degli italiani auspica per il momento una sorta di moratoria: ritiene opportuno bloccare, almeno per un periodo, le ricerche sull’IA per concordare le regole in grado di evitare eventuali problemi relativi alla gestione dei dati e alla generazione di notizie false.

Tra i più cauti, figurano soprattutto gli anziani (83,1%), le persone in possesso di bassi titoli di studio (71,4%) e le donne (64,8%). Del resto, l’81,6% degli italiani ritiene urgenti leggi chiare e regolamenti precisi per evitare che lo sviluppo delle tecnologie digitali metta nelle mani sbagliate strumenti molto potenti. Solo l’8,4% è contrario a introdurre regole stringenti e il 10,1% non si è formato una opinione in proposito.

Sul rischio apocalittico che l’IA si emancipi dagli umani e inizi a operare in autonomia, gli italiani si dividono: il 38,4% la ritiene una ipotesi plausibile, il 40,1% crede che sia impossibile, il 21,5% non ha una opinione in merito.

Il rapporto Censis

In continuità con le precedenti ricerche, il 3° Rapporto sul valore della connettività in Italia, realizzato in collaborazione con Wind Tre, affronta le varie dimensioni dei fenomeni economici e sociali connessi all’uso delle tecnologie digitali e ai servizi di connettività. Viene analizzata la percezione che gli italiani hanno della digital life: l’impatto delle tecnologie digitali sulla salute, sulle abitudini di lavoro e sulle dinamiche di fruizione dei servizi commerciali, con un approfondimento degli effetti delle nuove tecnologie disruptive e un’attenzione specifica al tema dell’intelligenza artificiale.

Questi sono i principali risultati del 3° Rapporto sul valore della connettività in Italia realizzato dal Censis in collaborazione con Wind Tre, presentato a giugno 2023 da Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, e discusso da Roberto Basso, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di Wind Tre, Laura Di Raimondo, Direttore Generale di Asstel, Ludovica Carla Ferrari, Assessore alla Città smart del Comune di Modena, Giuseppe F. Italiano, professore di Computer Science alla Luiss Guido Carli, Mario Morcellini, professore emerito di Sociologia dei Processi culturali e comunicativi, Salvatore Deidda, Presidente IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati.                           

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