Ivan Graziani: la voce, la chitarra e il rock

Il 1° gennaio 1997, all’età di 51 anni, si spegneva il grande cantautore abruzzese.

Ho conosciuto Ivan Graziani una sera d’estate, al Parco Rignon di Torino, nel 1977.

Era la prima volta che lo vedevo dal vivo e devo dire che ero andato al concerto con un certo scetticismo, visto che all’epoca non amavo troppo i “cantautori”, soprattutto quelli “impegnati” e troppo politicizzati.

Cominciò il concerto con “Monna Liza“, e poi, via via i brani dei suoi primi tre album.

Mi colpì immediatamente la grinta, la grande tecnica come chitarrista e la maniera unica di stare sul palco: un superbo intrattenitore oltre che un grande artista.

In una parola: un rocker. Un rocker vero.

Un modo crudo, diretto, senza compromessi, con “Prudenza mai” come canterà anni dopo, nel raccontare la vita, le donne, e soprattutto l’amore. Mi riconobbi immediatamente nei suoi testi, che racconteranno la mia vita, la mia crescita da ragazzo a uomo.

Con lui quella sera suonavano: Gilberto “Attila” Rossi alla batteria, Beppe Pippi al basso e Maurizio “Pastrocchio” Lucantoni alle tastiere. Una band da favola.

Dopo lo spettacolo, chiesi a Ivan l’autografo, poi ci fermammo a parlare e diventammo amici: un pischello e un divo della musica…i casi della vita…

Ivan graziani, il chitarrista. Nella foto quattro momenti della vita artistica del cantautore abruzzese.

Viaggi e Intemperie

Da allora, non ho mai perso un concerto di Ivan Graziani a Torino, Palasport, Teatro Alfieri, o Parco della Pellerina che fosse, riuscendo sempre ad incontrarlo, e a passare un po’ di tempo insieme.

Da pischello, nel frattempo, ero diventato “inviato d’assalto” (in tutti i sensi), delle radio per cui ho avuto il piacere di lavorare nel corso degli anni e naturalmente mi ha sempre concesso un’intervista, senza ostentare, tra l’altro, e solo con me, la fama di “antipatico” e di “scontroso” che ha sempre caratterizzato i suoi rapporti con la stampa ed i media in generale.

Ivan Graziani mi ha onorato della sua amicizia per anni, e solo un male bastardo, di quelli che non perdonano, lo ha portato via per sempre, lasciandomi un vuoto incolmabile.

La sua saggezza e la sua arguzia saranno sempre nel mio cuore.

Ciao amico mio. R.I.P. ovunque tu sia.

P.S. Nel corso degli anni e in tutti i suoi album, ha sempre dedicato una canzone al grande amore della sua vita: un amore difficile, tormentato, ma unico.

Purtroppo non ha potuto raccontarci il finale, ma io credo di sapere come sarebbe andata a finire, anche perché l’ho vissuto sulla mia pelle.

Il chitarrista Ivan Graziani: primo piano in bianco e nero del cantautore abruzzese, con la chitarra elettrica a tracolla. Indossa un gilet di pelle neram una camicia a quadri e al collo porta una custodia per gli occhiali

Signore è stata una svista, abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.