Zucchero “D.O.C”…ma è solo aspartame…

E’ uscito ormai da qualche settimana D.O.C., il nuovo disco di Adelmo Zucchero Fornaciari, e mi sono chiesto più volte se farne o meno la recensione.

L’altra domanda che mi sono posto, ha riguardato il tipo di recensione da fare: “buonista”, come ne ho lette già troppe, o “cattivista”, visto che va tanto di moda?

Come sempre, ho cercato di essere me stesso, mai però una via di mezzo, partendo dal solito presupposto, ovvero: questo disco, mi ha suscitato qualche emozione?

Risposta: no. O per meglio dire: si, forse, ma…

Mai dire “ni”: non vorrei urtare, a ragione, gli zerofolli.

Un po’ di zucchero

Doverosa premessa: ho amato Zucchero alla follia, dal primo disco fino al 1989, anno di pubblicazione di “Oro, incenso e birra”.

Ritengo il precedente “Blue’s”, uno degli album più belli e originali, della storia della musica italiana. Due canzoni di questo disco, “Dune mosse” e “Senza una donna”, fanno parte della colonna sonora della mia vita, e mi hanno accompagnato in un momento molto particolare, non necessariamente felice, ma per me significano davvero molto. Senza dimenticare “Hai scelto me”, una poesia in musica, la più bella dichiarazione d’amore che si potesse inventare.

Di lì in poi, ho frequentato con meno assiduità i lavori discografici del musicista tosco-emiliano: non sopporto la ripetitività, e soprattutto non sopporto il clonare se stessi. Cosa che purtroppo ho riscontrato in troppi album, “Spirito DiVino” uno fra tutti.

Rispetto

Ascoltando con attenzione le canzoni di Zucchero, non possono sfuggire i suoi numerosi remake, nonché pseudo rivisitazioni e pseudo cover di brani di successo.

Mi assale un senso impotenza perchè vorrei spiegare al mondo intero che quella non è del tutto farina del suo sacco, vedi, o meglio ascolta, il giro di chitarra di “Per colpa di chi”.

Quindi, per dirla brutalmente. Zucchero è un gran furbone che sa dove pescare e tirare fuori il singolo che tutti apprezzeranno, senza essere mai innovativo oppure davvero originale.

La ricettina del successo sicuro, che va avanti da tempo, senza problemi. Canzoni orecchiabili ma testi privi di contenuto.

Indubbiamente bisogna riconoscere l’energia, palpabile, che accompagna le sue performance dal vivo, Adelmo è un animale da palcoscenico. Senza dimenticare i vari musicisti di fama internazionale, che si sono alternati on-stage, nel corso degli anni.

Vorrei dire però che, tra lui e Pavarotti, con quei concerti e dischi “…& Friends”, alla lunga hanno un tantino frantumato gli zebedei.

D.O.C.

Seconda doverosa premessa: per libera scelta, non ho ascoltato il precedente “Black Cat”, pubblicato tre anni or sono, se non casualmente qualche brano in rotazione radiofonica.

Mi sono quindi appropinquato con parecchia curiosità al nuovo lavoro, dopo anni di astinenza da Zucchero.

D.O.C.” (Universal Music Italia) è un disco dalla super mega produzione, ricco di ospiti internazionali, come da copione, vari autori di testi, musicisti presi qua e là in giro per il mondo, suoni chiari e puliti che manco il “Glen Grant”.

Non mancano le sonorità soul, R&B, blues, gospel e pop che da sempre caratterizzano le canzoni di Zucchero, questa volta con una strizzata d’occhio all’elettronica, che entra prepotentemente nel sound globale del disco, per la prima volta, tra l’atro.

Ma tutto ha l’aria di “deja vù”, o se preferite di “already heard”: ovvero già visto e già sentito.

Certo, non mancano dei bei momenti, tipo “Freedom”, già hit-single, oppure “Soul mama”, piuttosto che “Spirito nel buio”, ma ogni singola traccia fa pensare: “…questa canzone mi ricorda quell’altra…sto brano mi pare che…”.

Insomma, tanto vale accendere il caro, vecchio giradischi, mettere su il padellone di “Blue’s” e cantare: “So…so, so…so…solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica…”

D.O.C. ZUCCHERO La copertina dell'album D.O.C. di Zucchero, un cappello a falda larga appoggiato su un simbolo strano con una sfera di vetro al centro, sullo sfondo un tendone verde
D.O.C. la copertina dell’album di Zucchero

Foto copertina di Robert Ascroft

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.