Legame di sangue – Tre film tra madri e figlie

Quello tra madri e figlie è un legame di sangue tra i più complicati, un misto di amore e odio perfetto per qualsiasi film.

Non sempre è sufficiente volersi bene, perché con gli anni possono arrivare l’invidia e il rancore a rovinare tutto.

Infatti, se all’inizio la figlia è solo un tenero bebè da coccolare e accudire, successivamente il problema è che crescendo diventa anche lei una donna.

A quel punto diventa inevitabile il confronto con la madre, che invecchia e appassisce mentre la figlia matura diventando sempre più bella.

Ho sentito spesso negare l’evidenza di questa rivalità sessuale, che secondo me fa parte del normale processo di crescita e contrasto tra le varie generazioni.

Tante donne si offendono quasi come se a dirlo si fosse perversi o malati di mente, oppure ci fosse sotto una sorta di maschilismo latente.

Per noi maschietti vale la stessa regola, solo che il confronto col padre si gioca sull’autorità e la forza fisica, anziché nell’ambito sessuale.

Premesso questo mio modo di vedere la questione che sicuramente mi farà odiare a morte da qualcuno, torniamo a parlare di cinema.

Oggi parliamo di alcuni film che analizzano il legame di sangue tra madri e figlie in modo un pò diverso, coraggioso e originale.

Ognuno di loro ha un omicidio che funge da fulcro della storia e propellente narrativo per lo sviluppo dei rapporti tra i personaggi.

Perciò anche se so che voi donne vi volete sempre tutte bene, ora mettete un attimo giù i coltelli con cui volete sgozzarvi e ascoltatemi qualche minuto.

1- L’ultima eclissi (1995)

Legame di sangue film tra madri e figlie

Il primo di questi complicati intrecci tra madri e figlie inizia quando due donne si ritrovano assieme di nuovo dopo molti anni di lontananza.

Separatesi dopo un incidente in cui il padre aveva perso la vita, in tutto quel lungo periodo le due non hanno avuto quasi nessun contatto.

La figlia, diventata una giornalista di successo, torna sulla piccola isola dove ha passato l’infanzia quando la madre viene accusata di omicidio.

Rinchiusa nella sua cella, l’anziana e testarda signora si rifiuta di dire una parola, convinta che tanto la polizia sia già certa della sua colpevolezza.

Secondo loro infatti avrebbe picchiato a sangue la sua datrice di lavoro, una ricca e invalida matrona per la quale ha lavorato tutta la vita e con la quale aveva un legame come una sorella.

Inoltre il vecchio detective che si occupa del caso è lo stesso che molti anni prima aveva indagato sul bizzarro incidente di suo marito.

Ufficialmente l’uomo era caduto in un pozzo completamente ubriaco, ma lui sospetta ancora che la madre avesse organizzato la sua morte.

A quel punto la figlia torna a vivere nella sua vecchia casa, ricominciando come prima il vecchio rapporto di amore e odio con la madre.

Mentre la polizia continua a indagare, loro iniziano invece a ripensare a quei giorni di una lontana estate di vent’anni prima.

Tornando indietro a quella vita di duro lavoro e povertà, ricordano anche l’opprimente presenza del padre e marito violento, ignorante e volgare.

Un uomo la cui morte è stata alla fine una liberazione, anche se non l’hanno mai ammesso ad alta voce tra di loro.

Ma oltre al vecchio detective, anche la figlia ormai vuole sapere tutto sull’orribile verità della conclusione di quell’estate.

Può una madre fare del male a fin di bene?

L’ultima eclissi è un film che viene da un libro di Stephen King, il quale inscena un grande thriller per uno dei migliori sipari tra madri e figlie di sempre.

Personalmente, pur amando il suo legame viscerale con l’horror, ho sempre preferito quando il grande scrittore americano tratta storie di odio e sangue più realistiche.

In questo caso costruisce un personaggio principale semplicemente fantastico, il quale nel libro raccontava la storia direttamente sotto forma di confessione.

Qui invece è la magnifica Kathy Bates a interpretarlo, riuscendo a raggiungere e forse superare perfino la famosa psicopatica di Misery non deve morire.

Questa madre è davvero il motore trainante del film, affianco all’ottima Jennifer Jason Leigh nel ruolo della figlia.

Le due attrici si confrontano continuamente in un doloroso duello personale a colpi di accuse e verità dimenticate e sepolte.

Ma arrivati alla fine, è impossibile non provare compassione per questa donna che ha cosi tanto sofferto, seppur essendo un’assassina.

Infine è sempre eccezionale Christopher Plummer, detective inarrestabile nel perseguire la donna a vent’anni di distanza da un omicidio all’altro.

La sua ossessione è più personale che professionale, offeso dal fatto che tanto tempo prima lei sia riuscita a farla franca sotto i suoi occhi.

Taylor Hackford alla regia a volte scivola su dei film che non capisco, come la biografia piatta e inutile di Ray Charles.

In questo caso però non ho nessuna obiezione al suo lavoro, in quanto ogni sua scelta di regia è assolutamente perfetta.

Di più, distaccandosi dal modo di narrazione del libro, il regista è davvero libero di raccontare la storia a modo suo senza nessuna costrizione.

Insomma L’ultima eclissi è un film che ha tutto ciò che serve per piacere a tutti, soprattutto per una serata in armonia sul divano tra madri e figlie.

2- White Oleander (2002)

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Altro film, altro legame tra madri e figlie che in questo caso inizia e finisce nel sangue.

La storia comincia infatti in manette, con una madre trascinata via dalla polizia davanti agli occhi della figlia con l’accusa di avere avvelenato il suo amante.

I servizi sociali provvedono così alla sua bambina, mandandola in un centro di accoglienza per giovani abbandonati.

Da quel punto in poi, per lei inizia una lunga serie di tentativi per inserirsi nella società mentre la madre sconta la sua pena in prigione.

Inizialmente lei sembra adattarsi alla sua nuova vita, riuscendo quasi ad avere una vita normale.

Purtroppo queste esperienze finiscono in tragedia, in un modo o nell’altro, facendola tornare nuovamente al centro di accoglienza.

Durante questi anni, la bambina cresce diventando una bellissima ragazza e continuando a fare visita alla madre.

Questa presenza avrà un effetto costante sulle sue decisioni e il suo stile di vita, pur trovandosi dietro le sbarre.

La donna infatti è un artista dal carattere ferocemente egocentrico, difendendo con gli artigli la sua libertà e indipendenza.

Iniziando come una fragile e smarrita bambina senza più punti di riferimento, nel corso degli anni anche lei impara a conoscere e sfruttare le debolezze altrui.

Ormai adolescente, sembra infine trovare il suo posto in una comune di ragazze gestita dalla proprietaria di un piccolo negozio ambulante.

Ma proprio allora tornerà ancora a farsi viva sua madre, la quale tramite un avvocato chiede alla figlia di mentire in tribunale per farla uscire di galera.

Per loro arriva quindi il momento decisivo del confronto finale, con un faccia a faccia che cambierà per sempre le loro vite.

L’amore ti umilia, l’odio ti culla

White Oleander è un film quasi completamente femminile, dove le figure della madre e della figlia sono i cardini di una storia romantica e crudele.

Il personaggio di Michelle Pfeiffer è semplicemente eccezionale, una madre che plasma la figlia come un opera d’arte, usando la sua bellezza come un arma da cui gli uomini non hanno scampo.

Questa donna è bella e pericolosa come una tigre, crudele verso il suo stesso cucciolo che non condivide la sua spietata visione del mondo.

Un personaggio del genere aveva ovviamente bisogno di un legame di sangue con un degno rivale e la giovanissima Alison Lohman e’ all’altezza del compito.

Mentre la madre resta uguale nel tempo, possiamo apprezzare il cambiamento fisico e psicologico della sua altrettanto bella e letale figlia.

Questo percorso di crudeltà si snoda dall’istituto dove viene trasferita attraverso le varie famiglie di cui fa parte, diventando più dura e cinica dopo ogni esperienza.

Perciò sono altrettanto importanti le altre protagoniste di questa storia, bravissime attrici come Robin Wright e Renée Zellweger.

Nel bene e nel male, anche loro cresceranno la bambina e, per colpa della loro forza e debolezza, la faranno diventare infine una ragazza.

Peter Kosminsky fa davvero un ottimo lavoro alla regia in quello che purtroppo, nonostante la sua lunga filmografia per la tv, rimane la sua unica uscita nei cinema.

Un vero peccato visto che il regista dimostra di avere un ottimo stile e visione di insieme di questa fiaba moderna di amore e odio tra madri e figlie.

In più anche il montaggio scorre via estremamente fluido, nonostante la storia si sviluppi nel corso di molti anni con molti personaggi coinvolti.

Riassumendo, una piccola perla rosa che ci parla di quanto magnifiche e orribili possano essere le donne, a volte letali come il veleno dell’oleandro bianco.

3- Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017)

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L’ultima storia nasce da una premessa diversa rispetto agli altri due, parlando di come reagiscono le madri quando perdono le loro figlie.

La protagonista e’ una signora di mezza eta’ della provincia americana, la cui vita e’ stata stravolta quando alcuni sconosciuti hanno violentato e ucciso la sua ragazza.

Dopo aver aspettato per quasi un anno, la donna è esasperata che nessuno abbia trovato qualsiasi indizio che porti ad arrestare i colpevoli.

Decide cosi di stampare tre enormi manifesti per deridere e insultare la polizia, sperando di riuscire a smuovere un pò le acque.

Questo scatena l’immediata reazione dei poliziotti e i cittadini locali, visto che li fa affiggere sui cartelloni lungo la grande strada che porta a casa sua.

Qualcuno si schiera immediatamente dalla sua parte, condividendo la sua disperazione e il suo senso di impotenza.

Altri invece reagiscono in maniera violenta, iniziando a perseguitare la donna e chiunque abbia qualche legame con lei, arrivando a picchiarne a sangue qualcuno sul posto di lavoro.

Incredibilmente anche suo marito, inizialmente, la insulta credendo che la sua idea sia una inutile buffonata.

Ma presto lei capisce che in realtà lui è arrabbiato perchè vuole soltanto dimenticare la fine orrenda che ha fatto la sua bambina.

Lo sceriffo della città, nominato personalmente in uno di questi manifesti, cerca di essere imparziale ma la situazione sfugge presto al suo controllo.

Uno dei suoi agenti più giovani, infatti, ha un odio profondo verso questa madre ed è furioso per questo estremo atto d’amore verso la figlia.

Alla fine questa situazione di tensione non sarà più sostenibile e una delle due parti dovrà tirarsi indietro prima che succeda qualcosa di irreparabile.

La divertente furia di una madre in lutto

Nonostante quello che possa sembrare da ciò che ho raccontato finora, il film è a larghi tratti estremamente divertente.

Frances McDormand interpreta una donna dura come l’acciaio, ma altrettanto ironica e intelligente.

L’attrice, protagonista indiscussa, fa valere i suoi numerosi premi Oscar con una performance eccezionale.

Nei suoi pochi flashback possiamo vedere l’amore e l’odio in cui vivevano questa strana madre e sua figlia.

Dopo la sua morte, l’unico legame di sangue che le resta e’ il figlio, l’ingenuo ma tenace Lucas Hedges.

Anche lui ha un rapporto difficile con lei, passando dall’insultarsi all’abbracciarsi nello spazio di uno sguardo e una battuta.

Molto meno amichevole nei suoi confronti è invece il personaggio di Sam Rockwell, altro attore di gran classe che migliora con gli anni come il vino.

Qui interpreta un poliziotto campagnolo, estremamente aggressivo e ignorante, ma a suo modo anche ingenuo e onesto come scopriremo più avanti nella storia.

Infine sempre a suo agio in qualsiasi ruolo c’è il grande Woody Harrelson, come sceriffo che è il primo bersaglio dell’ira di questa madre.

Incapace di scovare gli assassini della figlia, l’uomo comunque non ha più molto tempo per indagare, visto che ha un cancro terminale.

I suoi battibecchi con la protagonista sono la parte migliore del film, essendo estremamente intelligenti, divertenti e tristi allo stesso tempo.

Insomma Tre manifesti a Ebbing, Missouri è il modo migliore per concludere questo mio giro di consigli, come perla d’autore di grande intrattenimento per tutti.

Spero perciò che se ne avrete l’occasione di guardarlo gli concederete una possibilità, in quanto film del genere non capitano tutti i giorni.

Augurandovi un buon inizio di 2022 e augurandomi che vi abbia interessato almeno uno dei film che vi ho proposto, vi rimando come ogni volta al mio sito per ulteriori stuzzicandi idee di cinema:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!