Religione al Cinema – Film sulla Fede e il Peccato

Prima ancora che nascessero la fede e ogni religione il settimo giorno Dio si riposò, seduto sul suo divano senza ancora nessun film da guardare.

Infatti ci sarebbero voluti ben 19 secoli dopo la crocifissione di suo figlio, prima che i fratelli Lumière avessero anche solo la vaga idea di creare il primo proiettore cinematografico.

Una invenzione che i due imprenditori francesi misero da parte abbastanza in fretta, convinti che fosse solo una moda del momento e non avrebbe avuto un gran futuro.

Poveri stolti, quanto si sbagliavano: in effetti quella cinematografica diventò rapidamente nei decenni successivi l’arte popolare per eccellenza.

Un arte per domarle tutte, parafrasando le istruzioni per l’uso del famoso anello del potere di Tolkien.

Non a caso, ogni fotogramma di un film contiene in sè qualcosa di tutte le altre forme d’espressione artistica.

Abbiamo la pittura e la fotografia, la recitazione e la scrittura e, con l’arrivo del sonoro a metà degli anni 20, anche la musica e il canto.

Ma torniamo all’argomento di oggi, la religione e conseguemente le sue trasgressioni che noi peccatori commettiamo quotidianamente con grande godimento.

I film di oggi affrontano la fede e il peccato in modi molto diversi, creando un quadro abbastanza completo di ciò che io penso della religione in generale.

In breve, se questa porta pace e felicità nella vita di qualcuno, per quanto mi riguarda allora è la benvenuta.

Ma spesso vediamo come gli eccessi della cieca adorazione di una fede tirino fuori il peggio dalla gente, purtroppo non solamente nei film.

Sapendo bene che si tratta di un argomento controverso, faccio il segno della croce pregando di non offendere mortalmente nessuno e iniziamo.

1- Disobedience  (2017)

Disobedience 2017 film sulla fede

Iniziamo il nostro viaggio spirituale con un film dove l’eccesso della fede porta all’intolleranza verso i diversi.

La protagonista è una fotografa di New York, la quale da anni ha abbandonato la comunità ebraica dove era cresciuta.

Ma quando apprende della morte di suo padre, la ragazza vola fino a Londra per onorarlo con l’ultimo saluto.

Inizialmente il vecchio quartiere sembra poco interessata il suo ritorno, senza particolare simpatia o ostilità.

Gli unici a starle vicino sono una sua vecchia amica e il suo nuovo marito, uno dei devoti più rispettati della città.

Costui era uno degli studenti favoriti di suo padre ed ora è anche uno dei più probabili alla successione nel ruolo di rabbino.

Ma il vero problema in realtà è sua moglie, che per la protagonista è ben più che soltanto una vecchia amica.

Fin da giovani entrambe provavano una grande attrazione, sfociando inevitabilmente in una relazione lesbica clandestina.

Questa fu una delle cause principali per cui la ragazza se n’era andata / era stata cacciata dalla comunità.

Dopo tutto questo tempo, stando di nuovo vicine, tra le due amiche si riaccende una passione che non possono più negare.

Purtroppo il quartiere è piccolo e quando alcuni vicini le scoprono in atteggiamenti troppo intimi, le voci si spargono in fretta.

I pettegolezzi portano rapidamente a uno scandalo che potrebbe rovinare anche la promettente carriera del futuro rabbino.

Nuovamente in guerra con la congrega ebraica locale, la ragazza vorrebbe andarsene, stavolta però portando con sè l’amica di cui è innamorata.

Può l’amore essere davvero un peccato?

Oltre che la protagonista principale, la bellissima e talentuosa Rachel Weisz è anche la principale produttrice di Disobedience.

Fin da subito l’attrice è stata la più grande promotrice di questo progetto, tornando alle sue radici inglesi dopo la brillante carriera americana.

In realtà il film non accusa direttamente gli ebrei ortodossi, ma mette in luce quanto sia difficile trovare la liberta in un luogo dalla fede e le tradizioni cosi rigide.

La trasgressione omosessuale nel mondo moderno non suscita cosi scalpore, ma in una piccola comunità fortemente religiosa è molto diverso.

Certo nessuno la obbliga con la forza a rimanere, ma non sicuramente è giusto dover scegliere di abbandonare la famiglia e gli amici di una vita.

Questa è la differenza con il personaggio di Rachel McAdams, che non può lasciarsi tutto alle spalle come la protagonista.

L’attrice interpreta senza dubbio il ruolo migliore, dopo che diversi film divertenti come My Name Is Tanino e gli Sherlock Holmes di Guy Ritchie.

Infine di questo film ho apprezzato l’ottimo italoamericano Alessandro Nivola come l’incrollabile uomo di fede tra le due peccatrici.

Inizialmente sembrando il peggiore dei bigotti, ovviamente geloso di una outsider ripudiata da tutti, avrà però la sua rivalsa nel finale.

Nel confronto tra le peccatrici e l’intera comunità, infatti, sarà proprio lui a essere l’unica voce della ragione per difenderle.

Sebastián Lelio dirige il film con mestiere dignitoso, seppur senza particolari o memorabili idee di regia.

Tuttavia la scelta di una fotografia fredda funziona, specialmente in contrasto coi momenti più caldi tra le due donne.

Disobedience è uno sguardo al mondo chiuso degli ebrei ortodossi, i loro rituali e le tradizioni della sua cultura.

Un film che mette in luce come ancora nel ventunesimo secolo, esista ancora gente pronta a condannare il peccato altrui per questioni puramente religiose.

2- 13 peccati (2014)

13 sins 2014 film sulla fede

Da un film drammatico sulla fede ebraica passiamo ora a una storia dove il peccato assume un contorno decisamente più capitalistico.

Il protagonista è un comune disoccupato su cui la sfortuna sembra accanirsi tutta in un volta.

Con un bambino in arrivo e un fratello da mantenere in un istituto mentale, i suoi problemi finanziari si accumulano inesorabilmente.

Le cose vanno ancora peggio quando perde il suo già umile lavoro di piazzista, rimanendo senza un soldo in mezzo alla strada.

Ma proprio all’apice della disperazione, riceve una misteriosa telefonata con la classica proposta che non si può rifiutare.

L’affare è semplice: dovrà commettere una serie di scherzi, uno dopo l’altro, vincendo gradualmente dei premi in contanti sempre più ricchi.

I primi sembrano dei peccati di poco conto, riaccendendo le sue speranze di uscire dai guai finanziari dove sta navigando.

Ma molto presto le richieste diventano sempre più folli e sanguinarie, ricevendo però anche molti più soldi in cambio.

Quando questi scherzi diventano completamente inaccettabili, l’uomo si rifiuta e cerca di tirarsi fuori da questo vortice senza fondo.

Ma non si è reso conto di trovarsi ormai sotto scacco, in quanto questi pazzi minacciano sua moglie, suo fratello e perfino l’anziano padre che si trova in un ospizio.

A quel punto i soldi diventano un problema totalmente secondario, rispetto la possibilità di vedere morire i suoi cari se rifiuta di continuare il gioco.

In una escalation peccaminosa di violenza e cattiveria, il pover’uomo si troverà alla fine a combattere contro la sua stessa famiglia.

Il Dio denaro non perdona nessuno

Nonostante leggendo la trama 13 Peccati possa sembrare molto cupo e violento, in realtà spesso siamo più vicini a vedere una commedia nera.

Un film dove la fede del genere umano è riposta soltanto nei soldi, capaci di precipitare il più mite degli uomini comune in un folle inferno sanguinario.

In questo senso Mark Webber è un protagonista perfetto, moderno Fantozzi ripetutamente messo all’angolo dalla sfortuna fino al inevitabile ko finale.

Una faccia apparentemente innocua che nasconde le sue debolezze e orrende bugie dietro un falso sorriso, alla moglie come ai parenti o agli amici.

Ma quando si tratta di colpire per sopravvivere non si tira certo indietro, in alcuni momenti splatter horror divertenti e inquietanti.

All’altro capo del telefono, Ron Perlman è un moderno Faust in cerca di anime da divorare, come sempre attirate dalla promessa di facile ricchezze.

Capiamo presto però che non è lui a comandare, anzi è solo un altra pedina di una misteriosa organizzazione della quale non sapremo mai nulla.

Certo. l’evolversi del complotto sfida molto le leggi della plausibilità narrativa, ma il messaggio ferocemente anticapitalistico arriva forte e chiaro.

La sensazione di disagio è onnipresente per tutto il film e, proprio come il protagonista, aspettiamo con tensione di scoprire il suo nuovo peccato da commettere.

L’umorismo pregno di malvagità fluidifica una trama che diventa presto come un fiume in piena, scorrendo inesorabile verso l’atroce finale.

13 peccati è un film dove l’horror, una volta tanto, è una intelligente critica sociale al mondo moderno.

Daniel Stamm firma quello che è senz’altro il suo film migliore, passando poi prevalentemente alle produzioni televisive.

Forse è questo il peccato dei produttori senza fede, visto che il regista sembrava avere una buona voce da far sentire anche al pubblico dei film di intrattenimento.

3- Red State (2011)

red state 2011 film sulla fede

L’ultimo film sulla fede e il peccato ha un inizio decisamente diverso, con tre amici che fanno amicizia con una bella ragazza su internet.

La conversazione diventa piccante e la ragazza maliziosamente propone di fare una allegra serata di sesso tutti assieme.

Neanche il tempo di dirlo e ovviamente i ragazzi sono già in viaggio verso questo paesino americano dove la bella vive nella sua povera roulotte.

Una volta fatte le presentazioni, la ragazza offre un giro di drink a tutti, correggendolo però con una droga che li mette tutti ko.

Quando si risvegliano, ovviamente, l’atmosfera è molto diversa e di fare sesso non se ne parla neppure lontanamente.

Gli amici scoprono infatti di essere prigionieri dentro delle gabbie in una chiesa piena di cristiani esaltati da un reverendo evidentemente fuori di testa.

Questa congrega di pazzi è responsabile di innumerevoli omicidi, offrendo giovani peccatori come agnelli sacrificali al Signore.

Allo stesso tempo un agente dell’FBI sta indagando sulle numerose sparizioni denunciate in quell’area.

Quando arrivano al ranch dove si trova la chiesa, la situazione degenera immediatamente in una sanguinosa sparatoria.

Impensabilmente si trovano ad affrontare una minaccia più grande di quanto pensavano, visto che questi Cristiani sono armati fino ai denti.

Qualcuno dei ragazzi prigionieri però riesce a liberarsi, soltanto per trovarsi pericolosamente nel fuoco incrociato.

Il gruppo dei cristiani intende combattere fino alla morte, credendo sia ormai imminente l’apocalisse.

Anche i federali e la polizia ormai hanno passato il punto di non ritorno e intendono sterminare chiunque trovino sulla loro strada.

Alla fine le trombe del giudizio metteranno davvero fine al massacro, anche se non sarà nulla di ciò che gli esaltati stavano aspettando.

Perdonaci perchè non sappiamo cosa stiamo facendo

Prima di fare arrabbiare qualche cristiano, diciamo subito che Kevin Smith è uno che da sempre ama ironizzare su questi argomenti.

Difficile dimenticare l’irriverente Dogma del 1999, che prendeva allegramente in giro angeli, demoni e dove Dio era la cantante pop Alanis Morissette.

Onestamente il regista ha sempre avuto una carriera discontinua, alternando ottimo film come Clerks ad altri molto meno riusciti come Poliziotti Fuori.

Personalmente considero Red State il titolo migliore della sua filmografia, unendo al meglio horror e umorismo in una gustosa e malsana miscela.

Vi ho avvertito prima perchè in questo caso abbiamo a che fare con una insopportabile congrega di razzisti, omofobi e ignoranti devoti della croce cristiana.

Alla guida di questo feroce gregge di fedeli c’è Michael Parks, attore feticcio negli ultimi anni per i due amici registi Robert Rodriguez e Quentin Tarantino.

Questo reverendo incarna nel suo sguardo folle il peggio dell’esaltazione religiosa, intollerante verso tutto e tutti al di fuori delle quattro mura della sua chiesa.

E fuori dalla sua chiesa si presenta invece il grande John Goodman, agente federale di grande esperienza ormai stanco e disilluso del suo lavoro.

Senza neppure volerlo, l’agente si trova al comando delle truppe nel bel mezzo di una zona di guerra, avendo luce verde per trucidare sia i rapitori che gli ostaggi.

La scena finale con il suo colloquio nella sede dell’ATF è da antologia del cinema, divertente e agghiacciante nella freddezza della politica moderna.

Di tutti i film che ho consigliato oggi Red State è sicuramente quello che ho visto più volte, indulgendo colpevolmente nel brutale piacere di godermelo.

Una storia che ci consiglia di non prendere mai troppo sul serio la religione, qualunque essa sia, cercando il bene nella gente intorno a noi e non soltanto guardando in alto nel cielo.

Percio’ per quanto possibile cerchiamo di volerci bene o almeno di romperci le palle a vicenda il meno possibile, e come al solito vi invito sul mio sito dove ogni giorno si parla dei film di oggi e di ieri:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!