La musica che gira intorno: “Masterclass” di Sanremo 2024

Per rispetto della Musica – di come l’ho sempre immaginata, sognata e professata – quest’anno non avrei voluto parlare delle canzoni di Sanremo.

Ma in fondo alla mia disamina, pensieri ad alta voce su questa edizione del Festival, troverete comunque una mia classifica dei brani, ascoltati in anteprima nella sala ascolto della Rai di via Mecenate, a Roma.

Brevi considerazioni personali che saranno completate da singoli articoli che Zetatielle Magazine, presente a Sanremo con il suo team -direttore e vicedirettore in prima linea in Sala Stampa- gentilmente ospiterà e pubblicherà per tutta la durata del Festival.

Il motivo del mio atteggiamento di disincanto è semplice. E sotto gli occhi di tutti. Una manifestazione pubblica, con grande attenzione mediatica, organizzata con tre Major e una manciata di autori, che hanno firmato da due a quattro brani a testa.

La cosa mi avrebbe fatto indignare –scusate l’eufemismo del termine corretto, “incazzare”- anche se a scrivere tutti i brani fossero stati Ivano Fossati, che ho scomodato nel titolo (“La musica che gira intorno” è uno dei singoli dell’Album “Le città di frontiera” pubblicato nel 1983 ) e Paul McCartney.

E non per motivi di bravura. È evidente.

In Italia ci sono 100.000 iscritti alla SIAE Società Italiana Autori ed Editori e solo 13 autori scrivono canzoni che vengono accettate a Sanremo.

Prima riflessione per cui non occorre essere esperti di musica per trarre conclusioni

Significa che tutti gli altri che hanno presentato brani hanno sbagliato mestiere. Centinaia di team di professionisti dietro le quinte a seguire gli artisti. Arrangiatori, compositori, parolieri, musicisti, vocal coach, fonici, ingegneri del suono e del mastering, società di promozione.

Che poi quelli più bravi di te sono sempre esistiti. È una lezione che impariamo sui banchi di scuola. Ma con così pochi nomi i casi sono due: o siamo in presenza di una fortunata collimazione storica di geni del calibro di Brian Eno, Phil Collins, Leonard Bernestein, oppure dietro le quinte operano i soliti meccanismi, più prosaici e maliziosi. Come quando a un concorso pubblico i vincitori e le menti brillanti di turno risultano essere, per caso, i parenti stretti degli esaminatori, figli e nipoti di personaggi noti.

Chi pensa che il Festival accolga gli artisti più meritevoli e i brani più belli è un romantico ingenuo. O vive su un altro pianeta, un pianeta in cui non esistono politica, conoscenze, interessi personali. E qualunque spiegazione, anche ben argomentata, sul fatto che anche quest’anno le canzoni siano le migliori tra quelle presentate, lascia qualche perplessità.

Io -come autore- non merito voce in questa osservazione

Ma pensateci: ognuno di noi conosce artisti bravissimi che non saranno presenti sul palco di Sanremo. Al loro posto ci saranno artisti altrettanto bravi ma anche proposte discutibili.

Sono quattrocento le canzoni e gli artisti importanti scartati in questa edizione. Giusy Ferreri, Michele Zarrillo, Max Gazzè, Morgan, Francesco Gabbani, Arisa, Achille Lauro, Patty Pravo, Ermal Meta, Bianca Atzei, Subsonica, Fausto Leali, La Crus, Gionny Scaldal, Enrico Nigiotti, Syria, Irene Grandi, Mietta, Fabrizio Moro, Spagna, Elettra Lamborghini, Zero Assoluto, Malika Ayane, Noemi. E questi sono solo quelli che hanno ammesso di aver mandato la candidatura.

Nomi scavalcabili in questa edizione da colleghi altrettanto bravi? Annalisa, Alessandra Amoroso, Angelina Mango, Emma, The Kolors e altri? Sì. Anzi può darsi. Perché occorrerebbe ascoltare le canzoni presentate per una valutazione obiettiva. Ma su altri nomi presenti le giustificazioni diventano davvero deboli.

Ben vengano le nuove leve musicali, che sono il futuro della musica italiana, ma le passate edizioni ci hanno abituato a così tante meteore di passaggio, a sostituire artisti con più talento già confermato e più storia, da suscitare almeno la considerazione che il meccanismo di scelta è discutibile, se non compromesso. E che la qualità delle canzoni non sia una delle principali preoccupazioni dell’astronave sanremese.

Qualcuno di voi ha ascoltato recentemente un concerto di Mietta?

voce, presenza sul palco e professionalità difficili da eguagliare . O uno di Malika Ayane? da pelle d’oca. Morgan, con la sua necessaria e benedetta imprevedibilità, è uno dei più grandi esperti di musica in Italia e un artista raffinatissimo. Syria è sempre stata una delle voci italiane più belle. Con Arisa sulla bellezza vocale lascerebbero poco spazio agli altri. Max Gazzè è di una grandezza tale che non dovrebbe -come la Mannoia e la Bertè- essere incluso in una classifica dissacrante come quella Sanremese. Fabrizio Moro? un maestro delle parole in cui confronto molti testi sanremesi sono compiti per bambini di prima elementare. Noemi e Giusy Ferreri sono tra le voci più originali in Italia. L’energia di Subsonica, Irene Grandi e Jonny Scaldal? Non credo basterà aver aumentato qualche BPM alle basi, quest’anno per imitarla.

Perché il Festival di Sanremo ha, dunque, sempre così tanti aspetti misteriosi e controversi?

La risposta è di una semplicità disarmante: è una manifestazione intorno alla quale girano grandi interessi. Numeri che vanno al di là della musica.

Immaginate vi affidassero un milione di euro per gestire la recita scolastica del vostro bambino alla scuola elementare. Davvero i testi da recitare avrebbero questa importanza per chi valuterà il vostro lavoro? Più della scelta dei vestiti, del rinfresco, della location, degli ospiti che sarete riusciti a coinvolgere? 

Se pensate di sì, iniziate a valutare mestieri alternativi alla vostra candidatura alla direzione di Sanremo. Perché Amadeus questi meccanismi li ha invece ben chiari.

E attenzione. Da un punto di vista finale, lui -da grandissimo professionista- ha ragione. Sa quali sono gli obiettivi concreti. Per chi è seduto a casa, a guardare la televisione, e non interessano i retroscena, questa sarà una bella edizione. La scaletta degli artisti è importante. I brani sono tutti molto immediati ed orecchiabili. I nomi della serata dei duetti è superlativa.

Non importa se Sanremo sembra diventata una festa tra amici. Alcuni talentuosi, forse, ma comunque appartenenti ad una cerchia ristretta. Non importa se l’immagine che diamo è tipicamente legata ai peggiori stereotipi italiani. Non ha importanza se stiamo anticipando il lavoro che farà l’intelligenza artificiale nei prossimi anni: proporci prodotti di serie, perfetti e senza personalità, cloni di se stessi. Come gli Snowtrooper vestiti di bianco dell’esercito stellare dei cattivi di Star Wars.

Perché, al di là dei gusti personali, questa omologazione dei brani -invitabile se a scriverli sono le stesse persone- non fa bene alla musica.

Tutti i brani sono orecchiabili, sin troppo. Meravigliose riproduzioni di perle in plastica, senza storia. Senza le micro imperfezioni che sono alla base della personalità. Manufatti bellissimi solo da vedere.

Futili i tentativi di confondere le acque chete con la presenza di elementi musicali fuori dagli schemi come Ricchi& Poveri & Mannino. Si penalizzano quei generi musicali e quegli artisti più ricercati, meno immediati. Che però magari rimangono nel tempo.

Quelli che rendono il panorama musicale italiano diversificato, colorato e bello, quanto una barriera corallina. Mentre Sanremo è diventata una luminosa piscina artificiale con pochissime specie. Molte di plastica. Riciclata.

Amadeus ha risposte impeccabili, e dalle solide argomentazioni tecniche, alle domande rivolte dai giornalisti, durante la presentazione delle trenta canzoni da lui selezionate: “Sono quelle che mi sono piaciute“.

Per il Circo Barnum Rai, che dovrebbe vigilare, le canzoni sono d’altronde solo un optional dovuto. Non hanno ancora trovato il modo di eliminarle. Le hanno confinanate a piccolo dettaglio collaterale dello spettacolo. A qualcuno interessa principalmente le cifre che girano intorno al Festival. E qui, i milioni in gioco sono molti.

Vediamo qualche numero approssimativo

. Mi scusino i puristi e i contabili, che potranno recuperare le cifre precise dall’ufficio stampa Rai, dal sito dell’Ariston e dai dati bancari pubblicati sulla scorsa edizione sul sito dell’Economia dello Spettacolo e Intrattenimento, Banca Ifis.

La Rai intasca dalla macchina sanremese oltre 50 milioni di euro. Gli spot trasmessi durante la manifestazione costano 500.000 euro per la fascia dell’anteprima e scendono agli 80.000 euro delle fasce notturne. Per una telepromozione servono circa 2,5 milioni di euro. Briciole, consistenti, quindi i 20 milioni di euro investiti per gli artisti.

Ai big rimborsi da 58 mila euro, con cui devono però gestire anche il seguito di accompagnatori e la serata dei duetti. Gli ospiti ricevono un piccolo rimborso da 25 mila euro. Per il direttore Amadeus 350.000 euro, circa 70 mila euro a puntata.

L’indotto legato all’economia turistica muove introiti intorno ai 180 milioni di euro. La città è piena di turisti e tutti i paesi della costa sono valide alternative a Sanremo, quindi il business si sposta per km e km. Esiste un indotto di manifestazioni musicali alternative al Festival che genera ulteriori aggregamenti di eventi e giri economici. Senza dimenticare le cifre astronomiche degli sponsor ufficiali: Costa Crociere, Eni con Enilive e Plenitude, Suzuki, Poltronesofà, Generali, Sephora, VeraLab, Coca-Cola.

Il Festival di Sanremo in Liguria è benedetto come lo straripare del Nilo nel 3500 a.c. in Egitto

Il Casinò di Sanremo, nella sola settimana della manifestazione incassa un milione e mezzo di euro giornalieri. I biglietti per partecipare alle serate porteranno complessivamente nelle casse dell’Ariston più di 2 milioni di euro. I 2000 posti disponibili costano singolarmente dai 100 ai 200 euro per platea e galleria e raggiungono i 360 e 730 euro nella serata finale.

Naturalmente una fetta di introiti gira intorno al mondo degli autori, quelli che le canzoni le scrivono.

Dalla commissione per la scrittura del brano, alla notorietà che Sanremo porta al proprio nome, dal passaggio diretto delle canzoni in gara, al circuito delle radio che programmeranno i pezzi, anche all’estero, ogni passaggio porterà un suono di monetine, come nei fumetti di Zio Paperone.

Gli autori guadagnano dall’insieme di diversi circuiti. La vendita diretta dei CD, ormai una delle voci minori, frutta poco meno di un euro al pezzo. I passaggi radio fruttano mediamente 60 euro per le emittenti più importanti. Le canzoni finiscono anche in film, pubblicità, sottofondi. E in quel settore le cifre oscillano fino a 50.000 euro.

Per queste ultime voci i calcoli sono complicati quanto quelli per far atterrare le sonde su Marte. Per i concerti Live si riceve una cifra per ogni canzone suonata. In radio e Tv esiste una ripartizione basata sulla reale durata delle utilizzazioni, calcolata con coefficienti che tengono conto di fasce orarie e tipo di target in cui l’opera è utilizzata.

Le piattaforme più famose della musica premiano solo i grandi progetti che si muovono contemporaneamente in circuiti internazionali e playlist specifiche, supportate da campagne promozionali agguerrite. I download diretti sono pagati 1 cent. Servono un milione di ascolti per raggiungere entrate superiori ai cinquemila euro.

In questi grandi numeri esistono piccole economie

Gli orchestrali, i grandi professori d’orchestra, fiore all’occhiello del Festival, sono pagati 50 euro a servizio, quanto gli apprendisti di Mc Donald. Raggiungono i 3000 euro complessivi solo sommando i rimborsi per prove e serate. I direttori d’orchestra sono stati sostituiti dalla figura dei producer. Che a parte pochissime eccezioni, sfoggiando i vestiti migliori, muoveranno semplicemente la bacchetta sul palco.

Alcuni mestieri fondamentali come la preparazione delle partiture per gli orchestrali vengono affidati in sub appalto. Uno dei più gettonati è il maestro Carmelo Patti, che quest’anno ha lavorato per molti e presieduto le prove orchestrali dei suoi lavori dietro le quinte.

Abbiamo accennato al discorso autori. 13 scrittori per 31 canzoni.

Hanno scritto i brani sanremesi Lulien Boverdod (Emma, Fred De Palma), Aka Sixpm (Rose VIllain, Sangiovanni), Michelangelo (Geolier, Ghali), Federica Abbate (Alessandra Amoroso, Fiorella Mannoia), Davide Simonetta (Annalisa, Geolier), Dardust (Angelina Mango, Renga & Nek), Stefano Marletta (Dargen d’Amico, Il volo, Ricchi&Poveri), Francesco Catitti (Clara, Mahmood, The Kolors), Cheope ( Dargen d’Amico, Fiorella Mannoia, Ricchi&Poveri), Paolo Antonacci ( Annalisa, Emma, Geolier), Davide Petrella (Emma, Ghali, Rose VIllain, The Kolors), Jacopo Ettorre ( Alessandra Amoroso, BNKR44, Fred De Palma, Mahmood).

Credo che gli autori rimangano la categoria più romantica nella grande macchina senza coscienza del Festival.

Jacopo Ettorre, della scuderia Universal, spiega in una intervista rilasciata a Franco Zanetti per Rockol, il perché di alcuni meccanismi.

Ricorda che negli ultimi anni esistono delle sessioni di autori per lavorare al miglior brano per un artista che parteciperà a Sanremo, quindi inevitabilmente alcuni nomi comuni possono interfacciarsi e risultare come autori finali. I tempi di scrittura per queste sessioni di lavoro, Camp organizzati direttamente dalle case discografiche, vengono scandite da due eventi principali. L’estate, con le sue uscite radiofoniche e i suoi concerti e, appunto, Sanremo. Le canzoni alla fine spesso finiscono utilizzate per un progetto o l’altro. La presenza di molti nomi a firmare un unico brano, dipende a volte da fattori molto più semplici, come la collaborazione di tutti gli elementi di una band. E’ il caso quest’anno dei BNKR44.

Come autore devo convenire con Jacopo che la presenza di più nomi che scrivono dovrebbe essere un evidente fattore di diversificazione piuttosto che una componente di omologazione. Ma potrebbe restare solo un nobile intento. Obiettivamente un risultato difficile. Perché ognuno di noi ha, inevitabilmente, il suo background stilistico indelebile.

La percezione più tangibile è che si coinvolgano professionisti che sanno fare sicuramente il loro lavoro, ma appartengano contemporaneamente a circuiti con canali preferenziali.

Quindi quale antidodo per il Festival di Sanremo?

Innanzi tutto ricordarsi che, per quanto famoso, il Festival è da tempo una macchina televisiva e non musicale.

Non ospita il meglio della musica ma il meglio della musica d’intrattenimento. Con i personaggi che meglio la rappresentano e che, con la loro immagine o i loro comportamenti ( I fiori di Blanco, il bacio di Rosa Chemical, La farfalla di Belen, il diverbio tra Morgan & Bugo ….) possono contribuire a creare lo spettacolo, il gossip, i rumors.

Anche se alcuni nomi nobilitano la scaletta musicale ( Mannoia, Berte e Negramaro in primis), altri ne calcano il palco con professionalità (Amoroso, Emma, Mahmood, Ghali, Rose Villain, The Kolors, Il Volo)la musica, dicevamo, al festival della canzone Italiana rimane un elemento secondario.

Sanremo è semplicemente Sanremo. Uno spettacolo da guardare senza porsi troppe domande.

Zetatielle Magazine è tra le riviste in giuria al Festival di Sanremo 2024!

Ospiterà le mie considerazioni sui brani sanremesi. Considerazioni che avranno una particolare attenzione per i testi. Come ogni anno, speriamo la magia dell’orchestra e l’adrenalina del palco permetta agli artisti e alle canzoni di stupirci e di stravolgere le inutili scalette accademiche o istintive del primo ascolto.

In un prossimo articolo le mie pagelle.

sanremo - nella foto un primo piano del M gae capitano

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Gae Capitano
Gae Capitanohttps://gaecapitano.it/
Paroliere, compositore, arrangiatore e musicista italiano. Disco d’Oro – Disco di Platino – Finalista Premio Tenco – Vincitore Premio Lunezia Autori- Vincitore Premio Panchina, Resto del Carlino – Vincitore Premio Huco- Finalista Premio De Andrè – Valutazione Ottimo Mogol e Docenti Centro Europeo di Toscolano