Sanremo 2020: i big in gara sono davvero “Big”?

La festa appena cominciata è già finita” (Canzone per te – Sergio Endrigo, FdS 1968)

Chi si aspettava una versione “Sanremo-ra o mai più”, sarà rimasto senz’altro deluso, vedendo la lista dei “big” in gara.

Parecchi tra gli addetti ai lavori, tra cui il sottoscritto, si erano lanciati, nei mesi scorsi, nel fare pronostici, e stilare elenchi di partecipanti.

Bene, si fa per dire, nessuno ci ha azzeccato, men che meno io, me stesso medesimo in quanto tale: zero assoluto.

In tanti, però, davamo quasi per certa la presenza sul palco del Teatro Ariston, di Lisa e di Paolo Vallesi, vincitori delle due edizioni proprio di “Ora o mai più”. Invece nada (non Malanima).

Chi si aspettava un Festival della restaurazione, intesa come ritorno alla canzone italiana classica, o “leggera” se preferite, sicuramente guarderà altro.

Ebbene sì: Amadeus ha spiazzato tutti.

Da poche ore sono stati resi ufficiali i nomi dei ventidue “big” (scusate se lo scrivo minuscolo), e già è un fiorire di commenti, assai poco lusinghieri, polemiche e diatribe.

Ripeto: Amadeus, soprattutto in qualità di Direttore Artistico, ha stravolto le carte in tavola.

Sinceramente, credo che nemmeno Claudio Baglioni nella seconda edizione del suo Festival, o Carlo Conti, nella sua terza, avrebbero potuto fare peggio: una accozzaglia di bolliti più o meno scaduti, giovanotti e giovanotte dai nomi grotteschi, qualche raccomandato, parecchi presunti rapper e tanta fuffa.

Se davvero questa è la musica italiana del nuovo decennio, c’è da stare assai poco allegri.

Troppo severo? Non credo, ma andiamo con ordine, sparso.

Il Trash

Il primo nome che salta all’occhio è Francesco Gabbani: non lo si sentiva da diciotto mesi, e poteva pure continuare a rimanere in silenzio, per quanto mi riguarda. Una voce nasale e insulsa, che canta canzoncine finto-impegnate. Chissà se dopo aver plagiato Tracy Spencer, quest’anno lo rifarà con Taffy (sempre scuderia Claudio Cecchetto).

Vincitore in pectore, qui lo dico e qui lo nego, di questa 70° edizione del Festival di Sanremo.

Che dire di Piero Pelù, il rocker più finto della storia della musica italiana? Mi chiedo, come nel caso dei Negrita, lo scorso anno, cosa lo abbia spinto a presentarsi al Festival. “Lacio Drom” comunque, e chissà che dopo trentatre anni non ci si incontri nuovamente.

Vorrei dire tante cose riguardo a Morgan, ma taccio per decenza: certo, è in crisi finanziaria e gli alimenti costano, ma saranno anche problemi suoi, come procurarsi i soldi. Non è che dobbiamo per forza sorbircelo da mamma Rai, in ogni occasione. Compiango in anticipo Bugo (cantautore non meglio identificato).

Rapper & Amici

Nutrita la colonia rapper: Anastasio (quota X Factor), Achille Lauro (quest’anno canterà “Aston Martin”), Rancore (l’unico che forse si salva) e Junior Cally (chissà se tornerà ad indossare la maschera antigas).

Nutritissima, come sempre, la colonia di ex-Amici: Giordana Angi, Riccardo “Riki” Marcuzzo e Alberto Urso. Hanno preso parte al reality di Maria De Filippi, anche Elodie (reduce da concerti e firma-copie cancellati per mancanza di pubblico) e Enrico Nigiotti (speriamo non ci canti altre abitudini del nonno).

Chiedo l’aiuto da casa, a voi lettori, per giustificare la presenza di Elettra Lamborghini: accetto commenti. Colgo comunque l’occasione per consegnarle, in contumacia, il primo #stendiamounvelopietoso di questo Sanremo 2020.

Cantautori

Nutrita anche la schiera di cantautori di belle speranze: Levante (anche lei, per chi non lo sapesse, in quota X Factor), Raphael Gualazzi (non mi entusiasma più di tanto, non so voi), e Diodato (mi colpisce il fatto che sia aostano, pugliese di origine e romano di adozione).

Di Paolo Jannacci, so soltanto che è cotanto figlio del compianto Enzo. Altro non dico, per rispetto del padre.

I Pinguini Tattici Nucleari, rappresentano per quest’anno la quota “indie”: alzi la mano chi li ha mai sentiti nominare prima d’ora. Siamo ai livelli, se non peggio, di Ex-Otago e Zen Circus.

Due poeti, una leonessa e il rock

Gli unici veri grandi artisti, due poeti e una leonessa, presenti nella lista, sono Marco Masini, spero festeggi al meglio trent’anni di carriera, Michele Zarrillo, vivere e rinascere, trasformando i sentimenti in musica, e Irene Grandi, la nostra ragazza sempre.

Ho lasciato per ultimi Le Vibrazioni: l’unica vera rock band italiana degli ultimi vent’anni. Adoro Francesco & C e mi auguro che spacchino di brutto, come solo loro sanno fare. En vivo.

Questo è il cast del Festival #70, e sorgono spontanee parecchie domande.

Big in Japan

Questo gruppo rappresenta davvero la musica italiana? I “big” in gara sono davvero tali? Con quale criterio sono stati scelti? Perché alcuni “big” non partecipano alla selezione giovani, come sarebbe più logico? Che peso hanno avuto le major? Chi è il regista occulto di queste selezioni?

Domande niente affatto retoriche, che andremo ad approfondire in corso d’opera, o meglio, strada facendo (giusto tributo all’ex dittatore artistico).

Certo, la musica è cambiata (e non è un luogo comune), non solo a Sanremo, ma è cambiato soprattutto il modo di fruirne: le vendite di supporti fisici, le radio FM, non rappresentano più i dati per misurare la popolarità di un artista. Adesso ci sono Spotify, YouTube, le radio web, i nuovi protocolli radiofonici DAB, le piattaforme digitali, a sancire il successo di un brano, di un cantante.

Amadeus si è ispirato a queste nuove tendenze? Può darsi, anzi, senz’altro.

Vedremo se sarà la scelta giusta, soprattutto a livello di audience.

Il successo vero e proprio, quello che fa riempire palazzetti e teatri, è un altro paio di maniche.

Ci sarà comunque da divertirsi a commentare e raccontare, come in tutte le passate edizioni, del resto: commentare e raccontare in diretta, naturalmente, dalla sala stampa “Lucio Dalla”, e dal “roof” del Teatro Ariston, perché Zetatielle Magazine, sarà presente anche quest’anno a Sanremo.

#stayalwaystuned

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.