Raf Tozzi Tour : Verona The Final show

Gran finale dell’evento dell’anno, stasera, Verona ultima data del Raf Tozzi Tour

Royal Albert Hall” rappresenta un disco storico per la produzione italiana: sia perché è stato registrato da un artista italiano, Umberto Tozzi (uno dei pochi per altro), nel prestigioso music-hall londinese; sia perché contiene una chicca, quasi una profezia, a distanza di trent’anni, cioè la partecipazione di Raf come guest-star.

E’ il tour dell’anno, si percepisce già fin dalla presentazione alla stampa. Si intuisce che quello che vedremo sul palco sarà qualcosa di memorabile.

Un tour cominciato trent’anni fa

Del resto, sono passati parecchi anni da quando chi, come me, era presente al Palasport di Parco Ruffini a Torino, nel Febbraio del 1988, ed era stato testimone di questa “…storia che stiamo facendo nei camerini…”: Raf che sale sul palco, chitarra a tracolla e che canta con Umberto “Si può dare di più” e “Gente di mare”, tra la sorpresa e il tripudio del pubblico presente. Una serata, quella, che ha cambiato per sempre la mia vita, nel bene e nel male, e che forse ha contribuito, nel tempo, a realizzare il mio sogno: scrivere di musica.

Trent’anni dopo Umberto e Raffaele, tornano insieme on-stage, con quello che si può tranquillamente definire il concerto dell’anno: #RafTozziTour 2019.

Badate bene: i nostri eroi, non sono dei capitani coraggiosi senza niente in comune, messi insieme su un palco dalla major di appartenenza, ma due veri amici, con un rapporto consolidato negli anni, non solamente artistico, che hanno deciso di condividere lo stesso palcoscenico, per regalare al pubblico qualcosa di unico, da ricordare negli anni a venire. E così è stato.

Un tour bellissimo, intenso, emozionante, coinvolgente: il concerto in sè è un gigantesco greatest-hits che sembra non finire mai, sapientemente alternato tra canzoni e medley, momenti acustici e lampi elettrici, illuminato da un gioco di luci mirabolante, molto stile anni ’80 (merito di Max Tomasino), e dal suono perfetto.

Uno show da brividi

Si parte forte con “Battito animale” seguita a ruota da “Ti amo” e “Due” che chiude un triangolo d’apertura da brividi.

Si nota subito una cosa molto intrigante: le canzoni sono interpretate tutte a due voci, con i due front-man che interagiscono con passione e sentimento, l’uno nelle canzoni dell’altro, e così sarà per tutto lo show, a parte i medley, dove i due protagonisti si lanciano in performance “solo” che lasciano il segno: tipo “Roma Nord-Qualcosa qualcuno-Se non avessi te-Innamorati” per Umberto, “Iperbole-Siamo soli nell’immenso vuoto che c’è-Per tutto il tempo-Show me the way to Heaven” per Raf, e cominciano a vedersi lucciconi negli occhi del pubblico.

Raf Tozzi Tour: quando la musica unisce

Non so di chi è stata la scelta, ma inizia “Si può dare di più”, e tra lo stupore e l’educazione del pubblico i due sono in platea, camminano lentamente in mezzo ad un fiume di gente che si apre al loro passaggio.

Raf & Umberto cantano le prime due strofe, rigorosamente alternate, e raggiungono il palco accompagnati da un, ripeto, educato corteo che li segue senza isterismi, senza esagerazioni, e una volta di nuovo al loro posto, chiudono il brano tra il tripudio generale e varie strette di mano.

Così dovrebbe essere sempre. La musica che unisce, educatamente condivisa tra chi da e chi riceve, senza barriere, senza filtri. Straordinario. Davvero bello.

Raf  con microfono in mano stringe le mani del pubblico sotto il palco, sullo sfondo Umberto Tozzi e in primo piano un telefonino nella mano di un ragazzo che riprende il concerto
Raf Tozzi Tour – un momento del concerto

Medley time

Ma è nuovamente tempo di medley: “Dimentica dimentica-Eva-Donna amante mia- Io camminerò” e “E’ quasi l’alba- Malinverno-Ossigeno-Via” ed è il momento dei fazzoletti.

Il finale dello show è un crescendo che lascia senza fiato: “Self control”, “Stella stai”, “Ti pretendo” e “Tu”, che in teoria chiude lo show. Il viaggio continua, Raf è un ragazzino di sessant’anni che zompetta felice da una parte all’altra del palco, con un Umberto Tozzi divertito.

Ma quello che mi ha colpito sono gli occhi di entrambi, una luce magica, serena, specchio di una soddisfazione interiore che arriva nota dopo nota, parola dopo parola, brano dopo brano.

E non è tutto: ci sono ancora due “encores”, richiesti a gran voce, a suggello di un concerto “Infinito” che termina in “Gloria”.

Una band d’elite

Una menzione speciale per i musicisti (no musicians, no show), una ensamble possente, numerosa, molto omogenea: Elisa Semprini, violino e voce, Daniele Leucci, percussioni, Raffaele Chiatto, chitarre, Valerio Bruno, basso, Maurizio Campo, tastiere, Gianni “Mr Janez” Vancini, sax, Salvatore Cafiero, chitarre, Gianni D’Addese, tastiere, Gabriele Blandini, tromba e Ricky Roma, batteria.

Standing ovation per tutti.

Raf Tozzi e la band sul palco

#comeunadanza

Un concerto che ricorderò a lungo, che ha visto protagonisti un Raf “doc” e un Umberto “dop”: quella voce, melodica, che ha il sapore di emozioni lontane, un graffio dolce che accarezza gli orecchi, facendo vibrare le corde più recondite del cuore. Una voce che ha il dolce suono di qualcosa di caro, un gusto di casa, di terra, di sole e di acqua salata: la voce di Raf, aria pura da respirare.

Poi la nostalgica emozione di quella timbrica unica, che passa dal falsetto al basso con la stessa facilità con cui una danzatrice di pattinaggio artistico fa le sue evoluzioni: Umberto Tozzi, una voce che si fa poesia.

Un concerto che è stato #ComeUnaDanza, che può essere un ballo improvviso sul ponte di una nave, una passeggiata nudi in riva al mare, con la luna unica testimone.

Una storia lunga trent’anni, che riprende all’improvviso e ti porta dove dovevi andare.

#stayalwaystuned

Shooting fotografico di Tina Rossi Ph

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.