La polmonaria, i cui fiori, nell’almanacco medioevale, mutano dal carnevale alla quaresima

La polmonaria, altra pianta di febbraio nell’almanacco medioevale

La polmonaria, dopo avervi presentato il farfaro e il mandorlo, chiude il nostro breve elenco delle erbe di febbraio, così come venivano presentate nell’almanacco medioevale. Se il farfaro era la pianta della Candelora e il mandorlo quella di san Valentino, la polmonaria faceva da tramite tra il carnevale e la quaresima. I suoi fiori, infatti, hanno una particolarità: quando sbocciano sono rosa e, con il passare dei giorni, diventano di un bel viola vellutato.

fiori rosa i polmonaria

Dato che il tempo della fioritura per la polmonaria comincia a febbraio, è curioso osservare come esso coincida spesso con il carnevale. Ma, trascorso il Martedì Grasso, con le Sacre Ceneri si entra in quaresima e allora i fiori della polmonaria sono già viola. Per gli uomini medioevali, questo era un segno del Cielo: anche la natura smetteva la veste rosea della festa e indossava quella cupa della penitenza. Del resto, il viola è proprio il colore liturgico dei paramenti sacri della quaresima.

fiori rosa e viola in macro con fondo nero

L’indiscussa protagonista della dottrina dei segni

Nel Medioevo, cominciò a diffondersi la cosiddetta dottrina dei segni o delle segnature. Essa faceva riferimento a ipotesi già avanzate da Dioscoride e da Galeno, anche se in un contesto assai diverso, legato a un ambito prettamente filosofico. I medici medioevali notarono che, sovente, piante simili a determinate parti del corpo umano erano altresì adatte a curarne le patologie. Per analogia, il simile, non solo vegetale, ma pure animale o minerale, aveva una funzione terapeutica sul simile. Come se vi avesse lasciato una sorta di firma, che in latino si dice appunto signatura.

Sebbene la moderna fitoterapia si basi per fortuna sui principi attivi contenuti in ogni specie, è indubbio che la dottrina dei segni ebbe molto fortuna anche nel Rinascimento. Fu a quell’epoca che trovò il suo massimo sostenitore nel medico svizzero Paracelso. La polmonaria ne rappresenta l’esempio emblematico, riportato in tutti gli erbari di allora. Perché le sue foglie hanno piccole macchie tondeggianti bianche, che ricordano gli alveoli dei nostri polmoni. Da qui deriva il suo nome latino, Pulmonaria officinalis L., e l’uso secolare che se n’è fatto nella cura delle malattie polmonari, tubercolosi compresa.

erba polmonaria tratta da un antico erbario

La doppia leggenda irlandese che lega la polmonaria alla Madonna

In Irlanda, la polmonaria ha preso il soprannome di Virgin Mary’s milk drops, ovvero “gocce di latte della Vergine Maria”. Si tramanda infatti la leggenda secondo cui, durante la fuga in Egitto della Sacra Famiglia, la Vergine abbia perso alcune gocce di latte mentre nutriva Gesù. Cadute sopra una foglia di polmonaria, la chiazzarono per sempre e per i secoli venturi.

In alcune contee è anche chiamata Joseph and Mary, sempre in ricordo della fuga in Egitto. Altrove, soprattutto nell’Ovest, è invece detta Mary’s tears. Qui la leggenda muta: a macchiare le foglie di polmonaria non è più il latte della Madonna, ma le sue lacrime. Si tratta di quelle versate da Maria sotto la croce di Gesù e anche in questo caso raccolte dalla polmonaria.

foglie macchiate di bianco ella polmonaria licenza CC
foto licenza CC

Ritratto botanico essenziale

La polmonaria, che appartiene alla famiglia delle Borraginacee, è una pianta erbacea perenne, munita di una piccola radice strisciante. Predilige quale habitat i boschi di latifoglie a clima temperato. Il fusto eretto raggiunge i 30-40 centimetri d’altezza e presenta un’ispida pubescenza. Le foglie ruvide, dal colore verde cupo, sono a margine intero. Quelle basali sono riunite in rosetta e ce ne sono altre disposte lungo lo stelo. Tutte presentano le caratteristiche macchie bianche di cui vi abbiamo già parlato.

I fiori sono riuniti in racemi terminali e, come già anticipato, sbocciano rosa, tra febbraio e maggio, per diventare poi di un intenso blu violaceo. La corolla di ciascuno è tubolosa nella parte inferiore e imbutiforme in quella superiore, nella quale si evidenziano 5 punte smussate. Il frutto contiene 5 acheni ovoidali lisci.

particolare di fiore stelo e foglia con stelo peloso

Impiego fitoterapico della polmonaria

Le esperienze cliniche riportate da Andrea Mattioli (XVI secolo), che riferisce ottimi risultati con la polmonaria nella cura della tubercolosi, furono più volte messe in discussione. Furono addirittura negate da Boris Gethows, nel 1925, secondo il quale, sulla base di approfondite analisi, la droga era ininfluente. Una posizione intermedia, di buon senso, fu raggiunta in seguito da Kroeber che individuò nella polmonaria un’azione benefica, in caso di tubercolosi, anche se non curativa.

piccolissimi fiori in boccio su unmuro giallo

In fitoterapia, la droga è rappresentata dalle foglie e dalle sommità fiorite. Contiene mucillaggini emollienti nelle infiammazioni della gola e saponine che, al contrario, svolgono un’azione tossifuga. Altri principi attivi sono i flavonoidi, i tannini, gli zuccheri polisaccaridi, l’acido silicico, i sali di calcio, il potassio, il carotene e la vitamina C. Ne consegue che la polmonaria non giova solo nelle affezioni delle prime vie aeree (tosse, raucedine, afonia) ma anche come ricostituente. È indicata nella convalescenza postinfluenzale, negli stati debilitativi di bambini e anziani e nella carenza vitaminica.

fiori e foglie di polmonaria

I getti primaverili si possono mangiare in salutari minestre, ma è pure un buon tè da bere lungo la giornata. Per prepararlo, si mettono due cucchiai rasi di droga in mezzo litro d’acqua, si porta a bollore e si spegne subito. Si lascia in infusione per una decina di minuti, si filtra e si dolcifica a piacere. È una bevanda piacevole che ci accompagna tra inverno e primavera, tra carnevale e quaresima.

piccoli germogli primaverili color rosa acceso

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Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.