Sangiovanni: “mi fermo qui”. Effetto della società “usa e getta”?

Sangiovanni, calato il sipario sul Festival dove è arrivato penultimo con “Finiscimi“, ha destato parecchio scalpore tramite il videomessaggio su Instagram, dove annuncia di aver rimandato l’uscita del suo album, e il concerto previsto al Forum di Assago il 5 ottobre prossimo, perché sta vivendo un momento difficile.

Grazie al festival ho capito che essere sé stessi e dire la verità è importante, bisogna accettare quello che si è. A scanso di equivoci non faccio questo discorso ora per via di un posto in classifica, anche il Sanremo precedente l’ho vissuto con lo stesso disagio, ma non riesco più a fingere che vada tutto bene e che sia felice di quello che sto facendo”. Queste le sue parole.

Il gesto, inaspettato e coraggioso, questo va detto, mi offre uno spunto interessante per approfondire, dal punto di vista dei “giovani”, i cinque anni di Festival targati Amadeus.

Sangiovanni

All’anagrafe Giovanni Pietro Damian, vent’anni, negli ultimi due anni ha ottenuto oltre un miliardo di streaming, quarantatré certificazioni tra platino e oro, tra cui l’album d’esordio “Cadere Volare” e oltre centomila presenze ai live.

Accanto al successo in Italia, Sangiovanni è una realtà anche in Svizzera e in Spagna, dove la sua “Mariposas” (“Farfalle”, presentata a Sanremo 2021) in featuring con la popstar latina Aitana ha conquistato il Premio Odeón per la “Migliore canzone internazionale”, ha ottenuto il sesto disco di platino e il numero uno in radio.

Tanta roba, forse troppa e tutta insieme: può far girar la testa. Tanto da concedere interviste video, mentre sta giocando alla playstation. Evidentemente qualquadra non cosa.

Sala stampa

In sala stampa (gia…la ormai famigerata sala stampa) mi è parso assai cissato e spocchioso. Non molto diverso dal Sangiovanni che si era presentato, sempre al Palafiori, nel 2021.

Durante la conferenza stampa non ha affatto accennato al “ritiro”, o alla “pausa di riflessione” (la conferenza stampa si è svolta al venerdì pomeriggio).

Non vorrei che la causa scatenante, sia stata proprio il penultimo posto in classifica, o la figura barbina nella serata cover, dove non ha trovato niente di meglio da fare che celebrare se stesso. In modo abbastanza imbarazzante.

Abituato ai milioni di streaming, al successo megagalattico, il ragazzo si è ritrovato tutto d’un tratto con i piedi per terra: può far girar la testa.

Certo, il ragazzo ha dichiarato un disagio: “ma non riesco più a fingere che vada tutto bene e che sia felice di quello che sto facendo”, disagio comune purtroppo a tanti suoi coetanei, figli di una società “usa e getta”. E questa è una cosa assai grave. Ma non sono uno psicologo, mi occupo di musica, e voglio trattare la cosa esclusivamente da questo punto di vista.

sangiovanni in primo piano in sala stampa, indossa un giubbotto rosso
Foto di Tina Rossi Ph

Usa e getta

“Usa e getta” è la locuzione esatta per descrivere questo periodo. Dallo smartphone al televisore, passando per lo scooter e l’auto, tutto è “usa e getta”. Compresa la musica.

Ragazzi inesperti, impreparati, non “studiati” (se mi passate il termine), mandati allo sbaraglio, senza sapere a cosa vadano davvero in contro. E questi sono i risultati.

Anche Lo Stato Sociale ha manifestato gli stessi “disturbi”, tempo addietro. E ce ne saranno altri.

Mi prediceva queste cose (con termini molto coloriti, soprattutto riguardo al futuro di questi “artisti”) già dodici anni fa il M° Alberto Radius. Non si era sbagliato.

Colpa o merito, soprattutto per quel che riguarda Sanremo, del direttore artistico degli ultimi cinque anni.

Tritacarne pinkfloydiano

Intervistato nel post Festival, Amadeus, con tono soddisfatto ha sottolineato, fra le cose positive dei suoi Sanremo “l’aver lanciato e valorizzato soprattutto i giovani”.

Alberto Urso, Anastasio, Riki, Aiello, Fulminacci, Random, Yuman,  Sethu, Shari, Colla Zio, Gianmaria, Olly, Will, e quest’anno Bnkr44, La Sad, Clara, sono alcuni dei giovani lanciati, nel senso letterale del termine, sul palco del Teatro Ariston proprio da Amadeus, nel corso del suo quinquennio sanremese.

Alzi la mano chi se li ricorda ancora, o chi si ricorda una loro canzone: però senza barare e senza andare a curiosare su Wikipedia o YouTube, eh…

Alcuni di questi hanno avuto un boom come Sangiovanni, sembrava dovessero scolpire pagine indelebili della musica italiana, ma ovviamente non è stato così, e sono finiti nel dimenticatoio. Fumo negli occhi.

Col tempo, ripercorrendo l’avventura sanremese, si renderanno conto di tutti quelli che gli hanno fatto vedere lucciole per lanterne, ma capiranno anche che non avevano realmente le carte per fare strada.

Ci sono delle eccezioni, naturalmente, nel bene e nel male.

Tale e quale

Luca Gaudiano vince la sezione Nuove Proposte al Festival 2021, quello dei Måneskin e del teatro Ariston vuoto causa lockdown. Cantante vero, probabilmente l’unico vero “artista” proposto da Amadeus in cinque anni, si è dovuto riciclare e reinventare, dopo due anni di oblio, “tale e quale”, per poter riassaporare il gusto delle telecamere e della diretta televisiva.

Sicuramente non è sotto contratto da parte di major e di edizioni musicali potenti (ricordo a tutti, soprattutto ai meno avvezzi, che i dodicesimi di SIAE sono gestiti da una casta ben precisa).

Alberto Cotta Ramusino, già conosciuto come Not for Us e poi come Tananai, invece, ha sicuramente in tasca i contratti e le conoscenze giuste.

Non si spiega altrimenti il successo di questo ragazzotto milanese, che canta come un preadolescente al saggio di musica di terza media. Osannato da ragazzine smaniose e da mamme con velleità ormonali, ha alle spalle un team che è riuscito a farne un personaggio, un cantante soprattutto, senza esserlo.

Sono solo canzonette?

Personalmente, il ritiro sabbatico di Sangiovanni lo considero un posto lasciato libero per un vero artista emergente (chi legge i mei articoli sa di cosa parlo).

Artista che magari non ha il nome strano, o scritto con le lettere minuscole e maiuscole al contrario, e senza miliardi di followers (comprati) sui social. Artista che magari ha talento, vero.

Gino Sozzi, il mio amico Gino Sozzi, Presidente del Festival Estivo della Musica Emergente di Piombino, va a cercare nei meandri dei social i ragazzi da portare sul palco: quelli self-made, sicuramente con pochi followers, pochi mezzi, ma con tanto talento e voglia di imparare. E ne trova, credetemi, perché i giovani talenti ci sono, basta cercarli per davvero.

Adesso mi aspetto lo stesso annuncio da qualcuno dei vari nomi elencati poc’anzi: tutti fagocitati dal tritacarne sanremese. Altri posti lasciati liberi.

So già che a tanti non piacerà questo commento, questo punto di vista. Pazienza, me ne farò una ragione.

Ma è quello che penso, ed è dettato da una profonda conoscenza del mondo della musica emergente, che non è quella voluta da Amadeus a Sanremo.

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L’immagine di copertina è stata generata con Bing IA

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.