Paolo Riccò, “Il gomito del diavolo”. Il generale racconta l’Afghanistan

Paolo Riccò (Torino, 1962) è Generale di Divisione, insignito di numerose medaglie al valore. Ha partecipato in qualità di comandante a importanti missioni in Bosnia, Kosovo, Albania, Somalia e Afghanistan. Oggi è Rappresentante Militare Italiano presso il Supreme Headquarters Allied Powers Europe. Il gomito del diavolo, scritto con il giornalista inviato di guerra Meo Ponte, racconta dell’Afghanistan e dell’Italia e non solo. Racconta, in un libro- documentario, tutti i dettagli e i retroscena dell’operazione Devil’s Elbow.

I giorni di fuoco del 2013 in cui le scelte impossibili si mescolano con i timori. In cui bisogno di proteggere i propri uomini della Brigata Italiana si batte con l’ingiustificata sfiducia nei loro confronti. I giorni in cui dovettero agire per il bene di tutti.  Nel Gomito del diavolo Paolo Riccò ci racconta l’Afghanistan con gli occhi di chi l’ha vissuto sul campo e in prima persona. Una narrazione che trasporta il lettore direttamente nella “missione di pace” più sconosciuta delle nostre forze armate e del relativo supporto alle forze alleate.

copertina del libro di Paolo Riccò fondo grigi con scritte rosse, in primo piano un aereo militare

Paolo Riccò, Il Gomito del diavolo: la trama

Afghanistan, 2013. La Brigata italiana responsabile del settore West della missione ISAF, sta attuando il piano di ripiegamento delle forze italiane verso la base di Herat, quando al generale Paolo Riccò, vice del Capo di Stato Maggiore per le operazioni, viene affidata una missione che in molti giudicano spregiudicata e altamente rischiosa per il luogo e le modalità con cui dovrà essere condotta. Contando solamente su un manipolo di uomini, il comandante italiano deve supportare e coadiuvare le forze afghane incaricate di riprendere il controllo del Gomito del Diavolo, un tratto della Ring Road di primaria importanza per i rifornimenti condotti dal nord-ovest al sud del Paese.

I talebani l’hanno occupato, isolando di fatto una base americana e impedendone i rifornimenti. A rendere il risultato dell’operazione ancora più incerto c’è la diffidenza nei confronti delle truppe italiane da parte del generale Mark A. Milley, comandante di tutte le forze americane e di quelle della NATO impiegate in Afghanistan. Milley senza troppe remore fa intuire la sua scarsa confidenza nella nostra capacità di assolvere al compito. Riccò potrebbe adempiere alla missione restando lontano dal fronte, dando solo indicazioni alle truppe afghane, ma la sua indole e lo spiccato intuito gli suggeriscono che per affrontare un momento così critico lui e i suoi uomini dovranno dimostrare tutta la loro audacia, il vigore e l’inventiva che li contraddistinguono. Grazie a una strategia che nessun altro avrebbe avuto il coraggio nemmeno di pensare, il generale porta a termine con successo una delle operazioni più rischiose della missione in Afghanistan.

il Generale Paolo Riccò durante un discorso con microfono e divisa militare con basco blu
il Generale Paolo Riccò, foto di repertorio fonte Congedatifolgore.com

Dedicato a tutti quelli che hanno combattuto in Afghanistan

Questo libro è dedicato a tutti quelli che hanno combattuto in Afghanistan. Ai soldati italiani innanzitutto e in particolare ai cinquantatré che non sono più tornati a casa. È il racconto di una guerra combattuta per oltre vent’anni e purtroppo finita con il ritorno a Kabul dei talebani e del loro regime fondamentalista.[…]Non è compito di questo libro analizzare le ragioni politiche e strategiche che hanno determinato il fallimento della missione, né di addentrarsi in ricostruzioni storico-sociologiche. Queste pagine sono infatti scritte essenzialmente per impedire che gli sforzi fatti per riportare l’Afghanistan in seno alle nazioni civili finiscano nell’oblio. Attraverso il racconto di tre missioni, che si snodano in un arco di tempo che va dal 2006 al 2014 e svoltesi in aree diverse, abbiamo cercato di ripercorrere la storia dell’intervento dell’Occidente in quella terra lontana e tentato di capire come sia stato possibile perdere una guerra pur vincendo tutte le battaglie.    da Prologo - Il ponte del Diavolo - Longanesi

Chi vuole immergersi nelle prime trenta pagine del libro, edito da Longanesi, può cliccare qui

Paolo Riccò

Paolo Riccò (Torino, 1963), nella sua lunga carriera di Generale di Divisione ha partecipato in qualità di comandante a importanti missioni in Bosnia, Kosovo, Albania, Somalia,
Afghanistan. Da marzo 2017 a novembre 2021 ha ricoperto l’incarico di comandante dell’Aviazione dell’Esercito e dal 2022 è il Rappresentante Militare Italiano presso il Comando Supremo delle Potenze Alleate Europee. Vanta numerosi riconoscimenti istituzionali. È autore del saggio I diavoli neri (Longanesi 2020).

Meo Ponte

Meo Ponte ha lavorato per 26 anni a la “Repubblica” come inviato di cronaca nera, giudiziaria e di guerra. Tra i casi seguiti Cogne, Meredith Kercher, Parolisi, Erika e Omar. Come inviato di guerra è stato undici mesi in Iraq e poi in Libia nel 2011. Dal 2017 collabora con il “Corriere della Sera”. Per Longanesi ha pubblicato Eroi di una guerra segreta (2018).

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".