Francisco Goya e le Pitture Nere, i quadri “maledetti” della Quinta del Sordo

1819, periferia ovest di Madrid. Francisco Goya acquista una casa, da lui ribattezzata La Quinta del Sordo, vicino al fiume Manzanares. Qui prendono vita, sui muri, quelle che verranno chiamate in seguito pinturas negras o Black Paintings: Le Pitture Nere. 14 opere realizzate a olio direttamente su muro sulle pareti del piano terra e primo piano dell’ abitazione.

Ed è proprio a la Quinta del Sordo che Leocadia Zorrilla, la manola giovane compagna di Goya, assiste impotente ai suoi incubi tradotti sui muri in sguardi spaventati e volti distorti. Gesti e atteggiamenti riprodotti con pennellate energiche, infuriate, visibili al primo sguardo. Le pitture nere sono pitture private, personali, intime, avvolte dal mistero. Non si sa perchè le dipinse sui muri, né i titoli attribuiti in precedenza alle 14 opere oggi note come  AtropoDue uomini anzianiDue vecchi che mangianoDuello rusticano. Il sabba delle stregheLa letturaGiuditta e OloferneIl pellegrinaggio a San IsidroDue donne e un uomo.  Pellegrinaggio alla fontana di San IsidroCane interrato nella renaSaturno che divora i suoi figliLa LeocadiaVisione fantastica.

immagine della ragazza compagna di goya in piedi con costume ottocentesco gonna nera e camicia impero bianca
La Leocadia Francisco Goya licenza CC

Dal pathos alle metamorfosi

Netti contrasti di bianco, ocra e grigio. Giochi di luce che valorizzano membra e stoffe, oscurità e figure. Nelle Pitture Nere il Goya non solo produce un forte senso di unità, ma conferisce anche alla folla un’entità specifica. L’azione trasforma la figura. Il pathos di Saturno, la violenza di Judit, la serena malinconia di Leocadia, la calma attenzione del vecchio barbuto, il perverso sussurro di Oloferne. Tutte manifestazioni di quella metamorfosi che il mondo della notte attiva nelle sue innumerevoli suggestioni. La massima espressione dell’occulto, delle grottesche, e si trova nella raffigurazione del collettivo di maghi e streghe della Congrega, Il sabba.

il sabba delle strehge particolare francisco Goya licenza CC

Il sonno della ragione produce mostri

Streghe, demoni e goblin sono metafore di violenza, ignoranza, disperazione, desiderio, cieca superstizione e malvagità. “Il sonno della ragione produce mostri”, scrive Goya sotto una delle immagini più emblematiche. Profeta antesignano di espressionismo e surrealismo e dell’arte moderna. I mondi delle pitture nere sono tanti. Il mondo della violenza che ci appare in tutta la sua drammaticità di guerre, torture, scontri, duelli e risse in un insieme di vittime, carnefici e assassini. L’universo delle metamorfosi e e del grottesco, con le sue commedie radicali, le sue trasformazioni e la satira. Si aprono poi tutti gli scenari e i mondi dell’erotismo e della sensualità affiancati a quelli dell’inconscio e della paura.

Le pitture Nere di Goya sono le sue rappresentazioni più ermetiche. Non a caso, infatti, il numero delle interpretazioni critiche è vasto tanto quanto il numero dei disaccordi sul loro significato stesso. E’ anche evidente che il fatto che vederle ora in un contesto diverso da quello in cui sono nate – questi murali sono stati trasferiti su tela nel 1874, e attualmente conservati nel Museo del Prado di Madrid- accentua ancor di più l’ermetismo e la difficoltà di interpretazione.

la lettura un gruppo di anziani intorno a un libro tinte fosche
La lettura Francisco Goya licenza CC

Una pittura insidiosa da sindrome di Stendhal

Attrazione e repulsione, sgomento e stupore, perplessità e fascino da sindrome di Stendhal amplificato dall’alone di mistero. Questi i sentimenti che esplodono negli spettatori al Prado davanti alle Pitture Nere di Francisco Goya. Un mare insidioso nel quale si naviga a vista, ma nel quale ci riconosciamo per i contrasti di luce e di ombra, simili ai nostri contrasti interiori. Punto di partenza prezioso è la mancanza di definizione dell’abbigliamento che rende le opere volutamente temporanee e prive di riferimenti temporali.

Degli eventi, dei loro protagonisti , della realtà e degli accadimenti Goya si interessa a ciò che ci interesserebbe attualmente. Agli effetti psicologici, alla distorsione dei volti, agli sguardi, agli atteggiamenti spesso violenti dei corpi. E poi ancora all’atmosfera spesso onirica che circonda molte azioni, agli stati d’animo e alle interazioni tra i personaggi e tra i personaggi e la realtà.

Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri (1797 circa); penna e inchiostro su carta, 23 × 15,5 cm, museo del Prado, Madrid. licenza CC

Il flop dell’Esposizione Internazionale di Parigi

L’interesse del pubblico, come spesso accade nell’arte, non è immediato. Quando i quadri di Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 30 marzo 1746 – Bordeaux, 16 aprile 1828) sono presentati all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1878 , cinquant’anni dopo la morte, passano, tra l’indifferenza generale, quasi inosservati. Alcuni, invece, subiscono feroci e pesanti critiche. I tempi non sono ancora maturi. La violenza, l’irrazionalità, l’insicurezza, il grottesco sono caratteristiche che non possono più essere attribuite al solo Mondo Medievale, sono ben presenti nella nostra era e in essa hanno raggiunto il massimo sviluppo e di conseguenza le tele attraggono l’attenzione dei moderni perchè specchio di una realtà vissuta e presente. La crudeltà e la violenza degli eventi rivelano la condizione umana.

Vicente López y Portaña, Ritratto di Francisco de Goya (1826) seduto con una tavolozza e pennelli in mano olio su tela, 95,5 × 80,5 cm, museo del Prado, Madrid
Vicente López y Portaña, Ritratto di Francisco de Goya (1826); olio su tela, 95,5 × 80,5 cm, museo del Prado, Madrid licenza cc

La Quinta del Sordo

Ma perchè Goya sceglie proprio la Quinta del Sordo? Innanzitutto per un desiderio di pace e tranquillità. E’ malato e avanti con gli anni. Per il pittore è fondamentale allontanarsi da Ferdinando VII e da tutti i pettegolezzi che circondano la sua giovane amante Leocadia Zorrilla. Per cui il 27 febbraio del 1819 la acquista , da Don Pedro Marcelino Blanco, per 60.000 real spagnoli. La Quinta del Sordo, chiamata così dal vecchio proprietario affetto da sordità , diventa un inquietante parallelismo con la sordità che inizia ad affliggere Goya. Lascerà poi tutto al nipote di 17 anni, Mariano Goya con il compito di preservare le opere e la casa dalle repressioni di Ferdinando VII. Per cinquant’anni le Pitture Nere, infatti rimangono occultate e nessuno ne conoscerà l’esistenza, finchè, nel 1874, il banchiere Émile Baron d’Erlanger, nuovo possessore della Quinta, ne ordina il trasferimento su tela.

 disposizione dei quadri nella quinta de Sordo - piano terra e primo piano visione in scala e tridimensionale
la disposizione dei quadri nella quinta de Sordo – ricostruzione- licenza CC

Il trasferimento su tela : una scelta rovinosa

I 14 dipinti sono realizzati su muro a gesso con colori a olio. Il loro trasferimento su tela ne accresce notevolmente i danni , il deterioramento e anche la modifica delle dimensioni originali. L’intento del Barone è quello di venderli, e prima di tutto portarli, per suo capriccio e per riscuotere ammirazione, alla grande Esposizione di Parigi. Dopo la stroncatura del Trocadero, il Barone d’Erlangèr cede tutto, senza nulla volere in cambio, allo Stato Spagnolo. Accettate con l’Ordine reale de 20 dicembre 1881, le Pitture Nere da allora abitano al Museo del Prado dove ancora oggi possiamo ammirarle. La Quinta del Sordo viene demolita tra il 1910 e il 1913. L’idea di farne un Museo dedicato a Francisco Goya abbandonata.

“Così va il mondo. Ci prendiamo gioco e ci inganniamo a vicenda. Colui che ieri era la palla, oggi è il cavaliere dell’arena. La fortuna dirige la festa e distribuisce le parti secondo l’incostanza del suo capriccio.“ F. Goya

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".