La rapa. Ovvero come il contadino astuto gabbò il diavolo

La rapa è protagonista di almeno due fiabe, tra quelle che i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm trascrissero dall’antica tradizione orale.

L’una la riporta addirittura nel titolo e narra di una rapa gigante che accrebbe la contesa tra due fratelli soldati. L’altra, “Il contadino e il diavolo”, è ancora più interessante.

Questi due personaggi si erano infatti accordati per spartirsi il raccolto di un campo. Metà l’avrebbe presa il contadino e metà l’avrebbe lasciata al diavolo, per aggiudicarsi un tesoro nascosto. Il primo scelse tutto ciò che sarebbe stato prodotto sotto terra e il demonio accettò volentieri tutto ciò che sarebbe spuntato e cresciuto sul terreno. Di solito le messi abbondanti ondeggiano sotto il sole e all’aria aperta, no? Ma il contadino quell’anno aveva seminato rape: al diavolo, dunque, non rimasero che foglie ingiallite e appassite!

rapa radice e fusto verde in terra

I saggi agricoltori irlandesi

Il binomio rapa-diavolo è presente anche nel folclore irlandese. In lingua gaelica, la rapa è detta tornapa (turnip in inglese) e pare che chi semina rape diventi più saggio degli altri agricoltori. Forse perché, quando ne sparge la semenza nei solchi, è solito recitare

One for the flly,

One for the devil ,

And One for me

Ossia una manciata per la mosca, una per il diavolo e una per me. A indicare, con rassegnazione, che non tutto andrà a buon fine.

Durante il raccolto, invece, nell’estrarre le radici dal terreno, c’era chi pronunciava altri versi:

As round as my head and as big as my thight ,

And one for the neighbour who lives near by!

Così si sperava che la rapa tirata su fosse rotonda come la testa e grossa come la propria coscia. Tuttavia, se fosse stata guasta, sarebbe andata bene solo per “il vicino”, eufemismo che indicava anche questa volta il diavolo

La tradizione della festa di san Giacomo

Prima che sorgesse l’alba del 25 luglio, festa di san Giacomo, in alcune contee irlandesi era tradizione che fossero i bambini a seminare le rape. Compiuto questo rito, i figli dei contadini danzavano e saltavano ai margini del campo. Pare che ciò garantisse un raccolto di rape più grandi e saporite.

veduta dallalto di campi iralndesi sulla costa con casa gialla

La rapa in casa di Ludovico Ariosto

In verità, la rapa non è di per sé una verdura molto gustosa. È un alimento davvero salutare eppure non particolarmente ghiotto o raffinato. Tanto che fu presa ad esempio da Ludovico Ariosto, nella sua Satira III, per mostrare l’indipendenza dell’uomo di lettere dal condizionamento dei potenti. Il poeta afferma, infatti, che preferisce mangiare una rapa in casa sua piuttosto “che all’altrui mensa tordo, starna o porco selvaggio”.

In casa mia mi sa meglio una rapa                                                                                                                                         

Ch’io cuoca, e cotta s’un stecco me inforco                                                                                                                           

E mondo, e spargo poi di acetto e sapa.

Breve descrizione botanica della rapa

La rapa appartiene alla famiglia botanica delle Crucifere o Brassicacee, la stessa del cavolo e dalla senape. È stata catalogata come Brassica rapa L. ed è una pianta erbacea dall’origine incerta, forse autoctona dell’Europa settentrionale. Altri sostengono che provenga dall’Asia occidentale e dal bacino del Mediterraneo. È ormai specie coltivata in tutto il mondo come ortaggio. Ha grandi foglie basali, pennatosette, a dentatura irregolare. Il fusto eretto può superate il mezzo metro d’altezza e reca racemi di fiori gialli o bianchi. Le radici sono tondeggianti e carnose.
 
cestini di rape gialle bianche e violacee

La rapa in fitoterapia

È più nota come verdura, ma la rapa è anche una pianta medicinale, che contiene importanti principi attivi nella radice e nelle foglie. I sali minerali sono numerosi: calcio, fosforo, potassio, magnesio zolfo, iodio e persino arsenico! Nelle foglie, in particolare, ci sono anche il rame e il ferro. Inoltre, tornando alla radice, troviamo gli zuccheri e le vitamine A, B e C. Viene considerata pertanto specie con proprietà rivitalizzanti (in caso di stanchezza), diuretiche ed emollienti.
 
Giova come espettorante, per la tosse stizzosa e per le bronchiti, e giova a chi soffre di gotta, di cistite e di enterite. È una preziosa alleata per combattere l’obesità e per contrastare le eruzioni cutanee, come eczema o acne. In uso esterno, applicando la polpa grattugiata, cruda o cotta, lenisce geloni, foruncoli e ascessi. Si può preparare in decotto, ma il modo migliore per assumerla è tagliata fine in insalata oppure cotta a vapore, per renderla più digeribile.
 
due rape viola su foglie verdi

Lo sciroppo di rapa secondo Jean Valnet

Il celebre medico naturalista Jean Valnet trascrisse la ricetta di uno sciroppo utile per la tosse e assai curioso nella preparazione. Basta prendere una grossa rapa e, facendo attenzione, svuotarla della maggior parte della polpa. Si riempie l’incavo così ottenuto di zucchero che, nel giro di qualche ora, si scioglie, formando uno sciroppo. Si assume a cucchiaini durante la giornata.
 
In virtù di tutte queste eccellenti qualità, non trovate anche voi che il contadino astuto abbia fatto bene a non lasciare le rape al diavolo?
Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.