Margherita Vicario fa “Bingo”: «Scrivo di femminismo e di vita»

«Questo disco volevo farlo a prescindere dal risultato e dal responso del pubblico. Ho fatto “bingo” a incontrare Dade: di solito la creatività si triangola, noi invece ci chiudiamo in due in studio e ci guardiamo faccia a faccia giocando a fare esperimenti. È questo ciò che più mi piace, sarà per il mio essere anche attrice. Mi reputo molto fortunata». È uscito ieri, venerdì 14 maggio, “Bingo”, il terzo lavoro di Margherita Vicario dopo l’album “Minimal Musical” e l’ep “Esercizi Preparatori” usciti nel 2014.

Un’anima rara, che conosce il greco – rivendicato apertamente in “Romeo” quando canta “Non capiscono, parlo greco antico/Άνδρος κακώς πρασσοντος εκποδών φίλοι/C’hai paura eh? Ho fatto il classico” –, artista poliedrica e persona meravigliosa. Così la descrive Linda Negrini di “Island Records” con cui Margherita ha pubblicato l’album. «È molto sicura di sé, una donna che sprizza energia da tutti i pori» dice Davide “Dade” Pavanello, il producer che negli ultimi due anni ha lavorato a stretto contatto con la cantautrice. La sinergia è confluita nei 14 brani del disco che è un racconto in parte già edito. «La metà dei brani – spiega Margherita Vicario – erano già usciti. Questo perché a ogni canzone volevamo lavorare con grande cura».

L’album “Bingo”

È un lungo percorso quello di “Bingo”. I 14 brani della tracklist raccontano mondi a sé, sfaccettature del proprio pensiero, esperienze di vita. «Non ho la pretesa di muovere le masse o dare una mia opinione secca. Penso non sia giusto prendere una posizione netta. Come artista preferisco partire da quello che ho vissuto e parlarne, perché ne ho piena consapevolezza. C’è tanto femminismo in questo disco, per esempio in “Come va” e “Giubbotino”. È un termine tanto ampio e complesso. Forse è meglio parlare di “mondo femminile”. È normale ci sia, perché io sono una cantautrice: sono una donna che vive e scrive».

Così si tocca il tema della libertà di scegliere del proprio corpo, di abortire, nei versi di “Abaué”: “Io partorisco senza dolore/l anestesista canta ah! Abaué ah abauéah/ma è tuo il dominio della creazione”.

Il videoclip di “Come va”

Dalla politica alla religione

C’è la politica con Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca in “Orango Tango”. C’è la religione vista da un punto di vista spirituale in “Troppi preti troppe suore”, in cui spunta un duetto con un coro di bambini di Battipaglia «per dare voce a quell’innocenza di chi non ha sensi di colpa ed è vittima degli schemi culturali in cui viviamo» spiega Margherita Vicario. La sua è una critica al clero, al mondo che soffoca le libertà dimenticandosi dell’altra grande libertà: quella di culto propria di uno Stato laico.

«Non mi permetto di giudicare la fede di nessuno – dice –, ma in “Troppi preti troppi suore” racconto quello che vedo, partendo anche da ciò che ho vissuto. La fede deve poter rimanere una questione privata. Non dovrebbero esserci ingerenze e giudizi morali sulle persone. Parlo da donna perché in quanto tale mi sento tirata in causa: il corpo femminile è sempre protagonista della grande questione religiosa. Dobbiamo poter scegliere. Ricordo che da piccola andavo a Messa perché mi portava la mamma di una mia amica: ci prometteva il “Cioè”. È un tema complesso ma non deve essere nulla di forzato. Le ragazze di 16 anni girano per le farmacie in cerca della pillola del giorno dopo. Questo va raccontato, perché è reale».

E dall’amore ai soldi

Dalle tematiche più forti e difficili da raccontare a quelle semplici e tradizionali. «Poteva mancare una canzone d’amore vera e propria? Ovviamente no» dice Margherita Vicario di “Fred Astaire”. E ci sono anche le collaborazioni, con “Xy” il duetto con Elodie che arriva dopo “Sposa”, brano contenuto nel disco della collega. «La stimo da morire – spiega Vicario –. Abbiamo dato un seguito a quel discorso che si crea tra amiche che parlano di uomini». 

E poi parla spesso di soldi, soprattutto in “Bingo”, la prima traccia che dà il nome al disco. «Mi sono chiesta perché io inserisca sempre questo tema nelle mie canzoni – ammette la cantautrice –. Il motivo è che la mia generazione non ne ha. È da quando sono piccola che mi dicono “pagate la pensione ai vecchi, voi non l’avrete mai”. Siamo alla continua ricerca dando per scontato che il mondo andrà a rotoli e noi non avremo garanzie sociali ed economiche».

Tutto nel segno dell’ironia

Lo dice, però, con ironia Margherita Vicario, con quella verve che la contraddistingue anche nella vita. «Alla fine – spiega – è l’immagine stessa del bingo, che è un posto tragico ma anche affascinante e divertente. Sono caustica di natura. L’ironia è l’unico modo che conosco per affrontare temi giganti. Così nessuno può dirmi “sì però allora”. No, però niente, perché io l’ho detto come volevo e va bene così».

In questo l’attitudine da attrice si vede forte e chiaro. «Il suo spirito teatrale la aiuta anche nella collaborazione musicale – spiega Dade –. Nulla è mai banale. Ci stiamo persino sforzando di fare qualcosa di leggero ma non ci viene». Sembrerebbe, quindi, mancare una vera hit, di quella tipica da tormentone estivo. «Beh “Piña Colada” lo è – ammette Margherita Vicario –. Abbiamo persino girato il giro a Ostia».

Così sfata il mito del “se fai troppe cose le fai tutte male”. «È un pregiudizio tutto italiano – spiega –. In Inghilterra e in America i musical sono normali. Qui pensiamo che si debba o recitare o cantare. Io invece ho messo la grafica del musical anche nella copertina. Ho appena finito di lavorare a una serie per Rai 1, ora mi dedico alla promozione del disco, poi parto col tour. Ragiono a compartimenti stagni. Quando faccio una cosa mi dedico totalmente a quella, poi all’altra»

Dopo il teatro, i live

E in effetti, tra sfumature rap, hip hop e urban a cui Davide Pavanello l’ha spinta perché in lei vedeva qualcosa di più, Margherita Vicario ha trovato spazio anche per le sue origini. Così è nata “Come noi”, una canzone che riporta ai suoi esordi, quelli da attrice che tuttora non molla. «Volevo un pezzo da teatro, a occhio di bue con le tavole di legno» dice. Una dimensione che ora cercherà anche di riproporre live.

«Covid permettendo – anticipa – proporremo un tour esclusivamente dedicato a “Bingo” ma un altro anche che sarà uno spettacolo-concerto, ispirato all’esibizione del Concerto del Primo Maggio. Porterò con me l’Orchestra Multietnica di Arezzo che suonerà alcuni miei pezzi riarrangiati, ma anche brani leggendari come quellei dei Beatles e canzoni di musica araba e messicana. Il tutto basato basato sul bestseller “Storie della buonanotte per bambine ribelli”»

margherita vicario spunta da un telo azzurro, sotto è nuda, sorride, figura intera in piedi, guarda verso sinistra, si tiene il telo col braccio

Giulia Di Leo
Giulia Di Leo
Laureata in Lettere moderne, ha frequentato la scuola di giornalismo all’Università Cattolica di Milano e oggi scrive per La Stampa e Zetatielle. Dice di sé: “ Sono una ragazza di provincia nata col sogno di scrivere, amo la mia città, Casale Monferrato, che mi ha insegnato a vivere di semplicità e bellezza, portandomi, poi, ad apprezzare la metropoli milanese che nella maturità mi ha conquistata. Non riesco a vivere senza musica: nata nel ’95, ho vissuto di riflesso gli anni delle musicassette degli 883. Mi nutro di cantautorato, pop, indie e trap per aprirmi al vecchio e al nuovo. Senza mai averne capito il perché, il giornalismo è sempre stato il sogno della vita, amo scrivere e la mia attitudine è raccontare e raccontarmi, con stile razionale e schietto. Il mio più grande desiderio è fare della mia passione un lavoro, avvicinandomi a tutti i mondi che fanno parte di me”.