Paul Cézanne, “un muratore che dipinge con la cazzuola“. Così Manet definisce quello che viene considerato l’inventore del postimpressionismo, del cubismo e dell’arte moderna. Quella che, per definizione, rompe lo schema con tutto ciò che c’è stato di passato.
Cézanne partecipa, (unica e sola volta perchè poi si discosterà definitivamente da quel gruppo), nel 1874 alla mostra degli impressionisti. Quella che viene definita La mostra dei rifiutati, organizzata dal fotografo Nadar. Ed proprio lì che Manet esordisce con quella pesante critica. In realtà ha ragione: ogni pennellata di Cézanne ricorda un palazzo senza intonaco in cui si vedono i mattoni.


La costruzione
A Paul Cézanne (1839-1906), infatti, non interessano la bellezza e l’emozione: a lui interessa la costruzione. La prospettiva è vista come un qualcosa di artificiale, usato in pittura per creare un effetto, ma da un unico punto di vista: quello frontale, il punto di vista del pittore e di chi guarda il quadro. Cézanne invece ha molto ben presente che la realtà, la luce, i riflessi mutano a seconda dell’angolazione dello sguardo e della posizione. Cambiano ,infatti, a seconda della collocazione nello spazio chi guarda, sia le forme sia i colori. Ecco la rivoluzione di Cézanne: la forma – colore.


La forma colore di Paul Cézanne
Ogni sua pennellata frammentata contiene, come abbiamo detto, due elementi primari: la forma e il colore. Il colore cambia a seconda dei punti di vista e Cézanne, nei suoi dipinti, è come se immaginasse di muoversi velocemente, di volare quasi, intorno ad un soggetto per vedere dove la luce lo colpirà. E tutto ciò che vede lo dipinge con questi mattoncini, queste forme geometriche nitide alla mente, ma che diventano irrazionali nel quadro. La pittura di Cézanne è davvero un palazzo senza intonaco in cui si vedono i mattoni. Che poi lui dipinga la montagna a Sainte Victoire, il ritratto di sua moglie o una natura morta non cambia nulla. Non è l’emozione che prende lo spettatore, è la costruzione.


Voglio dipingere attraverso il cubo
“Io voglio dipingere la natura attraverso il cubo, il cilindro e la sfera“. Ripeteva Paul Cézanne. Riuscire ad essere cioè, nello stesso tempo, molto spontaneo e nello stesso tempo logico e diretto. I colori, infatti, sono certamente tratti dalla freschezza immediata dell’aria aperta: il plein air. Ma, nello stesso tempo, la composizione passa attraverso il filtro rigoroso di forme geometriche. E’ una combinazione quella di Paul Cézanne, tra la spontaneità degli impressionisti e la razionalità metodica della tradizione accademica. Ma Cèzanne è un outsider, non arriva da nessuna scuola. Al di fuori di ogni canone convenzionale diventa lo snodo tra la pittura Ottocentesca e quella delle avanguardie. La sua suddivisione della natura attraverso le forme di una geometricità regolare è la premessa indispensabile verso tutto ciò che verrà dopo.


Picasso
Infatti, andando avanti e guardando le ultime rappresentazioni di Mont Sainte Victoire, l’evoluzione si fa talmente importante verso la forma che il soggetto sparisce. E cosa resta se il soggetto sparisce? Solo la pittura. Siamo pressoché alle porte dell‘astrattismo e del cubismo. Non a caso, infatti, tra Cézanne e l’astrattismo troviamo in mezzo Picasso. Picasso, nel 1907, va a a vedere la retrospettiva che Parigi ha dedicato a Cézanne, morto l’anno precedente e capisce immediatamente quello che sta succedendo. Fuori da lì porterà a termine Les demoiselles d’Avignon, il quadro che stravolge la pittura del Novecento.


L’isolamento a Aix en Provance
La pittura di Cézanne non è istintiva e immediata, ma è frutto di una lunga riflessione che lo porta a ritornare più e più volte sugli stessi soggetti. Quasi a carpirne ogni attimo di luce rifratta e, per assurdo, renderla più ferma e significativa. Un pittore complesso, incompreso, rifiutato da Parigi e dai suoi Salons. Un pittore che si rifugia nel suo borgo natale di Aix en Provance e lì dipinge, in totale isolamento, per circa vent’anni. Solo per sé stesso. Al di fuori di tutti i circuiti commerciali. Sarà, infatti, solo a circa dieci anni dalla morte, nel 1985, che i suoi quadri inizieranno ad uscire dall’anonimato e suscitare l’interesse delle gallerie.


Ad Aix en Provance Paul Cézanne lavora instancabilmente per ore, concentrandosi su pochi soggetti. Estaque, Monte Sainte Victoire, infinite nature morte sparse di frutta e tovaglie, scene di semplice vita quotidiana e varie composizioni di bagnanti. Ne esalta, attraverso il colore, la geometria essenziale delle forme. Solo alla Provenza dedicherà più di venti quadri. Esclusivamente con l’intento di farne emergere la particolare luminosità. L’accensione dei colori e questa passione verso il naturale diventerà la premessa fondamentale per il fauvismo di Matisse.


Monte Sainte Victoire
E’ il luogo prediletto da Cézanne. Come se, per tutto il corso della sua maturità espressiva Paul Cézanne avesse piazzato, sistematicamente, il cavalletto sempre nello stesso punto. Ritraendo quasi in modo ossessivo Monte Sainte Victoire, quasi a farla diventare una sorta di musa ispiratrice. Ma è anche un termometro per verificare la temperatura delle passioni e dei sentimenti.
En plein air
Cézanne ama molto, proprio per cogliere tutti i giochi di luce e di colore, la pittura en plein air. Trasporta sulle spalle il suo cavalletto e inizia i suoi dipinti all’aperto, prediligendo sempre, come abbiamo visto, gli stessi angoli. Nell’atelier poi, li termina, riequilibrando forme, spazi e colore. Dando un’armonia soggettiva alle diversi parti della pittura. Nel 1906 la morte improvvisa, durante un temporale,proprio mentre, en plein air, sta lavorando ad un paesaggio poco distante dalla sua abitazione.


L’inventore della pittura moderna
Con Cézanne non è più la pittura che deve imitare la realtà, ma è la realtà che deve sottostare alle regole della pittura. Ecco perchè Cézanne è il grande inventore della pittura moderna. Con lui la pittura si stacca dal compito che aveva sempre avuto e diventa una realtà a sé stante: la realtà della pittura.
“Il disegno ed il colore non sono affatto distinti. Man mano che si dipinge, si disegna. Più il colore diventa armonioso, più il disegno si fa preciso”.
Paul Cézanne
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