Mango, “Tutto l’amore che conta davvero”

Lunedi 8 dicembre 2014: a Policoro cala per sempre il sipario sulla vita di Mango. Una vita dedicata alla musica, una vita dedicata all’amore.

Ci sono dei momenti nella vita professionale di un giornalista, dove non si trovano le parole o, peggio, si scrive con le lacrime agli occhi.

Questo è uno di quei momenti, dove la commozione lascia il posto al dovere di cronaca, nonostante siano già passati cinque lunghi anni.

Un’odissea nella terra degli aquiloni

Ho visto per la prima volta Mango in concerto nel lontano 1986, in una discoteca della periferia: era il tour di “Odissea”, e il cantante lucano era reduce dal successo sanremese di “Lei verrà”: poca gente, poche canzoni ma una classe limpida ed una voce inimitabile, che di li a poco sarebbero esplose, guadagnandosi il meritato successo, di critica e di pubblico.

Poi, nel corso degli anni, ho assistito a diversi altri suoi concerti, tra cui quello del 1992, al Teatro Colosseo, relativo al tour di “Come l’acqua”, dove riuscii ad intervistarlo: conobbi una persona squisita, disponibile, colta e simpatica, con la quale era un piacere parlare di musica e non solo.

Ma ricordo soprattutto il concerto dell’autunno 2012, sempre al Teatro Colosseo, relativo all’album “La terra degli aquiloni”: un concerto per voce, chitarra e tastiere.

Un concerto atipico, diverso dal solito: poche luci e pochi fronzoli, protagonista assoluta la sua voce.

Canzoni riarrangiate, a volte completamente stravolte, per mettere in evidenza l’orchestra che Mango aveva nelle corde vocali.

Un concerto strepitoso, che porterò per sempre con me, come ricordo indelebile della sua arte, visto che purtroppo non ho più avuto occasioni per ascoltarlo.

8 dicembre 2014

Ci ha lasciato facendo la cosa che amava di più: cantare.

Cinque lunghi anni senza la sua voce, quella voce senza eguali che ci ha accompagnato per tante estati e per tanti inverni, compagna di viaggio senza stagione.

Una voce che cantava poesie fatte musica: una fusion inimitabile ed originalissima, un crossover tra pop e rock, con contaminazioni folk e world music. Comunque una timbrica unica e inimitabile: “Oro” puro.

Un uomo dall’umiltà straordinaria, e con una insanabile voglia di imparare, sempre. Sia professionalmente che a livello umano. Una sensibilità incredibile, capace di cogliere anche solo in un profumo, in una luce tutta la poesia che racchiude, e trasformala in musica e parole.

Versi poetici che una volta ascoltati, rimangono nella testa, perchè le parole sono una mano invisibile che ti porta nel punto giusto da dove godere della bellezza dell’universo. Questo era il grande talento di Mango, il suo modo di vedere il mondo.

Ci ha lasciato come l’acqua che scorre, a tempo di sirtaki, addormentandosi per sempre sotto l’albero delle fate, nella terra degli aquiloni.

Tutto l’amore che conta davvero

Proprio in questi giorni, è in uscita “Tutto l’amore che conta davvero”, che celebra, a cinque anni dalla morte, il talento originale e poliedrico dell’artista lucano.

Dice al riguardo Laura Valente, ex vocalist dei Matia Bazar, moglie di Mango: “Lui viveva per la musica, ma prima di tutto amava i suoi fan, alla fine di ogni concerto, nonostante i ritmi particolarmente serrati delle tournèe, aveva sempre piacere di fermarsi a parlare con il suo pubblico, per una foto, un autografo o semplicemente un abbraccio, senza risparmiarsi mai. Anche il titolo del cofanetto “Tutto l’amore che conta davvero”, oltre ad essere la title track di un brano presente nell’album “Ti porto in Africa”, era anche il suo modo di salutare i fan quando firmava gli autografi. Aveva una grande empatia verso gli altri e spesso mi ritrovo ad ascoltare e raccogliere aneddoti di chi ha avuto modo di conoscerlo anche solo per qualche minuto. Mi piace poter recuperare questi piccoli frammenti della sua quotidianità”.

La Rosa dell’inverno

E allora, un ultimo ricordo. Proprio il 1986, discoteca Milleluci di Torino.

Il taglio di capelli da “tamarro” che si usava al tempo, rasati ai lati e lunghi dietro, un concerto che si stava svolgendo nel pieno divertimento del pubblico. Improvvisamente, luci più soffuse e i musicisti silenti. Mango iniziò a cantare ma il rumore del pubblico e gli applausi lo sovrastavano. Allora lui smise e disse:”un momento,per favore, ora ho davvero bisogno di silenzio, perchè il brano che vado ad eseguire richiede molta concentrazione”. Le voci intorno si spensero, Mango chiuse gli occhi, respirò forte e con una voce innaturale, che sembrava scendere dal paradiso, intonò “…non è un dolore in più…è paura o ancora di più…

I brividi correvano lungo la schiena, una sottile corrente che ipnotizzò tutta la platea.

Era “La rosa dell’inverno“, e come una rosa, d’inverno, se ne è andato così.

Ciao Pino, ci manchi come non mai.

Pino Mango Tutto l amore che conta davvero: la copertina del nuovo cofanetto "tutto l' amore che conta davvero" che vede raffigurato il cantautore lucano con le mani appoggiate al viso, che indossa una t-shirt nera



Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.