Sanremo 2024: le pagelle “Masterclass” di Gae Capitano

Come ogni anno, il Maestro Gae Capitano analizza le canzoni in gara a Sanremo 2024, come sempre, con un occhio particolare ai testi. Queste le sue pagelle.

ALESSANDRA AMOROSO [8]

Qualcuno già la prevede tra i vincitori e ci sono tutti i presupposti possa accadere. I rimandi del testo a “Sally” di Vasco Rossi elegantiscono un brano scritto bene, con un ritornello da cantare con una chitarra davanti a un falò e uno special d’effetto. La scelta stilistica è più un ritorno alle origini, me lei è maturata professionalmente e sa usare sia il cuore sia l’esperienza maturata negli anni. Quando recita la frase “Ad occhi chiusi sopra la follia” è emozionante e credibile. Una delle artiste che meriterebbe il podio.

ALFA [6]

Il successo di “Bellissimissima” è un biglietto da visita del suo stile. Il brano Sanremese ricalca modus già sentiti. Ma il risultato è leggero e piacevole.

ANGELINA MANGO [8,5]

È l’artista del momento. Inarrivabile e deliziosa. La bellezza della sua voce contiene anche la magia di Mango e Laura Valente. Per conquistare il grande pubblico e uscire da un –incredibile e ingiusto – anonimato, si è dovuta “affidare” alla Spectre di Maria De Filippi, abbandonando lo stile ricercato dei suoi precedenti lavori per brani usa e getta, con l’obiettivo di assecondare le classifiche adolescenziali e fare cassa. Il pezzo sanremese è impeccabile. Come lei. Indossare la maschera della mediocrità con disinvoltura è indubbiamente un altro talento di Angelina, un nuovo adattamento dell’ Evoluzione della specie di Darwin. Ma il brano che presenta a Sanremo, oltre a far ballare, lascia comunque il retrogusto di una bella canzone, meno leggera delle sue ultime produzioni. Speriamo che quando avrà raggiunto il suo target di vendita sarà libera di ritornare ad incantarci con la sua vera bravura.

ANNALISA [8]

Annalisa in questi ultimi mesi ha realizzato una serie di hit impeccabili e portato una ventata di aria fresca per la musica italiana e il suo business. Seguo e ammiro Nali dai suoi primi lavori e – seppur contento del riconoscimento che ha guadagnato – penso che le sue scelte stilistiche degli ultimi anni, per quanto successi, siano inferiori alla sua bravura. Il brano che presenta al Festival ha tutti i canoni per piacere subito e mostra il tentativo di non somigliare alle sue precedenti proposte. Il testo si eleva dal semplice pop con le sue immagini inquiete. E parlando di immagine, lei è tra le più belle artiste in gara. Vantaggio da non trascurare in una manifestazione che punta più all’immagine che alla sostanza.

BIGMAMA [6,5]

Il sound è ballabile ma il pezzo è nobilitato da un testo che, tra le altre produzioni sanremesi, risulta di spessore con le sue tematiche difficili. Sicuramente un prodotto artistico dove si percepisce il lavoro di un team che non punta solo ad un passaggio televisivo d’effetto. Marianna è una artista intrigante che ha saputo muoversi nel mondo del rap, con tutte le potenzialità per distinguersi nella folla delle comete di passaggio e rimanere sulle scene.

BNKR44 [5]

“Governo Punk” è un titolo che crea novità, perché da un po’ non si parla di Punk. Il pezzo in realtà è una pop dance allineata alle scelte di quest’ anno, che si rivolgono più alle radio che al pubblico. Di nuovo c’è solo una certa energia e un ritornello orecchiabile. Il testo cavalca immagini così scontate e cliché prevedibili da fornire un alibi persino all’IA. Sono un momento simpatico, al quale il festival ci ha abituato nelle ultime edizioni.

CLARA [6]

Dalla fortunata serie “Mare Fuori” al palco di Sanremo. Clara ha un’ immagine accattivante ed è già un volto popolare tra il pubblico più giovane. Che, dopo averla premiata per “Origami all’alba”, giunta al terzo disco di platino, apprezzerà questo brano dalla produzione moderna, uno svolgimento armonico dinamico e coinvolgente e un testo urban, dal titolo intrigante.

DARGEN D’AMICO [5]

Ha capito che più si punta ai coretti da stadio e più si guadagna al botteghino. Una delle mie canzoni preferite degli ultimi anni, “Patatine”, è sua, quindi sulla qualità e valore dell’artista e sulla sua capacità di scrivere brani non si discute. Qui gioca nuovamente le sue carte come un professionista puntando sui risultati immediati e non sulla qualità. La melodia del brano sanremese ricalca sue produzioni ma non ha la capacità di mantenere l’attenzione dell’ascoltatore fino alla fine. E il testo, costruito più con un puzzle di assonanze piuttosto che un senso compiuto, non aiuta. Seppur esiste il tentativo, debole e nobile, di parlare del tema dell’ immigrazione.

DIODATO [7]

Conosciuto al Premio De Andrè prima che arrivasse al grande pubblico, e sempre ammirato. Riesce a mantenere un profilo alto pur presentando una ballad, firmata solo dalla sua penna, su un palco succursale di una discoteca, meno elegante di lui. Un fuoriclasse e una conferma.

EMMA [7,5]

A volte penso che ci sia più polemica che storia musicale intorno a quest’artista che affronta tutto con grinta e cade sempre in piedi. Anche il suo pezzo segue il filone di una base moderna con la cassa in quattro, ma il brano è contaminato da atmosfere da club e reso confidenziale da una melodia un po’ retrò. I suoni sono moderni e il testo adulto. Indovinato il titolo che anticipa il senso di inquietudine del cantato, lo sviluppo molto dinamico, in crescendo. Lei è brava, l’interpretazione nelle sue corde e la sua forza è rendere tutto credibile.

FIORELLA MANNOIA [8,5]

Fiorella non meriterebbe un voto. Come Loredana Bertè e altri pochi nomi non dovrebbe essere presente in una gara gestita da meccanismi non artistici. Ma lei è stata una delle prime a mettersi in gioco, da big, su questo palco. E’ una istituzione dell’eleganza della canzone italiana, un maestra dell’interpretazione, un momento di recitazione che danza sulle note. Non stravolge il suo stile, e mai ne avrebbe bisogno, e incanta con un brano scritto da lei e Carlo Di Francesco, e poi ottimizzato con Federica Abbate e Mattia Cerri.

Con lei torna la musica colta che sa di Fossati e influenze sudamericane, riporta un po’ di magia su palcoscenico che ormai ne vede poca. In una gara non organizzata in un circo mediatico gli altri non avrebbero storia. Ma lei questo film l’ha già visto. Una dea a cui spero non riserveranno semplicemente uno dei premi della critica per nascondere lo scempio delle votazioni.

FRED DE PALMA [5]

Punta a un pezzo d’effetto, dal sound internazionale e ballabile. Ma a differenza di “Cenere” che l’anno scorso spiccava tra brani meno potenti, deve fare i conti con la concorrenza. Cadute di tono per il testo “Pieni di rimpianto fino all’overdose […] questo amore è una sparatoria” ma nessuno ci farà caso. Qui si punta al sound da sottofondo. Cantare le parole di una etichetta di un prodotto acquistato in un autogrill in autostrada non avrebbe fatto differenza. Inevitabilmente lo sentiremo alla radio. Perché il brano funziona e Federico comunque si è già conquistato con altri brani l’attenzione del pubblico.

GAZZELLE [6]

Tutto qui” ha una romanticità romana e popolare, linee melodiche nei canoni sanremesi, e non si discosta troppo dal genere Indie a cui deve la sua popolarità. Sorvoliamo sul testo che non avrebbe vinto una menzione neanche alla recita delle elementari o allo Zecchino d’oro (“Sei stanca, anche io, sembriamo due panda amore mio“), ma la canzone nasconde tra righe e musica una sua dolcezza urban e cinematografica, che non sfigurerebbe come colonna sonora di un film di Muccino. Gazzelle è, a suo modo, una realtà della musica Italiana.

GEOLIER [6]

Cantare un brano in dialetto sul palco di Sanremo è una scelta coraggiosa, anche se il pubblico degli ultimi anni si è avvicinato alle sonorità della lingua napoletana grazie a prodotti cinematografici come “Gomorra” e “Mare fuori”. A limitare i rischi, la firma sicura di Michelangelo e Simonetta, che sanno ben cavalcare il momento musicale. Per convincere il grande pubblico molto dipenderà da quanto Emanuele sarà credibile con la sua interpretazione dal vivo. Ma a un artista che ha già dimostrato la sua bravura, arriva dalla periferia di Secondigliano e da un bellissimo Album (“Il coraggio dei bambini”), il palcoscenico di Sanremo non può far paura.

GHALI [6,5]

Petrella e Michelangelo sono hitmaker del momento e riescono anche a non essere troppo scontati. Ghali è bravo e non ci serve il festival per saperlo. Il testo azzarda a superare la linea della mediocrità con un linguaggio diretto e immagini attuali, forti, lontane dalle linee del Festival. Che lasciano spunti di riflessione e non solo una linea melodica orecchiabile ( “Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane” “Ai miei figli cosa dirò?”). Una scelta coraggiosa che potrebbe essere premiata, perché Ghali in fondo non deve dimostrare il suo spessore. Ma solo rimanere in equilibrio tra il suo pubblico, fino a ieri adolescenziale, e il suo essere un artista di livello superiore alla media.

IL TRE [5,5 ]

C’è il tentativo di piacere a tutti passando da pop a rap e di essere originali con un arrangiamento che non ha una direzione precisa. Ma la scelta è coerente con il mondo dell’artista. Il target è per ragazzini, scorrevole, non impegnativo. Ma grosso modo è quello di tutti gli artisti di questa edizione del festival, anche famosi.

IL VOLO [6,5]

Ennesima operazione commerciale, alla stregua della dicitura “Nuova formula” eternamente presente sui dentifrici al supermercato. Il prodotto è confezionato ad hoc, con ogni cosa al suo posto: scrittura, orchestrazione, giusto equilibrio tra vecchio e nuovo. Con l’obiettivo strategico di superare quella linea tra lirico e pop su cui la formazione è vissuta maliziosamente in tutti questi anni. Per cercare un nuovo terreno di vendita costituito da un pubblico meno classico, le voci di Ignazio e Gianluca nel brano sanremese dal modesto titolo”Capolavoro” si muovono su registri moderni. Con la classicità immutata di Piero confezionano un perfetto finale, che farà contente le nonne che guarderanno il festival.

IRAMA [6,5]

Irama canta Irama e lo fa bene. E’ uno degli interpreti più bravi in circolazione per capacità emozionali. Ma forse il brano non è alla sua altezza. Sicuramente un artista che non punta ad effetti speciali. Azzarda una canzone difficile, senza un ritornello forte, che ha bisogno di più ascolti per essere apprezzata, e punta tutto sul suo personaggio e sulla sua capacità vocale. Che ne fa comunque un interprete di livello e lo conferma come una elegante voce fuori dal coro.

LA SAD [5]

L’energia è sempre accattivante ma il brano rischia di somigliare ad un esperimento anni 80 di Claudio Cecchetto. L’intervento di uno degli autori più intelligenti del momento, Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, sembra inesistente. Forse perché lo stile da bravo ragazzo di Riccardo sdrucciola su argomentazioni così serie. Ma il brano ha sonorità in linea con il messaggio in equilibrio tra punk, emo e trap che il duo La Sad propone sui palchi da alcuni anni. Sarà quindi una conferma per il loro pubblico già conquistato e una nuova possibilità di raccogliere adepti.

LOREDANA BERTE’ [8]

Pazza” è un titolo che le si addice perché lei è davvero un’artista fuori dagli stereotipi comuni. Il brano trascina immediatamente con la sua forza, enfatizzata da un sound chitarristico, che mette in risalto la sua grinta. Loredana ha dalla sua parte l’affetto del pubblico, una carriera indiscussa, una considerazione dagli addetti ai lavori e le scelte intelligenti di immagine e repertorio degli ultimi anni. La regina è tornata e fa scuola a tutte le suffragette che potrebbero rubarle il podio. Per motivi non musicali. Dopo i vari premi di consolazione degli ultimi anni, una corona di diamanti a una delle icone della musica Italiana sarebbe solo una storia a lieto fine.

MAHMOOD [7]

Alessandro è uno degli interpreti più bravi in circolazione e volte i brani che interpreta non mettono in rilievo questo dettaglio. In “Tuta Gold” passa dal falsetto del bridge al rap mostrando le sue grandi capacità canore, in un brano che parte lento e si apre sul ritornello. Una scelta meno ruffiana del solito, con un testo intelligente e immagini forti ed evocative. Un brano da ascoltare più volte per capirne le potenzialità. Ma tra i più moderni presentati in questa edizione.

MANNINI [6,5]

L’antitesi del Festival scelto per soddisfare la quota ” Ci sono anche semplici canzoni e non solo personaggi”. Lo stile è già sentito ma piacevole e ben costruito. In “Spettacolare” non si osa ma si ricalcano schemi collaudati che affascineranno ascolto dopo ascolto nelle settimane successive al festival e risulteranno in qualche modo pregiate, per uno stile dal retrogusto romantico, che non si confonde con il resto dei partecipanti. E un testo onesto, che, in qualche punto, ricorda la canzone d’autore.

Mr RAIN [6]

Non ho amato la ruffianeria melense e piena di numeri da baraccone dell’anno scorso, come il coretto dei bambini, imbastita intorno ad un brano che era tecnicamente già vincente per le sue sonorità semplici, perfette per il pubblico Sanremese. Ma “Supereroi” è stato uno dei pochi successi che rimarrà della storia musicale del Festival dello scorso anno e su questo occorre prenderne atto. “Due altalene” ambisce ad un certo spessore autorale, almeno per l’argomento trattato, quello difficile della perdita, e per la bella immagine del titolo. Il testo è affidato al valente Vizzini. Anche se i tentativi piacioni non mancano. “Io e te e te fermiamo il mondo quando siamo insieme anche se dura un secondo come le comete“. Il brano deve affidarsi all’orchestra per essere credibile e deve comunque confrontarsi con la popolarità di “Supereroi” che – malgrado i trucchetti circensi- autoralmente lo sovrasta.

NEGRAMARO [8,5]

Sono una firma internazionale e lo riconfermano con uno dei loro brani migliori degli ultimi anni. Il loro nome sul podio dei vincenti dovrebbe, anche per loro, essere già scritto per la bellezza del brano, per la scrittura e per quello che hanno fatto per la musica italiana.

RENGA & NEK [5,5]

Il contesto moderno della maggior parte dei brani in gara accentua il deja-vù anni novanta di un brano e un duetto che risultano prevedibili. Siamo in presenza di due professionisti e di un brano onesto. La cui memoria però rimarrà confinata alla storia di questa edizione.

RICCHI E POVERI [6]

Hanno iniziato a stupirci molti anni fa con “Sarà perché ti amo” e “Mamma Maria” quindi nessuna sorpresa per questo nuovo brano dance dal testo surreale. Occorre riconoscergli una lungimiranza strategica: hanno capito prima di moltissimi altri che scendere a compromessi artistici alla lunga paga, e che certi motivetti hanno resistito alla storia più di mille canzoni oneste. E sono ancora qui, a Sanremo 2024. Certo il retrogusto che lascia l’esibizione è un po’ da nonna sul cubo, con la minigonna di paillettes.

ROSE VILLAIN [6,5]

Uno dei brani migliori di questo festival. Scrittura doc e interpretazione di buon livello. Rose VIllain è una delle nuove artiste più interessanti, con un background notevole, contaminato da stili diversi e un trascorso newyorkese. Una voce trasparente muove un testo leggero e senza pretese, costruito però con sonorità musicali e un titolo solo apparentemente banale. Il palcoscenico Sanremese usato come occasione per arrivare al grande pubblico non è stato sprecato. Una artista da tenere d’occhio.

SANGIOVANNI [6]

Giovanni ha avuto la fortuna di crescere in un ambiente protetto e controllato, Amici di Maria De Filippi. Che gli ha permesso di entrare direttamente nel mercato discografico e mediatico con canzoni usa e getta, già dimenticate dalla storia, adatte a dodicenni confuse. Il brano che porta a Sanremo quest’anno nasconde invece un certo grado di maturazione artistica e delle influenze r&b. Che l’orchestra e una giusta interpretazione potrebbero valorizzare. Gli artisti che tentano una crescita professionale meritano sempre attenzione e rispetto.

SANTI FRANCESI [7]

Sono bravi, originali e continuano a proporre musica intelligente in un panorama di cloni. Hanno da giocarsi la carta dell’interpretazione live, terreno in cui lasciano molti colleghi indietro.

THE KOLORS [7]

Si riaccendono le luci stroboscopiche e parte l’ennesimo brano da serata di capodanno, che riempirà gli altoparlanti degli stabilimenti balneari fino al prossimo settembre. Il pezzo è impeccabile e sarà difficile dimenticarsi del ritornello. “Italo disco” ha mostrato una strada facile per arrivare al pubblico. Il testo ha la funzione di poter muovere scenograficamente le labbra. Tutto costruito con attenzione. Tutto già sentito.

pagelle di gae capitano a sanremo 2024

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Gae Capitano
Gae Capitanohttps://gaecapitano.it/
Paroliere, compositore, arrangiatore e musicista italiano. Disco d’Oro – Disco di Platino – Finalista Premio Tenco – Vincitore Premio Lunezia Autori- Vincitore Premio Panchina, Resto del Carlino – Vincitore Premio Huco- Finalista Premio De Andrè – Valutazione Ottimo Mogol e Docenti Centro Europeo di Toscolano