Vittorio De Scalzi: da oggi il mito è leggenda

“E poi se la gente sa, e la gente lo sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare”

Vittorio De Scalzi scompare all’età di 72 anni, a causa di una fibrosi polmonare, un mese dopo essere guarito dal Covid. Negli ultimi giorni le sue condizioni si erano aggravate ed era stato ricoverato e messo in coma farmacologico. L’ultima esibizione una settimana fa a Sanremo, dove risiedeva da anni, con l’orchestra sinfonica.

Ancora quella maledetta tristezza, quella che ti fa tremare le dita sulla tastiera, mentre scrivi la fredda cronaca, ancora quel maledetto groppo in gola che ti attanaglia, quando ti tocca parlare della morte di un amico. Più di un amico. Vittorio De scalzi è stato il mio punto di riferimento, il modello da seguire, quando da ragazzo sognavo di diventare un musicista.

Quelli come noi

C’erano una volta, quattro ragazzi che suonavano in una canonica, quando vent’anni sembravan tanti: appassionati di tutto quello che arrivava dall’Inghilterra e dall’America (OK), e che impazzivano per quei gruppi italiani, che già si distinguevano dal classico “complesso“, tipico della musica nostrana di allora. Praticamente una tribute band ante litteram.

I New Trolls erano naturalmente uno dei gruppi preferiti da quei quattro ragazzi, che, con impegno e passione, riuscivano (quasi) ad imitarne gli impasti vocali.

Sono passati tanti anni da allora, due di quei quattro ragazzi ora sono musicisti, uno è imprenditore, il quarto (quello a cui, casualmente, spettavano le parti cantate proprio di Vittorio De Scalzi), è un giornalista.

Giornalista che è riuscito a coronare un sogno, non solo professionale: incontrare il Maestro, il mito della giovinezza.

Sanremo 2020

Il Covid è già in giro, ma ancora non fa paura. La città dei fiori registra una affluenza da record (è il primo festival targato Amadeus): per farla breve, c’è tanta voglia di musica.

Ma per me, è un anno diverso dagli altri, ancor più entusiasmante dei precedenti: incontrerò Vittorio De Scalzi, il mio mito, New Trolls e non solo. Potrò passare del tempo con lui, chiacchierare con lui e con il mio microfono tempestarlo di tutte quelle domande che sono nella mia testa da tanto tempo. Non sarà solo un’intervista: sarà un sogno che si realizza.

L’appuntamento è fissato dopo una sua esibizione al Palafiori, prevista in una delle tante manifestazioni collaterali al Festival. C’è una bolgia incredibile, gente dappertutto, e lui mi chiede, visto che dobbiamo tagliare la folla per andare nella saletta che ci è stata riservata, di portargli la chitarra.

Questo è il ricordo che porterò per sempre nel cuore: quel buffettino di ringraziamento, sulla guancia, una volta arrivati a destinazione, che mi regalò a telecamera spenta. Mi emozionai talmente da riuscire a malapena a mettere insieme qualche parola di senso compiuto durante l’intervista.

Vittorio de scalzi, a destra, e lele boccardo, a sinistra, durante l'intervista al festival di sanremo 2022

Vittorio De Scalzi

Ricordare oggi, cronologicamente, la carriera di Vittorio De Scalzi, potrebbe sembrare quasi irrispettoso. Un musicista che è parte fondamentale della storia della musica italiana, non solo per la lunga e travagliata storia con i New Trolls.

E mi vengono in mente in suoi occhi che si illuminavano quando mi raccontava di Zena e di quanto gli piaceva cantare in genovese. “Quando canto in genovese, mi sento a casa…”, diceva. E ora ricordo anche il suo baffo che si torceva in una smorfia maliziosa quando insieme ricordavamo il “Concerto Grosso”…eh si. Maledetto Covid. Ti stai portando via il meglio di noi.

Tutti i colleghi, una marea, visto che si parla di un genovese doc, lo ricordano come una persona dal cuore grande così. Una persona che riusciva ad insegnare musica, il progetto Renanera è solo uno dei tanti esempi, senza quella rigidità, quella severità, per non dire arroganza, tipica del musicista navigato, di successo, quindi sicuro di sé.

Rimane per sempre il ricordo della sua musica, della sua voce, che riusciva a far sentire tutti i brividi del mondo, e che adesso ha trovato la pace eterna su Aldebaran.

Noi cerchiamo solo, stasera qui e poi lontano. Questo è quel che vogliamo: una musica che sia come una fotografia

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.