Patrick Zaki ritorna in Italia: “ennesima ingiustizia” è l’opera di Laika

Liberato Patrick Zaki, con una grazia che arriva direttamente dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e che, di fatto, annulla la sentenza di condanna a tre anni, emessa il 18 luglio della magistratura egiziana.

a street artist Laika era tornata in strada in via Salaria, davanti l’ambasciata d’Egitto a Roma, dove ha affisso la nuova opera dal titolo “Ennesima ingiustizia” dedicata Patrick Zaki.
L’artista ha scelto di tornare sullo stesso muro dove affisse per la prima volta il celebre “Abbraccio” fra Zaki e Regeni, divenuto poi simbolo in tutto il mondo della lotta e del sostegno a Patrick Zaki.

Ennesima ingiustizia

Questa volta, nel poster Patrick indossa di nuovo l’uniforme del carcere, come ne “L’Abbraccio“, e con in mano un pennello ed un secchio di vernice gialla “imbratta” quel muro con la scritta “BASTA!”, riferendosi alle ingiustizie subite dal 2020 ad oggi.

Laioka aveva così reagito all’annuncio della sentenza del 18 luglio:“Questa sentenza è arrivata all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, e ha sconvolto tutti – ha dichiarato LaikaSembra di essere tornati a quel maledetto 7 febbraio 2020.
Patrick si era appena laureato e sognava di tornare in Italia, invece il governo del suo paese ha deciso di punirlo ancora una volta. Un paese con cui noi continuiamo a fare affari e che ha tolto la vita a Giulio Regeni, tanto per ricordare.
Non bisogna abbassare la guardia: sappiamo quali sono le condizioni delle carceri egiziane e soprattutto quanto i diritti umani vengano calpestati. Forza Patrick, resisti, noi non molliamo.
È la settima volta che ritraggo Patrick…speravo di non doverlo fare più.
Io però voglio sempre pensare che ‘questa volta andrà tutto bene‘”, ha concluso l’artista.

Ed infatti, stavolta è una storia sofferta, ma che ha un lieto fine.

Chi è Patrick Zaki

Patrick George Zaki, ha 33 anni. Nato a Mansura, in Egitto, ha conseguito una laurea in farmacia al Cairo ma ha anche frequentato l’Università di Bologna. E’ un’attivista e ricercatore egiziano, politicoamente impegnato nella difesa dei diritti umani, e si trova dall’8 febbraio 2020 in detenzione preventiva e dopo la condanna definitiva a tre anni di carcere, ha ricevuto la grazia dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi..

Il suo reato consisteva nella pubblicazione di dieci post su un account Facebook, che la sua difesa considera ‘falso’, ma che ha comunque consentito alla magistratura egiziana di formulare pesanti accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo.

Nel suo paese avrebbe dovuto trascorrere solo una vacanza in compagnia dei suoi cari in una breve pausa accademica.

Ora non vede l’ora di abbracciare sua madre.

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