“Chi sta male non lo dice”, il romanzo di Antonio Dikele Distefano.

“Bisogna sempre essere prudenti con i libri e con ciò che contengono, perchè le parole hanno il potere di cambiarci”, diceva Cassandra Clare.
Nella vita tante cose possono cambiarci per sempre. Una di queste è il dolore. Ci entra dentro come un parassita e sta a noi saperci difendere o convivere.
Ed oggi, per la rassegna “Libri on the road”, la recensione di “Chi sta male non lo dice”, il romanzo di Antonio Dikele Distefano.

Come stai?

Nella vita tante cose possono cambiarci per sempre. Una di queste è il dolore. Ci entra dentro come un parassita e sta a noi saperci difendere o convivere.
Ed oggi, per la rassegna “Libri on the road”, la recensione di “Chi sta male non lo dice”, il romanzo di Antonio Dikele Distefano.

Un libro che oggi più che mai ha un suo “perchè”, visto il periodo che stiamo vivendo.

Una lettura profonda e attenta dell’empatia che racchiude questa semplice domanda:”Come stai?”. Un rituale scontato che non tiene conto della risposta, per nulla ovvia e scontata.

Pensate in questo periodo appena passato di quarantena. Quante ansie, quante paure e quante preoccupazioni hanno attraversato la mente e il cuore delle persone.

Genitori, figli, amici, non importa il legame di parentela o affettivo. Quando una persona ci è cara il timore di perderla, o che gli succeda qualcosa, pregiudica il nostro stare bene. Il fatto di non poter frequentare gli affetti non escludeva il fatto di mantenere i contatti. Ormai con la tecnologia e il telefono è stato facile rimanere connessi. Ma quanti alla domanda “come stai?” hanno risposto con sincerità? “Bene” è la risposta e si chiude il discorso, ma non è davvero così. quanti approfondiscono? Ma soprattutto, quanti ascoltano la risposta con sincero interesse?

Il romanzo “Chi sta male non lo dice”

“Non limitatevi a chiedere “Come stai?” a chi amate sul serio, perchè chi sta male non lo dice”.

Basterebbe qualche minuto di silenzio per ascoltare il rumore di tutti quei “Bene” pronunciati di fretta, voltando le spalle. Non abbiamo mai tempo di restare dove ci sentiamo felici perchè diamo per scontato la presenza di una persona , come se l’amore bastasse a farci rimanere tra le braccia di qualcuno.

“Ignorammo tutto, per un tempo sufficiente a capire che tra noi, se avessimo voluto, sarebbe potuto succedere qualcosa”.

Il romanzo di Antonio Dikele Distefano racconta la storia di Yannick e Ifem, due ragazzi provenienti dall’Africa, che vivono in un quartiere “dove a cadere a pezzi sono le persone senza impalcature”.
Vite difficili fatte di sogni infranti e prese in giro, perchè si sa che “basta avere la pelle un pò più scura per essere preso di mira”.

Un romanzo che racconta una storia d’amore piena di difficoltà, uno di quegli amori che divora lo stomaco e che spesso crea vuoti immensi.

“Non dirmi che anche tu credi che la felicità sia un’altra persona?” Anche se spesso tendiamo ad attribuire la nostra felicità ad altri, come se una persona potesse diventare il nostro porto sicuro.

“E io sinceramente spero ancora che tu possa insegnarmi che si può essere felici insieme a qualcuno”.

Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.