“The Young Pope” e il sequel “The New Pope”: una grande opera nata dall’incommensurabile genio di Paolo Sorrentino.
The Young Pope
Primo Papa americano della storia, Pio XIII, al secolo Lenny Belardo (un eccelso Jude Law), è un personaggio complesso e in perenne conflitto con se stesso, talmente conservatore nelle scelte da rasentare l’oscurantismo, ma pieno di compassione per i deboli e i poveri.
L’uomo più potente della terra, eppure indifferente alle implicazioni della sua autorità, che caparbiamente resiste ai giochi politici che attraversano il Vaticano, gestiti dal potentissimo Segretario di Stato, Cardinale Angelo Voiello (bravissimo Silvio Orlando).
Belardo non ha paura di farsi carico della millenaria missione di difendere Dio e il mondo che lo rappresenta, tanto meno di perdere consensi a causa di questo.
Tuttavia, addolorato per la perdita degli affetti personali, vive con il timore costante di poter essere abbandonato anche dal suo stesso Dio.
The New Pope
Pio XIII è in coma. Dopo un periodo di transizione, imprevedibile e misterioso come il conclave, il Segretario di Stato Angelo Voiello riesce nell’impresa di far collocare sul trono papale l’affascinante, sofisticato e moderato aristocratico inglese Sir John Brannox (un incommensurabile John Malkovich) con il nome di Giovanni Paolo III.
Il nuovo papa sembra perfetto, ma nasconde segreti e una certa fragilità. Rapidamente, inizia a rendersi conto che non sarà facile sostituire il carismatico Pio XIII che, sospeso tra la vita e la morte, è in odor di santità, con migliaia di fedeli seguaci che lo idolatrano.
Nel frattempo, la Chiesa è sotto attacco da diversi scandali che rischiano di devastarne irreversibilmente le gerarchie, e i principi chiave del cristianesimo su cui si basano. Come sempre, nulla è come sembra in Vaticano. Il bene e il male marciano a braccetto attraverso istituzione più antica al mondo, fino al confronto finale
Fra demonio e santità
Nel formato “serie TV”, il regista napoletano, riesce a dar sfogo a tutta la sua visionarietà, la sua creatività, a volte perversa, attraverso la storia di un papa versione rock (“Dio, io e te dobbiamo parlare, adesso”) che tenterà di riscrivere le sorti della Chiesa; ma anche attraverso un papa decadente, personaggio perfetto per Oscar Wilde, che non esita a confrontarsi con Marylin Manson e Sharon Stone (proprio se stessi medesimi in quanto tali), per trovare nuove idee con cui risollevare il morale di Santa Madre Chiesa.
Se Pio XIII fuma Marlboro e beve soltanto “cheers Coke light”, Giovanni Paolo III veste abiti borghesi griffati e copricapo rigorosamente “Borsalino”; se Lenny Berardo si serve di una suora (una superba Diane Keaton), come braccio destro, Sir John Brannox non esita a portare in Vaticano, l’amato setter inglese e il fedele maggiordomo-consigliere.
E’ troppo? Assolutamente no.
Like a prayer
Vi è mai capitato di vedere un Papa che passeggia in costume da bagno, in mezzo a ragazze in bikini che giocano a pallavolo? Oppure un Pontefice che osserva, completamente nudo, i paramenti sacri, indeciso se indossarli o meno? O delle suore che ballano, con movenze da lap-dancers, intorno ad un crocefisso gigante illuminato da un raggio laser? Neanche Madonna, intesa come Maria Luisa Veronica Ciccone, è arrivata a tanto.
La creatività di Paolo Sorrentino è ancora più perversa.
Il talento irriverente del regista napoletano si estrinseca anche attraverso la genialata di un Papa “transitorio”, Francesco II, che, circondato da frati francescani in versione bodyguards, intende ristabilire la povertà della chiesa, pagando questa scelta con la propria vita.
Sweet dreams (are made of this)
Le due serie, forse troppo lunghe e ridondanti, questo va detto, si nutrono anche di, almeno, due altri personaggi fondamentali: il cardinale Angelo Voiello e la press-manager Sofia Dubois (una perfetta Cécile de France).
Il primo personaggio, neanche troppo ispirato al potentissimo ex Nunzio Apostolico Cardinale Angelo Sodano, rappresenta la Chiesa nella sua peggiore eccezione: complottista, conservatore, restauratore. Tifosissimo del Napoli, sfoggia la tazza da the, la cover dello smartphone e la penna, col logo della squadra partenopea. Geniale.
Il secondo, anche in questo caso, frutto della fantasia del regista, è la capo ufficio stampa del Vaticano: milfona sexy, col marito finanziere e sporcaccione, diventerà col tempo, il sogno erotico, se non eretico, di uno dei due papi, ben conscia di esserlo.
Stairway to heaven
The Young Pope termina la vita terrena dopo un crowd surfing in piazza San Pietro, deposto ai piedi della “pietà” di Michelangelo, in odor di santità
The New Pope, ritorna nel castello di famiglia, dove lo aspetta una vita nuova, diversa, lontana dai canoni clericali e vicina ai piaceri carnali.
Ci sarà tempo e spazio per una terza serie?
Magari un “The Old Pope”?
Tra l’altro: “qui sibi nomen imposuit”?