Sanremo 2020 prima puntata: Amadeus inizia la festa

Cronaca e commento alla prima puntata, con il racconto della diretta. Super ospite Tiziano Ferro. 1° Le vibrazioni

Inizia la festa”. Con queste parole stamattina Amadeus ha aperto la conferenza stampa, aggiungendo di aver dormito tranquillo e sereno, nonostante la tensione pre-Festival: #rockmeamadeus.

Vediamo se dormirà tranquillo dopo questa prima puntata.

Squillano i tamburi, rullano le trombe…ops…scusate l’emozione: benvenuti alla 70° edizione del festival della canzone italiana.

Mettiamo da parte polemiche, diatribe e tutto quanto non fa spettacolo, ma audience: concentriamoci sulla musica, sulle canzoni, ciò che dovrebbe essere l’unico vero argomento di discussione.

Inizia la festa: buona musica a tutti.

Fiorello

C’è bisogno di pace”, l’inizio è tutto per Fiorello che, vestito da prete, si prende la prima standing ovation: “E’ cominciato male questo 2020…Australia in fiamme, cambiamenti climatici, coronavirus…Sanremo”. E giù applausi scroscianti.

Questo è il vestito originale di Don Matteo…l’unico Matteo che funziona in Italia!”. Grande Fiore!

Scenografia spaziale, giochi di laser ed è il momento dei Rockets, no, scusate, di Amadeus.

Nuove Proposte

Primo duello Eugenio in Via Di Gioia vs Tecla, secondo duello Fadi vs Leo Gassmann.

Le canzoni le conoscete probabilmente già, è da quasi due mesi che sono in circolo. Non commento, almeno non stasera. Anzi, commento: un plagio di qua, uno di là (Mahmood e Vasco), una voce improponibile e un nipote d’arte. Che dire: #stendiamounvelopietoso.

Da regolamento, due passeranno il turno per la finale di giovedì sera. Scopriamo subito il verdetto: promossi Tecla e Leo Gassman. La giuria demoscopica colpisce ancora: chiedo l’intervento del VAR.

Tiziano Ferro

Sapete già cosa penso degli ospiti italiani al Festival, ma lo ripeto: non è proprio cosa. Visto che volete esserci, partecipate alla gara, mettetevi in gioco. Altrimenti state a casa.

Comunque il buon Tiziano, partecipa alla festa tributando l’indimenticato Mimmo Modugno, naturalmente con “Nel blu dipinto di blu”. Bravo eh, per carità, però…

Comincia finalmente la gara dei “big”, dopo quasi un’ora di spettacolo, giusto per dire.

La gara

Irene Grandi apre le danze, con “Finalmente io”: il pezzo scritto da Vasco (chissà quando) è potente e per nulla sanremese. Schitarrate e cassa in quattro: non male. Pantera bionda.

Entra Diletta Leotta, che stasera non ha il “lato B” fasciato dai leggins, prerogativa per cui tanti si abbonano a Dazn.

Marco Masini con “Il confronto” è il secondo big in gara. Tipica ballad masiniana, che celebra al meglio trent’anni di carriera. Testo da paura. Interpretazione super. Superbo.

Tocca a Rita Pavone con “Niente (resilienza 74)”. La ragazza di via Millelire ha ancora tanto da insegnare ai millenials, rapper, trapper e pseudo big. Immortale. Standing ovation del Teatro Ariston. Per me #scossa.

Sale sul palco Rula Jebreal. Posso dirlo? Simpatia Zeman.

Tocca a Achille Lauro, che presenta “Me ne frego”. Vestito come il Mago Gabriel, che si trsforma in una specie di Renato (si Zero), ante litteram. Il pacco in vista non lo trasforma in un artista, men che meno in un cantante. Io me ne frego di te. #versaceonthefloor per il look, si fa per dire.

Quinto cantante in gara Diodato con “Fai rumore”. Sarà pure gradito a Mina, ma a me non convince. Uno come tanti, troppi, ma di fronte a certi achilliliauri certo è un fuoriclasse. Passiamo oltre.

Si riprende con Le Vibrazioni, che presentano “Dov’è”. Dirige il mitico Peppe di tutti noi. Francesco è in splendida forma, gli altri pure. Ballatona assolutamente bella, ma già sentita. Da risentire.

Al Bano e Romina

Pantomima su Romina Carrisi che nel 1987 era nella pancia della mamma mentre lei cantava “Nostalgia canaglia”. Puntualmente riproposta per la gioia di Checco Zalone. Piccolo problema: le voci scricchiolano.

Scricchiolano pure nel medley “La siepe/Ci sarà/Felicità”, ma chi se ne frega, viva il nazionalpopolare.

In fin dei siamo tutti un po’ tamarri, anche e soprattutto in sala stampa.

Standing ovation per la coppia del Mulino Bianco (chissà come sta vivendo il momento Loredana Lecciso a Cellino San Marco).

Canzone inedita, che forse non sentiremo mai più, “cantata” in autotuning, ma è un dettaglio. Lo fanno in tanti, ma che lo faccia Romina, sinceramente fa ridere. Per non piangere.

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La festa riprende con Anastasio, che presenta “Rosso di rabbia”. Rosso di rabbia lo sono io nel vederlo su quel palco. Sarò troppo vecchio per queste stronzate (cit.), ma me ne vanto. #stendiamounvelopietoso

Secondo intervento di Tiziano Ferro, che stavolta tributa Mimì, cantando “Almeno tu nell’universo”.

Scusatemi, ma l’originale è inarrivabile, nonostante l’impegno dell’artista di Latina.

Ottavo cantante in gara dopo una pausa chilometrica, ma ne riparleremo, è Elodie, che canta “Andromeda”. Bella e sexy, ma finisce lì. Cioè, finirà come due/tre anni fa: spettacoli annullati per mancanza di prevendita. Destino dei cantanti da milioni di like sui social.

Monologo di Rula Jebreal

Sacrosanto, per carità, giusto e doveroso. Lei si emoziona e si commuove, e non per finta.  Bella anche l’idea di inframmezzare il testo con frammenti di canzoni (Battiato, De Gregori, Vasco).

Ma ricordo a tutti che domani sera si esibisce Junior Cally, e qui la chiudo.

Bugo e Morgan presentano “Sincero”. Gli anni ’80 purtroppo sono passati da un pezzo, e preferisco ricordarli così come erano. I talent e giudici senza voce lasciamoli cuocere nel loro brodo. Non ci siamo, anzi #esumabinciapà.

Secondo super ospite italiano: Emma Marrone. Sarà che comincia a fare tardi e io ormai ho una certa, ma non mi entusiasma più di tanto. Non ha detto il classico “minchia”, e questo è già qualcosa. Vale lo stesso discorso fatto per Tiziano Ferro, e per quelli che verranno nelle prossime serate.

Tg 60’’

Si riprende con la festa: Amadeus e Emma che camminano sul red carpet, quest’anno ribattezzato “the walk of fame”, direzione piazza Colombo, centro di Sanremo, dove è stato montato il “Nutella Stage”, che quest’anno ospiterà esibizioni live di parecchi partecipanti, ed ospiti. Durante il festival, ma è un dettaglio.

Finalmente riprende la gara con Alberto Urso, che presenta “Il sole ad est”. Dal sole ad est, al mare calmo della sera, è un attimo. Romanza moderna, che sarebbe stata perfetta per Claudio Villa. Mi permettete? Inascoltabile.

Terza puntata per Tiziano Ferro, che chiude la performance di stasera con “Accetto miracoli”.

Undicesimo cantante in gara Riki, che presenta “Lo sappiamo entrambi”. Presenza inesistente, voce che un’ipotesi e niente più. Qualcosa non torna, e ce lo dice lui stesso. Meglio di così…

Jessica Notaro e Antonio Maggio

Momento molto toccante, dedicato a un tragico fatto di cronaca, purtroppo relegato a tarda notte. Meritava ben altra collocazione. Peccato Amadeus: occasione persa. Bellissima la canzone “La faccia e il cuore”, scritta da Ermal Meta. Più bella della maggior parte di quelle presentate in gara.

Ultimo cantante in gara per stasera, presentato dalla stessa Jessica: Raphael Gualazzi, che canta “Carioca”. Di brasileiro la canzone ha ben poco, anzi niente. Siamo più ai Caraibi, geograficamente parlando. Banale.

Tarda notte

In attesa della classifica provvisoria, è l’ora (tarda), per qualche considerazione.

Prima puntata tutto sommato deludente. Se queste sono le canzoni “bellissime”, scelte personalmente da Amadeus, allora qualcosa non quadra: personalmente salvo soltanto Marco Masini e Rita Pavone, due grandi artisti, due eccelsi performer. Zoppicante Irene Grandi, il resto, cioè i giovani, da dimenticare.

Poi, troppa pubblicità, troppe interruzioni: lo scorso anno le canzoni interrompevano il concerto di Claudio Baglioni, quest’anno gli spot sono il concorrente aggiunto.

Classifica provvisoria

Terzo classificato Diodato, seconda Elodie, in testa Le Vibrazioni.

La giuria demoscopica colpisce ancora, ma stasera si è premiato chi fa musica per davvero, almeno per il primo posto. Il resto è fuffa, anzi pubblicità. Vero Amadeus?

Buonanotte. La festa riprende domani.

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Amadeus
Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.