Il nocciolo: Coll, nel nono mese lunare del calendario arboreo irlandese

Il nocciolo, nell’antica sapienza irlandese: forza e flessibilità

Con il nocciolo, siamo giunti al nono mese lunare del calendario arboreo irlandese. Esso corrispondeva al periodo compreso tra le nostre date del 5 agosto e del 1° settembre, incastonato tra i mesi dell’agrifoglio e della vite. Il suo nome gaelico era ed è tuttora Coll, che donava la sua iniziale all’alfabeto arboreo collegato, rappresentando la consonante C. Per i celti d’epoca precristiana, il nocciolo era legato alla femminilità, perché ogni donna ha la tempra flessibile e resistente del suo legno. Non solo, la nocciola dal guscio legnoso custodisce il frutto proprio come il grembo materno genera la vita del figlio. Mangiare nocciole costituiva persino una sorta di rito: ispirava arte, poesia e conoscenza e suggeriva sentimenti d’amore, essendo simbolo di fertilità.

nocciole mature dentro gusci appoggiati su un tavolo marrone

Il bastone con cui san Patrizio scacciò i serpenti

Secondo tradizione, in Irlanda non ci sono serpenti perché, quali creature demoniache, furono scacciati da san Patrizio. Il santo patrono dell’Isola di Smeraldo si sbarazzò di questi rettili impugnando un bastone di legno di nocciolo, così potente che gliene sfuggì uno soltanto. Il serpentello si rifugiò nel Great Lake di Killarney, in Kerry, e c’è chi dice di averlo sentito piangere, la notte, pur di essere liberato. Il binomio nocciolo-serpe è presente anche in Bretagna, dove è sempre meglio portarsi appresso un bastone di nocciolo, durante le passeggiate. Se si incontra una vipera, grazie alla forza e alla flessibilità del suo legno, la si può eliminare vibrando un sol colpo.

nocciolo fiori maschili pendenti da un ramo nel bosco
fiori maschlii di nocciolo

Matrimoni, preghiere e partenze

Tornando in Irlanda, quando si preparava il letto di una coppia di novelli sposi, vi si metteva ai piedi un cesto di nocciole. Era l’augurio di accogliere in famiglia la nascita di molti figli, soprattutto in anni in cui la raccolta era stata abbondante. Con le nocciole, si creavano inoltre rosari da parete da appendere vicino al camino, a protezione del focolare domestico. Spesso anche i grani del rosario, che i cattolici irlandesi tenevano in tasca per pregare lungo la giornata, erano intagliati nel suo legno. Gli emigranti che, a causa della Grande Carestia di metà Ottocento, lasciavano l’Isola di Smeraldo per non morire di fame, avevano scelto un piccolo talismano. Si portavano appresso negli Stati Uniti d’America, loro meta più frequente, o un rametto di nocciolo o una doppia nocciola gemella. Erano convinti che ciò li avrebbe resi fortunati nella nuova vita e li avrebbe protetti dagli incontri con persone malvage e dal mal di denti.

verdi foglioline dentellate su un ramo

La leggenda del ramo d’oro nella notte di Natale

C’è infine una leggenda che accomuna di nuovo l’Irlanda e la Bretagna perché, con poche varianti, è nota in entrambe le Nazioni. Essa si riferiste alla Notte di Natale, nella quale, proprio mentre nasce Gesù, in ogni pianta di nocciolo un ramo diventa tutto d’oro massiccio. È possibile coglierlo e conservarlo come un tesoro purché lo si faccia prima dell’ultimo dei dodici rintocchi della Mezzanotte Santa. Altrimenti, se si tarda, il ramo ritorna di legno e perde ogni valore.

frutti verdi su fondo nero delle nocciole

Piccola storia del nocciolo

Sinora abbiamo parlato di popoli di cultura celtica. Ma anche presso gli antichi greci e latini il nocciolo godeva d’ottima fama. Già nel IV secolo a.C., Teofrasto lo menziona nei suoi scritti. Nel I secolo, invece, Dioscoride, che pure temeva che una scorpacciata di nocciole nuocesse allo stomaco, lo consiglia contro la calvizie. La sua ricetta era alquanto curiosa: consigliava di mescolare cenere di gusci di nocciole con grasso d’orso e d’impomatarsi in questo modo il cuoio capelluto. Catone inseriva i noccioli tra gli alberi da trapiantare nei giardini domestici. Fu in un certo senso il precursore di una coltura che si diffuse ampiamente nel XIV secolo, a partire da Boemia e Lombardia. Attualmente il primo produttore al mondo di nocciole è la Turchia, seguita però al secondo posto dalla nostra Italia. Qui le aree più importanti di coltivazione sono in Piemonte, Campania e Sicilia.

foglioline sulla punta di un ramo

Un piccolo ritratto botanico

Il nocciolo è un alberello che raggiunge i 9 metri d’altezza e che è diffuso in Europa in boschi e radure. Appartiene alla famiglia delle Cupolifere (in questo caso Corilacee) ed è stato catalogato come Corylus avellana L. L’aggettivo avellana deriva dalla località campana Avella, che già in epoca romana era famosa per la qualità delle sue nocciole. La corteccia bruna è squamosa e lenticellata. Le foglie arrotondate sono tomentose e disposte in modo alterno. Presentano margine seghettato e punta allungata. I fiori, che compaiono tra febbraio e aprile, si dividono in femminili e maschili. I primi hanno forma di gemma e stigmi filiformi rossi; quelli maschili, al contrario, sono lunghi amenti pendenti dal colore dorato. I frutti dal guscio legnoso, ovvero le nocciole, maturano tra settembre e ottobre e sono disposti in gruppi di 2-4 elementi. Ciascuno è in parte racchiuso in un involucro foliaceo di brattee sovrapposte.

fiore femminile sporgente da un ramo con finale rosso porpora
fiore femminile di nocciolo

Valore nutritivo della nocciola

La nocciola è il più nutriente dei frutti oleosi, con oltre il 60% di sostanze grasse nella composizione. Eppure è anche il più digeribile. Quando è fresca, contiene vitamina C, che si perde nel processo naturale di essicazione. In compenso, guadagna la vitamina A e quelle del gruppo B. È ricca di calcio, cloro, fosforo, magnesio, potassio e zolfo ma troviamo pure, in minore quantità, ferro, manganese, rame, sodio e zinco. È un alimento energetico adatto ai giovani e agli sportivi, che può essere mangiato persino da chi soffre di diabete, perché non contiene zuccheri.

nocciole tostate primo piano

Impiego del nocciolo in fitoterapia

La droga medicinale è costituita dalle foglie, sebbene si utilizzino anche la corteccia come febbrifugo e gli amenti maschili contro l’obesità. I principi attivi delle foglie sono l’olio essenziale, la sitosterina e il taraxerolo. Essi giovano in caso di disturbi circolatori e vene varicose, dermatosi ed edemi alle gambe. Hanno funzione di depurativo e, in applicazione esterna (cataplasma), di cicatrizzante per ulcere e piaghe. La tisana si prepara ponendo due cucchiai di droga in mezzo litro di acqua bollente. Jean Valnet suggeriva di lasciare in infusione per tutta la notte e di filtrare solo al mattino. Si dolcifica e si beve lungo la giornata, come se fosse un tè. Secondo Martin Ruland, medico del XVI secolo, l’essenza di nocciolo o oleum heraclinum, ottenuta dalla distillazione del legno, sarebbe efficace contro l’epilessia. Purtroppo mancano studi clinici a confermarlo, che sarebbe senz’altro interessante effettuare.

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Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.